Una caratteristica fisica, un tic, un comportamento particolare era pretesto per un nome che sarebbe rimasto nel tempo. Sono i bagnini e da quei soprannomi popolari, poi identificativi di una famiglia per generazioni a seguire, viene fuori una vita dedita al mare e alla spiaggia. Tutto ha inizio quando dalla seconda metà dell‘800 prende avvio la pratica della balneoterapia a fini salutistici e frotte di aristocratici di mezza Europa furono calamitati verso le spiagge più alla moda; la frontiera territoriale è la spiaggia, sdoganata, come si direbbe oggi, dall’essere luogo secolarmente insicuro e di passaggio per trasformarsi in luogo ameno, di piacere e di svago quando anche i raggi del sole (l’elioterapia) divennero per la scienza medica curativi. Il mestiere del bagnino nasce allora. I bagnini, affidatari dell’arenile per la manutenzione e la pulizia montavano i capanni di legno, raccoglievano l’almadira dalla battigia dopo le mareggiate; sono uomini che hanno conosciuto il mare e lo hanno affrontato e sfidato per lavoro e nutrimento. In tanti, scesi dalle campagne del circondario sono diventati pescatori d’inverno e custodi delle grandi ville cresciute sull’arenile, d’estate. Anche battellanti per portare in mare in gita a vela i villeggianti durante i mesi estivi, in coincidenza col cautelare fermo pesca. I bagnini sono stati da subito attenti conoscitori delle esigenze dei bagnanti, garantivano assistenza a incauti o deboli nuotatori durante il bagno, piantavano i picchetti delle tende parasole orientandole per lenire la calura, si guadagnarono anche un posto nel firmamento delle mitologie italiche per le premure e le evasioni erotiche riservate alle turiste. Poi vennero le concessioni demaniali e l’autonomia del mestiere. Bagnini non più assunti dai ricchi aristocratici, dai notabili borghesi che chiudevano le ville durante i mesi freddi, ma protagonisti, a partire dal secondo dopoguerra, di quella grande stagione che ha il suo apice in quel periodo storico – dal 1953 al 1963 – che segna la nascita del turismo di massa e dell’espansione economica e produttiva legata al mare. Una storia tutta adriatica, poi trasferita in ogni arenile o costiera grazie alla tenacia e spesso alla simpatia di questi ruvidi personaggi che hanno lasciato un segno nella memoria balneare e vacanziera di decine e decine di forestieri e turisti è raccontata in una mostra dal titolo ‘Bagnini, un mestiere antico per il turismo’ Da tempo anche i comuni dove ancora esistono le spiagge “libere” provvedono a garantire la sicurezza a mare dei bagnanti con accordi sottoscritti con l’Associazione Nazionale Salvamento articolata in sezioni locali. Anche l’evoluzione del nome da il segno della trasformazione che ha avuto il ruolo nell’arco di un secolo di mestiere: da battellanti, a bagnini, infine Life Guard.
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