Dopo il sì ai matrimoni gay, l’Irlanda è pronta a una nuova rivoluzione. Il 25 maggio, 3,2 milioni di cittadini saranno chiamati a decidere tramite referendum se allinearsi agli altri Paesei europei e mettere fine al divieto all’aborto, previsto dalla Costituzione.
Il referendum punta a cancellare la norma costituzionale che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza praticamente in qualsiasi circostanza. Si tratta del famoso ottavo emendamento: un articolo aggiunto sempre tramite referendum nel 1983, che di fatto impedisce l’aborto anche in casi estremi come lo stupro, l’incesto o le malformazioni del feto. In Irlanda l’aborto è consentito solamente laddove sia in pericolo la vita della donna, un’unica eccezione che deriva dal “Protection of Life During Pregnancy Act”, una legge approvata solo nel 2013 in seguito all’ondata di pubblica indignazione per la morte nel 2012 di una donna incinta, alla quale era stato rifiutato un aborto. Quello che in altri paesi è stato riconosciuto come un diritto della donna già da diversi anni, è considerato un reato in Irlanda. L’attuale legge stabilisce infatti che chiunque procuri o aiuti una donna a procurarsi un aborto, al di fuori dei ristrettissimi confini dell’attuale legge, rischia una condanna fino a 14 anni di carcere. Vengono invece tollerate le interruzioni di gravidanza eseguite all’estero; e questo spinge migliaia di donne ogni anno a ricorrere a questa soluzione per aggirare il divieto, viaggiando prevalentemente nel Regno Unito.
L’ultimo sondaggio Irish Times/Ipsos, pubblicato la scorsa settimana, dava il fronte dei favorevoli alla modifica della legge avanti di 12 punti (44% a 32%), ma il 17 per cento rimane ancora indeciso. Tra tutti i Paesi dell’Europa, soltanto a Malta l’aborto è completamente illegale; e l’Irlanda è il secondo Paese con le maggiori restrizioni. Seguono Polonia e Finlandia, dove è permesso in caso di incesto o stupro. In Italia la legge 194 consente alla donna di poter ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere all’aborto solo per motivi di natura terapeutica.
Fonte: SkyTG24