Dopo Domenico Nicoletti e Angelo De Vita, Romano Gregorio è il 3° direttore del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni. La nomina è arrivata dopo un percorso molto accidentato che ha visto schierati da una parte Gregorio e dall’altra l’attuale consiglio direttivo presieduto da Tommaso Pellegrino. Infatti, con la chiusura della presidenza di Amilcare Troiano, più volte prorogato come commissario, e l’insediamento di Pellegrino ci si trovò di fronte alla scadenza dell’incarico ad Angelo De Vita, ing. di Pellare, e prof. all’università dell’Aquila. Il Consiglio decise di non prorogare De Vita e nominò come facente funzione Giovanni Ciao, scavalcando l’allora vicedirettore che era proprio Romano, restando in attesa del nuovo bando del ministero che avrebbe allargato la rosa dei candidati alla carica, visto che il precedente elenco da cui attingere la terna risaliva agli inizi degli anni 2000. Dopo la conclusione della vicenda giudiziaria aperta con il ricorso di Gregorio proprio contro la decisione di scavalcarlo nella nomina di reggente al posto di De Vita, arrivò la correzione del direttivo che, pur mantenendo Giovanni Ciao in una posizione operativa a diretto contatto con Pellegrino, assegnava proprio a Gregorio il ruolo di Facente Funzioni del direttore. Intanto, veniva pubblicato il nuovo elenco nel quale Gregorio era presente e altre decine di aspiranti, tra questi anche altri dipendenti dell’ente che ha sede in palazzo Mainenti.
Gregorio, insieme ad altri due fu inserito nella terna da proporre al ministro dell’ambiente che ha deciso in favore del dirigente che è all’ente parco fin dalla sua creazione. Ed è proprio dalla prima gestione del Parco che vale la pena di iniziare a ripercorrere una breve storia di questa istituzione che ha creato tante aspettative nella popolazione che vive nell’area parco. Furono Nicoletti e Vincenzo La Valva a gettare le fondamenta della struttura amministrativa del PNCVDA. In un primo momento la sede provvisoria fu collocata a Futani presso la Comunità Montana. I due pionieri allestirono sia la struttura politica scientifica sia quella amministrativa, la prima in capo a La Valva e la seconda selezionata da Nicoletti. Mentre ad oggi solo Natalino Barbato è ancora presente nel consiglio direttivo dell’ente, i “nicoletti boys” sono quasi tutti ancora nell’organigramma dell’ente. Tra quei giovani provenienti da ogni parte del territorio del parco c’erano Romano Gregorio, Giovanni Ciao, Francesco De Luca, Nicola Catino, Claudio Ehrlich, Floriano Puglia, Nerio Baratta, Ernesto Alfano … chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno! Nicoletti li “forgiò” in una fucina trasformando le individualità in un gruppo affiatato e propositivo che sprigionava entusiasmo ed era animato dal fatto che erano consapevoli di trovarsi al centro di un interesse storico per la terra che li aveva generati. Non è il caso qui di parlare dei tanti casi di contrasti che pure ci furono sia tra i dipendenti e la dirigenza sia tra i dipendenti stessi, ma nell’insieme l’impressione che ne ebbi quando per un certo periodo fui coinvolto per la realizzazione di alcuni progetti, fu molto positiva e, con molti di loro intrattengo ancora ottimi rapporti personali. Intanto, la sede dell’Ente Parco fu trasferita a Vallo della Lucania dentro le nuove palazzine poste a ridosso della statale 18. Insieme a La Valva e Nicoletti demmo vita al periodico Casaparco e all’emeroteca del Parco coinvolgendo tutte le testate allora pubblicate nell’area del PNCVDA. Il non rinnovo della carica di La Valva, facilitò l’arrivo alla presidenza dell’ente di Giuseppe Tarallo, ex sindaco di Motecorice e ambientalista a tutto tondo. Con Nicoletti l’affiatamento fu immediato sia perché come sindaco aveva sempre perorato la causa ambientale sia perché era stato uno dei promotori della costituzione dell’area protetta. Purtroppo, la presidenza Tarallo fu costellata da forti contrasti politici a livello nazionale e con un commissariamento che mise a dura prova le capacità di resistenza e la voglia di fare dell’intera struttura.
