Il racconto di una città, il vissuto dei nostri avi, i ricordi di tempi che furono: ecco cosa rappresenta un centro storico. Esso è un pezzo importante del tessuto sociale, di milioni di cittadini che in tali ambienti hanno vissuto la loro vita, trasportando attraverso i secoli tradizioni e culture. Spazi che oggi rappresentano scrigni di elevato valore, eppure queste realtà non sempre vengono valorizzate, lasciandole nella dimenticanza. E già, nell’era del progresso e dell’evoluzione qualcosa si doveva pur sacrificare, ed ecco che storia, cultura, ricordi e luoghi vengono, attraverso un processo non propriamente intimo alla genuinità dell’amore per la propria terra, gettati nella grande pozzo del disinteresse collettivo.
Pur vero è che l’uomo può agire su questo evento, il quale ha declassificato, negli anni, l’anima delle città in territori non più idonei alla vita quotidiana, ma può e deve agire con la semplice manifestazione di volontà e interesse collettivo. Sarà, il mio, un personale quanto limitato pensiero ma, se un centro storico rappresenta l’anima di una città, la scatola dei ricordi, la storia di intere generazioni e la cultura di molte popolazioni, e lo abbandoniamo a se, allora forse vorrà dire che stiamo uccidendo noi stessi. Sempre più spesso si parla di riqualificazione, dei centri storici o dei borghi antichi, ma una piccola quanto breve ricerca, in tal senso, ha prodotto migliaia di informazioni inerenti a progetti, intenzioni, finanziamenti e così via per riqualificare il centro storico di questa o quell’altra città. Un’attività che per la quasi totalità ha interessato più l’aspetto strutturale della viabilità urbana (spesso con progetti neppure idonei) piuttosto che interessarsi al recupero di strutture esistenti, di monumenti, di creare o incentivare le botteghe di antichi mestieri, di esaltare il contenuto storico e culturale delle aree urbane, fino ad ottenere un vero e proprio marketing territoriale rivolto a produrre turismo e commercio per i raggruppamenti urbani arcaici. Leggere o sapere di queste aree abbandonate è come cancellare una parte di sé stessi, è come denigrare dalle proprie origini e dalla propria storia dell’essere abitante di questo mondo. Non possiamo prenderci la libera licenza di distruggere un passato che, per tanti ed ovvi motivi, ci appartiene e costituisce per il nostro presente una spinta propedeutica per incamminarci verso il nostro futuro. E il domani non deve assolutamente essere costruito solo su evoluzioni, progressi e spesso ambigue prospettive di ricrescita sociale, ma anche sulla storiografia di ciò che prima di noi è stato e ci ha consentito oggi di essere.
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Credere sui valori edifica il futuro e arricchisce il presente, è sulla valorizzazione delle ricchezze naturali e non, storiche e sociali, che si amplifica il concetto di cultura, assumendone la forma più coesa tra storia e cittadino, tra arte e ricordi, tra passato e futuro. Valorizzare, dunque, più che riqualificare e la differenza non è poca, bisogna che tutti ci autoproclamiamo custodi di virtù, del passato e della cultura endogena dei nostri territori, occorre prendere iniziative in ordine di durata, di fattibilità e di volontà per i centri storici delle nostre città, dei nostri paesi. L’allarme che risuona su gran parte dei territori della provincia di Salerno è di vero abbandono, da parte delle popolazioni, delle aree urbane storiche, per lo più situate in collina, per insediarsi in spazi più pianeggianti e urbanizzati con nuove tecnologie oaddiruttura trasferirsi in altri lontani luoghi e ciò non fa altro che incrementare un totale distacco con il passato, la storia e la cultura di ogni singola comunità. Se a questo, poi, ci si aggiunge anche la totale assenza di progettazione di valorizzazione da parte delle Istituzioni, il danno è bello e che fatto. Lavorare per un progetto unico di valorizzazione delle ricchezze del nostro territorio, interessando Comuni, Provincia e Regione, Enti Turistici, Musei, Trasporti e Associazioni. Cominciare ad individuare, classificare e distinguere le aree urbane storiche come veri e propri territori da vivere, abitare e proporre come mete turistiche, in pratica, distinguerne le tipicità per ogni singola area, progettando una rete comunicativa che interessi le attività promozionali ai fini del marketing territoriale. Definire, quindi, obiettivi di miglioramento ambientale, economico e sociale dei luoghi, per soddisfare le aspettative e le esigenze di ogni singola comunità. Coordinare la valorizzazione attraverso un unico soggetto istituzionale che oltre a organizzarne le attività sia anche promotore, nonché, laboratorio di idee attraverso progetti, studi e ricerche.
Occorre creare coincidenza di interessi allo scopo di finalizzare i diversi attori preposti verso un unico pragmatico progetto di accoglienza, di estetica di gestione e comunicazione. Solo attraverso una coesa appartenenza al senso e al criterio di fattibilità e volontà saremmo capaci, non solo di riservare una parte principale della vita di ognuno di noi, ma anche e soprattutto di valorizzare i nostri paesi, le nostre contrade, i nostri borghi antichi. Le aree del salernitano sono piene di Paesi antichi, essi offrono caratteristiche storiche diverse ma con una inconfondibile, unica, bellezza, che fiorisce sempre più ad ogni piacevole sguardo che volgiamo loro.