Quanto raccontato da Paolo Sorrentino in Loro1 va preso esattamente da questo punto di vista e non come una ricostruzione più o meno fedele di una verità (storica, politica o di altro tipo).
Sorrentino mette in scena un mondo parallelo, verosimile e possibile, sotto una chiave di lettura onirica e sarcastica. Obiettivo del regista è quello di far emergere un Berlusconi umano e non il burattino che appare quando si “apre il sipario”, racconta ciò che si cela sotto le bugie separando l’uomo dalla sua ideologia, soffermandosi su di lui come uomo più che come politico, facendo leva sui suoi istinti e sentimenti che sono sempre stati lì a prescindere dal personaggio che si è creato e dal ruolo che interpreta in quanto politico.
Come lo stesso Sorrentino afferma nella note di regia: “Un uomo è, per quanto mi riguarda, il risultato dei suoi sentimenti più che la somma biografica dei fatti. Quindi, all’interno di questa storia, la scelta dei fatti da raccontare non segue un principio di rilevanza dettata dalla cronaca di quei giorni, ma insegue unicamente il fine di provare a scavare, a tentoni, nella coscienza dell’uomo”
La prima parte è aggressiva e mostra subito un mondo caratterizzato da droga, corruzione ed escort; si apre con la figura di Sergio Morra, interpretato da Riccardo Scamarcio (che ricorda Gianpaolo Tarantini); Sergio Morra, protagonista di questa prima parte, è un giovane affarista tarantino che gestisce un piccolo traffico di escort che utilizza per corrompere politici locali e ottenere appalti senza rispettare la normale procedura di assegnazione. Lui e sua moglie Tamara, tra festini e cocaina, decidono di trasferirsi dalla Puglia a Roma per avvicinarsi quanto più possibile a “Lui” e per farlo si servono di Kira, giovane e misteriosa donna che ha stretti contatti con Berlusconi (che in questa prima parte viene nominato solo come “Lui” dai pochi privilegiati che hanno il suo numero di telefono), e dell’ex ministro Santino Recchia, che intanto mira a sostituire Berlusconi come nuovo leader del centro-destra. Sergio mette insieme una banda di escort comprate con la cocaina e mette in scena un festino vicino villa certosa per attirare l’attenzione del Presidente e da qui in poi la chiave di lettura cambia radicalmente, la cocaina viene sostituita da una pioggia di pasticche di ecstasy e la droga dell’abbraccio prende il posto della cocaina così come Sorrentino che fino a questo momento era stato frammentario, aggressivo, episodico e disturbante, da villa certosa in poi l’atmosfera, i toni e lo stile cambiano. Se fino a quel momento non veniva nemmeno nominato, in questa seconda parte gira tutto attorno a Silvio e Veronica , passando improvvisamente ad una visione che mette in primo piano il sentimento leggermente celato dalla caricatura che Sorrentino fa di un Silvio con un sorriso stampato perennemente sulla faccia.
Questa seconda parte, raccontata da Sorrentino con una chiave di lettura di tenerezza rivoluzionaria e inaspettata, non manca di battute fulminanti e scene amorevoli in cui cerca di riconquistare la moglie con sorprese, regali e attenzioni,mettendo in scena anche il rapporto amorevole con il nipote a cui spiega che “la verità è il frutto del tono e della convinzione con cui la pronunciamo”.
La presenza di scene surreali come il rinoceronte che corre per le vie dell’Eur o la pecora che muore a causa del condizionatore di Silvio sono solo una parte della genialità di Sorrentino in un film fatto più di immagini che di contenuti narrativi, forse anche troppo.
Ottimo film nel complesso ma basato troppo sull’estetica con troppe scene messe solo per essere viste e interpretate e non tutte esteticamente valide come intrattenimento, le connessione visive tra le scene potevano essere migliori, diciamo che loro 1 è l’introduzione ad un film e la scelta di dividerlo in due capitoli è poco funzionale; insomma molto bello loro 1 se lo consideriamo solo come un inizio, nella speranza di avere meno estetica e più concretezza nel seguito.