“La bozza mi sembra orribile. Hanno ragionato di condono di debito pubblico e uscita dall’euro, è molto preoccupante che, anche se superata, abbiano messo giù quelle ricette. Siamo anche noi a bordo di quell’autobus: se il guidatore sbanda e cade in un burrone, cadiamo tutti”. Il ministro uscente delle Infrastrutture Graziano Delrio, ospite di Circo Massimo su Radio Capital, è molto critico sul contratto di programma su cui continuano a trattare M5s e Lega. E si augura che l’esecutivo giallo-verde non veda la luce: “Per il bene del Paese auspico che non ce la facciano. È giusto che possano provarci, ma vorrei che chi governasse avesse del sale in zucca. Per fortuna c’è un altra proposta in campo, quella di un governo istituzionale proposto dal presidente Mattarella. Sarebbe molto più saggio questo secondo scenario”.
“La cosa che mi preoccupa di più è quello che manca: il tema del lavoro – continua – Comodo parlare di reddito di cittadinanza. Io ho già detto che è molto facile sradicare la povertà piuttosto che promettere un reddito tra due-tre anni che non si sa se riusciranno ad applicare”. Anche sul tema delle pensioni per il capogruppo del Pd alla Camera bisogna stare attenti: “Il problema sono le nuove generazioni, che restano chiuse. Sono favorevole alla correzione della Fornero, ma scassare i conti pubblici è un altro conto”.
Per Delrio Salvini e Di Maio “hanno una cultura costituzionale preoccupante”. E paragona il comitato di conciliazione parallelo al Consiglio dei ministri, previsto nella bozza del contratto di governo, al “gran consiglio del fascismo, siamo agli organi paralleli ormai. Io ho detto chiaramente che questo potrebbe essere un esecutivo di vera destra”, conclude il ministro uscente.
Quanto all’assemblea del Pd in programma per sabato 19, Delrio commenta: “La vera sfida è restare uniti nella diversità. Io mi batterò per l’unità del partito”. Poi, rivolto al segretario reggente, aggiunge: “A Martina va detto grazie, l’importante è che la direzione sia quella giusta. Bisogna fare una discussione sui temi, più che sulle persone. Io non mi candido alle primarie, ma non vedo una scissione all’orizzonte. Abbiamo bisogno di ripartire, di rigenerarci. Siamo ancora il secondo partito ma abbiamo perso le elezioni”.
Sul tema del dibattito interno al Pd, gli risponde a distanza il ministro uscente dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Che invita il partito a una grande mobilitazione per difendere la collocazione dell’Italia in Europa di fronte alle prospettive antieuropeiste del programma gialloverde: “Se questi contenuti (quelli del contratto M5s-Lega, ndr) saranno quelli che verranno sottoposti ai gazebo etc. il Pd dovrebbe cancellare l’assemblea, evitare ulteriori dibattiti autoreferenziali, e organizzare una grande mobilitazione con forze sociali per difendere la nostra collocazione europea”.
Da Repubblica.it di MONICA RUBINO