La Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) fu creata col Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 su iniziativa dei politici francesi Jean Monnet e Robert Schuman (il cosiddetto Piano Schuman o dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950), con lo scopo di mettere in comune le produzioni di queste due materie prime in un’Europa di sei paesi: Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. La CECA fu l’istituzione che precorse la strada del Trattato di Roma, con il quale venne costituita la Comunità economica europea, il 1 gennaio 1958, divenuta Unione europea nel 1992. Io sono nato il 20 dicembre del 1955. Chi, in un momento terribile che vedeva l’Italia e l’intera Europa rialzarsi dalle macerie della guerra, fece alla mia generazione e a quella che seguirono un regalo immenso: immaginarono l’impossibile mondo europeo senza guerre! Anzi, andarono oltre, osarono pensare che nazioni, poli e governanti potessero cedere parte dei loro poteri a qualcosa di superiore al fine di sperimentare la gestione comunitaria del continente europeo. Furono in sei gli stati che cedettero all’illusione che l’idea potesse tradursi in realtà. Ed ora eccoci, quasi tutti sessantenni con una vita alle spalle e il meglio che deve ancora venire: una serena vecchiaia. Non per tutti è stato così! Ma milioni di persone hanno potuto studiare, emanciparsi dal destino a cui erano state condannate le generazioni nate nelle prima metà del secolo “breve”. Comunismo, fascismo, nazismo, dittature, leggi razziali, eliminazione fisica degli avversari, deportazioni forzate … sovrastrutture politiche considerate scorie della storia e spazzate via dal nostro orizzonte perché la politica, forse per la prima volta, si vergognò di cosa era riuscita a far diventare l’uomo una volta sottrattagli l’umanità. Ed eccoci oggi al dunque! Cosa fare di un’Europa che, passo dopo passo, è arrivata sulla soglia di diventare una comunità coesa che addirittura ha la stessa moneta la cui introduzione ha fatto gridare al miracolo in ogni parte del mondo e che è diventato un esempio per altri continenti: vedi il MercoSud che riunisce quasi tutti gli stati dell’America del Sud.
In Europa c’è libertà di circolazione per uomini e merci, c’è un parlamento, un governo e c’è il consiglio europeo dove siedono i rappresentanti di tutti gli stati che oggi sono diventati 27 dopo che La Gran Bretagna ha deciso con un referendum di lasciare. Ed anche in questo caso non mancano i ripensamenti: vorrebbero mantenere un piede nel mercato unico ma non sobbarcarsi l’onere della condivisione della altre problematiche. In fondo sarebbe la stessa idea di Europa che la vulgata collettiva in Italia vorrebbe portare avanti, anzi indietro! Ma ce lo possiamo permettere? Possiamo tornate alla 1^ repubblica quando negli anni ’80 riuscimmo a costruire un grande castello di sabbia che è il più grande debito pubblico europeo che è tenuto in piedi con l’aiuto della Bce e con continue spruzzate di acqua fresca (gli interessi che paghiamo ad ogni scadenza dei titoli di stato) portata in Italia da investitori pubblici e privati che ritengono credibili i nostri conti perché garantiti dall’Unione Europea? Crediamo veramente che per famiglie, pensionati e giovani sarà più facile stare meglio di adesso se l’Italia tornasse alla “liretta” o Mini Bot come moneta alternativa anche se parallela? Quanto reggerebbe un governo di fronte al crollo del castello di sabbia senza che nessuno vorrà bagnarlo per evitare frani trascinando con sé un mondo imperfetto ma certamente vivibile che è quello che conosciamo? La bagarre che si è scatenata per lo stop di Sergio Mattarella ad un ottuagenario candidato al ministero dell’economia e del bilancio che ha scritto trattati sull’uscita dall’Euro elaborando un “piano B” in caso di resistenze degli altri stati europei alle richieste di finanziare con altro debito le mirabolanti promesse fatte agli elettori (flat tax e reddito di cittadinanza) è un vero e proprio inno al suicidio economico collettivo. È un trascinare verso il basso un’intera esperienza di pace e progresso economico, culturale e sociale durato decine di anni. È l’effetto gregge che induce milioni di persone a seguire i due pifferai magici che promettono la moltiplicazione del pane e dei pesci.
A breve andremo di nuovo a votare. Vedremo ancora una volta le forze politiche combattersi su fronti opposti ma anche allearsi con forze che ribadiranno la loro fede europeista. Sarebbe interessante un confronto senza trucchi in mare aperto tra chi vorrebbe rimanere in Europa e nell’Euro e chi crede che per il popolo Italiano sia meglio scegliere una separazione consensuale come avviene tra persone o nazioni civili. Che sia il popolo sovrano a scegliere consapevolmente anche dei costi che sia l’UE sia l’Italia dovrà farsi carico. Ovviamente, non credo che i “leoncini di Caprera”, Salvini e Di Maio avranno mai il fegato di mettersi insieme e portare il contratto sottoscritto al vaglio dell’elettorato, anche se ci sono voci che circolano in tal senso. La smetteremmo così di continuare a fare il gioco delle 3 carte nascondendo agli occhi dei più la vera natura del nuovo che arretra fino a portarci a ridosso di un piccolo mondo che pensavamo aver consegnato ai libri di storia. Libri che per molti dei giovani rampanti e dei vecchi infatuati del cambiamento a tutti i costi potrebbero tornare utili a futura memoria. A pensare che questi signori sono già stati alleati per difendere la Costituzione contro la riforma Renzi con l’appoggio strumentale di tanti, le “quinte colonne” che votarono “NO” solo per affossare il governo che l’aveva proposta. Saranno proprio quelli a piangere più forte le lacrime di coccodrillo ora che i veri “barbari” li vedono spadroneggiare in Campidoglio e si aggirano minacciosi come cani rabbiosi intorno al palazzo del Quirinale. Ma saranno anche loro a far pendere la bilancia da una parte o dall’altra nella battaglia della vita di un mondo che certamente non è perfetto, ma molto meglio di ciò che ci aspetta oltre le colonne d’Ercole del Nord del mondo con tutti i suoi difetti. La mia vita in compagnia di una bella signora, l’Unione Europea, è stata una bella avventura di pace tra i popoli. Insieme al suo figlioccio, l’Euro, ho visto scomparire l’inflazione che taglieggiava stipendi e risparmi e mi ha fatto camminare a testa alta e orgoglioso in Italia e nel mondo. A essi, fin da ora e anche se non so come andrà a finire, il mio grazie lungo un’esistenza.
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