Il Patriarca di Gerusalemme, Cirillo (IV secolo dopo Cristo), non aveva dubbi: “L’acqua è il più bello dei quattro elementi del mondo ma anche il più utile e funzionale alla vita degli uomini”. A distanza di secoli il giudizio è pienamente condiviso tanto che l’acqua è stata recentemente dichiarata dalle Nazioni Unite “la più importante risorsa del pianeta, bene comune e patrimonio dell’umanità” che han no proclamato il 2003 anno mondiale dell’acqua. Non credo sia azzardato affermare che i paesi attraversati da corsi acqua debbano considerarsi fortunati. E lo sono ancora di più allorquando un corso d’acqua attraversa zone montuose e gole profonde, contribuendo in tal modo a delineare, in maniera decisiva, il panorama ambientale dando gli un valore incommensurabile. È il caso di Sacco, piccolo centro montano dell’alto Cilento, nel cui territorio alla fine di una gola rocciosa lunga più di tre chilometri, ai piedi del monte Motola, nasce il fiume Sammaro. Vale la pena conoscerlo. L’acqua viene fuori da una grotta denominata il Forno. La sorgente è di tipo carsico ed è la prima del meridione d’Italia per abbondanza d ‘acqua avendo, alla sorgente, una portata di 2.700 litri al secondo. È tale il volume dell’acqua che il visitatore è assordato dal rumore. La località in cui si trova la sorgente è chiamato La vis, che significa pietra lavata. Questa parola, di origine tardo latina, è entrata nel linguaggio comune intorno all’VIII secolo ed è molto presente in gran parte dei paesi del Cilento. II termine Sammaro è, probabilmente, di origine greca e significherebbe “acqua che scorre sulla sabbia”; secondo un’altra teoria, ritenuta più veritiera, l’etimologia deriverebbe dalla lingua longobarda e significherebbe luogo dove si lava. Per quanto riguarda questa seconda ipotesi va ricordato che la parola dialettale nzammarare significa mettere i panni in acqua. Un fatto è certo: già nel IX secolo il fiume era chiamato Sammaro e la conferma è data da un documento custodito in archivio. Per il primo chilometro il Sammaro scorre interamente nel comune di Sacco ed è assolutamente privo di qualsiasi inquinamento. La qualità delle acque è sempre stata ottima soprattutto per la presenza di anidride solforosa, come ci ricorda Francesco Sacco nel Dizionario storico e geografico del Regno di Napoli pubblicato nel 1796. Dalla confluenza con un altro corso d’acqua, il Ripiti, il Sammaro scorre avendo a destra i comuni di Sacco, Roscigno, Bellosguardo ed Aquara; sulla sinistra, invece, troviamo i comuni di Laurino e Felitto. Dopo circa dieci chilometri, e dopo avere incamerato le acque del Fasanella (tra Bellosguardo e Aquara) giunto nel territorio di Castel San Lorenzo, il Sammaro si versa nel fiume Calore. Nei vari comuni che attraversa il fiume è chiamato con nomi diversi che si riferiscono alle caratteristiche del territorio e così troviamo nomi come Ripiti, oppure Pietra; negli ultimi tempi, però, anche a seguito dell’interesse che la sorgente ha destato a livello nazionale ed europeo, con il nome Sammaro si indica l’intero fiume. Lungo il corso del fiume, in tutti i comuni attraversati sono presenti i resti ben visibili di mulini ad acqua, in attività fino al 1950. Ma le acque del Sammaro sono state preziose anche per un altro motivo: fino al 1970 circa hanno alimentato la centrale elettrica di Sacco che produceva energia elettrica per i comuni di Laurino, Villa Littorio, Piaggine e Valle dell’Angelo. Sacco e Roscigno, invece, ricevevano la corrente elettrica dalla centrale situata in quest’ultimo paese. Nelle acque pulite del Sammaro vivono ancora trote giganti, sardine di acqua dolce, anguille, cavedani barbi, trotti, granchi, rane verdi e gamberi di acqua dolce. Ma la sorpresa più grande è data dalla presenza della lontra, un mammifero in via di estinzione con le pinne al posto dei piedi. Da qualche tempo questo splendido animale, unitamente alla fauna che abita il fiume, è oggetto di studio da parte di una equipe dell’Università La Sapienza di Roma. Da segnalare, inoltre, che nel corso dell’autunno di qualche tempo fa, è stato avvistato uno stormo di gru che ha fatto sosta lungo le rive del fiume. Non va dimenticato che la sorgente del fiume è sovrastata dalle rovine di Sacco Vecchia, un sito archeologico di notevole interesse monumentale. Il primo insediamento, però, risale all’età preistorica e la grotta oggi nota con il nome di Grotta Grande oppure Grotta di Jacopo fu abitata da una comunità di pastori già durante l’età del Bronzo. Di qui sono passati sia Greci che Longobardi. Un ponte costruito in epoca recente ha migliorato notevolmente i collegamenti tra Sacco e Roscigno che in precedenza presentavano non poche difficoltà. Oggi, pertanto, è molto agevole raggiungere sia Roscigno Vecchia che il sito archeologico di Monte Pruno.
Trending
- “Fiumi, Briganti e Montagne”: Il Salernitano tra storie e storia, coraggio, mistero e resilienza
- Orientamento scolastico, Valditara scrive ai genitori
- Un Re venuto a servire
- Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati chiede al MIM di garantire i diritti dei docenti precari: presentata diffida formale
- OMEOPATIA E DOLORE AI DENTINI DEI LATTANTI
- Scuola: emendamenti ANIEF alla Manovra Finanziaria 2025
- Modelli internazionali per combattere lo spopolamento delle zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni
- 30 milioni alle scuole carcerarie, un emendamento alla Legge di Bilancio di Italia Viva