Nicoletti era quasi alla fine del 2° mandato e un blitz di alcuni consiglieri “consigliati” dall’esterno il direttivo mise fuori gioco il direttore della fondazione negandogli i voti che lo avrebbero collocato al primo posto della terna da proporre al ministro dell’ambiente. Come direttore arrivò Angelo De Vita, ingegnere di Pellare in servizio come docente all’università dell’Aquila. Tarallo e De Vita iniziarono una collaborazione attiva per rianimare la missione dell’ente che già cominciava ad evidenziare le prime crepe. Fu Gregorio a “guidare” De Vita nei meandri di tutto quello che era stato fatto, il tanto che ancora c’era da fare e il tanto che bisognava completare. La struttura amministrativa creata da Nicoletti a sua immagine e somiglianza fece una certa fatica ad adeguarsi ai modi e allo stile del nuovo capo dell’apparato amministrativo e tecnico. L’era Tarallo, contrassegnata da un sussulto di dignità dell’intera classe politica locale che lo difese con una grande manifestazione di protesta a Vallo della Lucania contro il “licenziamento” in tronco perpetrato dal governo di Centro Destra, si concluse con un’appendice da commissario che ne prolungò il mandato per oltre due anni. Ci fu un grosso contrasto tra l’allora ministro Peroraro Scanio e il governatore Antonio Bassolino in quanto il primo voleva la conferma di Tarallo e il secondo preferiva sostituirlo. Il braccio di ferro si concluse con la nomina dell’allora presidente del Festival di Ravello, Domenico De Masi. Con l’arrivo di De Masi, ci fu un vero e proprio momento di rottura degli equilibri consolidati nella struttura del parco fin dalla sua fondazione. Ogni posizione raggiunta in base all’esperienza fatta fu messa in discussione. De Vita e per Gregorio che erano al vertice furono investiti dal “ciclone” De Masi e così anche il consiglio direttivo e l’assemblea dei sindaci della comunità del parco. Insomma, ci fu una ventata che attraversò l’intero palazzo Mainenti che, nel frattempo acquistato nel periodo di Nicoletti, era diventata la sede dell’ente. De Masi, con la caduta del governo Prodi, si sentì delegittimato nella sostanza e “pretese” dall’allora ministra dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, una legittimazione (non necessaria per restare in carica) che non ottenne anche a causa di una campagna contro De Masi da parte dei rappresentanti dei partiti governativi locali. Fu nominato al suo posto deludendo molte aspettative di candidati locali, l’avv. Amilcare Troiano con alla spalle l’esperienza di presidente al parco del Vesuvio. Troiano, tranquillizzò la struttura tecnico amministrativa. De Vita e Gregorio ripresero in mano il controllo dell’apparato e proseguirono nell’attuazione delle delibere che il consiglio, rinfrancato dal ritorno alla “normale” dialettica, approvava. Con Troiano portammo il City Sight Sing a Paestum e nel Cilento. Nel periodo in cui fu commissario realizzammo il 1° e il 2° salone della Dieta Mediterranea, la mostra Cilento Mondo e la presenza del PNCVDA ad Expo di Milano. Inoltre lanciammo l’iniziativa Casa Parco insieme alla federazione campana della BCC e alla Bcc del Territorio che permise ad oltre 200 alunni delle classi quarte elementari di visitare una località del parco diversa da quella in cui vivevano. Anche Troiano, colpito da gravi problemi di famiglia e, infine, anche da altre difficoltà legate alla salute, ha dovuto sobbarcarsi un lungo periodo di supplenza come commissario fino all’arrivo di Tommaso Pellegrino, all’inizio del 2016. Con Pellegrino, dopo un periodo di “esilio” della struttura dell’ente nella centro della Biodiversità in località Montisani di Vallo della Lucania, molti degli uffici dell’ente Parco sono tornati a palazzo Mainenti al centro della cittadina cilentana. Mentre nella struttura di Montisani è stato allestito il centro visite del PNCVDA che dovrebbe essere inaugurato in tempi brevi.
Oggi siamo di nuovo ad un punto di “ripartenza”. L’accoppiata Pellegrino – Romano è ora insediata sulla plancia di comando. Anche la fase di “tirocinio” insieme fatta nell’ultimo periodo che ha visto i due collaborare attivamente e remando nella stessa direzione ha dimostrato che la fase di contrasto è superata. Ora si può e si deve andare oltre ed operare con rinnovato slancio nell’attuazione del programma enunciato da Pellegrino davanti alle commissioni parlamentari al momento della sua nomina che vuole portare l’ente parco fuori dal “guado” che delimita quello che finora è stato e ciò che dovrà essere in futuro.