“Avevamo avuto nei giorni precedenti la possibilità di acquisire i tabulati telefonici per capire un po’ i contatti che Antonio aveva, per individuare le persone con cui si era interfacciato e individuare coloro che lo avevano contattato o incontrato nella serata di venerdì. Quando abbiamo ritrovato il corpo sabato, avevamo già la possibilità di individuare queste persone che avevano avuto contatti con la vittima nel pomeriggio e nella serata del venerdì. Di qui la convocazione di quello che risultata essere l’appuntamento con Antonio Pascuzzo, l’ultimo contatto emerso dai tabulati. Dall’interrogatorio nella notte tra sabato e domenica, le ammissioni di responsabilità hanno consentito di dare corpo all’ipotesi accusatoria: omicidio volontario con occultamento di cadavere, pluriaggravato dai futili motivi e crudeltà e dalla rapina aggravata. Nel corso della notte a seguito di attività di perquisizione è stata rinvenuta l’arma del delitto, un coltello da macellaio, un riscontro fondamentale perché in sede di autopsia è stato chiesto al perito di valutare se le ferite da arma da punto e taglio potessero essere compatibili con quel tipo di coltello che l’indagato ha fatto rinvenire. Ho disposto allora il fermo di Karol Lapenta disponendone la traduzione al carcere di Potenza dove si trova, ho chiesto al gip la convalida del fermo e l’applicazione della misura cautelare. E per completezza il gip ha disposto l’interrogatorio”, queste le parole pronunciate dal Procuratore del tribunale di Lagonegro Vittorio Russo nel corso della conferenza stampa sull’omicidio di Antonio Pascuzzo, che si è tenuta presso la caserma dei carabinieri di Sala Consilina. Presente anche il Comandante Provinciale dei Carabinieri il Colonnello Antonino Neosi e il Capitano della Compagnia di Sala Consilina Davide Acquaviva, il Maresciallo della Stazione di Buonabitacolo Gianni Mirabello. “Già dal ritrovamento del corpo avevamo gli elementi con i quali sapevamo con chi si era incontrato. Da quel momento lo scenario è cambiato. È stato consequenziale riuscire a circoscrivere la situazione a chi lo aveva incontrato ed arrivare all’epilogo di questa triste vicenda”, riferisce il comandante Neosi. Il Capitano Acquaviva commenta invece le slide più significative del caso. Antonio, 18 anni, dai tratti italiani e peruviani perché la madre è peruviana, dopo qualche messaggio a qualche squillo ricevuto, la sera di venerdì 6 aprile alle 22:30 esce di casa e dice allo zio che sarebbe ritornato presto. Secondo la ricostruzione degli inquirenti e in base al racconto fornito dall’unico indagato, il giovane, si incontra con il 19enne Karol Lapenta di origini polacche adottato da una famiglia locale molto stimata e avviene una sorta di compravendita per 50 grammi di marijuana per un valore di circa 500 euro. Lapenta, secondo la sua confessione fornita ai carabinieri, non litiga né discute con Antonio che lo considera solo il suo pusher ma, con un coltellaccio da macellaio nascosto nel suo zaino e prelevato dalla macelleria dove lavora come apprendista, sferra sette colpi alla schiena e al petto del peruviano. Uno al cuore, come indicherà più tardi l’autopsia, risulterà fatale al giovane. Karol per di più indossa anche scarponi antinfortunistici con una punta di ferro e infligge un colpo decisivo sul viso di Antonio ormai esanime. Tutto questo avviene presumibilmente intorno le 23. Karol quindi trascina il cadavere di Antonio per circa 50 metri e lo getta giù fino al greto del fiume Peglio mentre nasconde la sua bicicletta nella palestra vicina. Il cellulare di Antonio, trovato poi in tasca, risulta dalle 23:15 sempre spento forse a causa dell’umidità proveniente dal fiume dove era stato gettato, per la cattiva ricezione del posto o perché aveva preso un colpo. Non si cambia gli abiti Karol perché Antonio non aveva perso molto sangue, dirà agli inquirenti. E presumibilmente avrebbe agito da solo. In una settimana, la comunità di Buonabitacolo e il Vallo di Diano si mobilitano e lanciano appelli su tutti gli organi di stampa e coinvolgono anche la tv nazionale per ritrovare Antonio. Niente da fare. Dopo otto giorni di ricerche intense e capillari, il ragazzo, è stato ritrovato nel pomeriggio di sabato 14 aprile senza vita e in avanzato stato di decomposizione. Per il procuratore Russo si ravvisa la premeditazione e sottolinea l’aggravante dei futili motivi. Non sono stati ritrovati tuttavia i 50 grammi di stupefacente citato ma restano diversi interrogativi ancora da chiarire. Karol, intanto, dopo l’interrogatorio dinanzi al gip resta in carcere. Rimane dunque confermata la misura cautelare in carcere. Così mentre il sindaco Giancarlo Guercio proclama il lutto cittadino, tutto il territorio, si stringe intorno la famiglia di Antonio assistita nel procedimento penale dall’avvocato Maria Pia Spinelli e tanti palloncini bianchi lanciati al cielo al suo funerale salutano il ragazzo peruviano giunto in Italia solo nel giugno scorso. Giunge anche una nota a firma dell’avvocato difensore di Karol Lapenta, Michele Di Iesu: “A fronte delle numerose richieste di informazioni ricevute in relazione al procedimento penale in oggetto e per dare voce ai familiari del proprio assistito – scrive – questo difensore rappresenta che nel rispetto del mandato difensivo ricevuto procederà alla richiesta di copia di tutti gli atti di indagine sino ad ora compiuti al fine di valutare la completa fondatezza della confessione del proprio assistito. Mio tramite, infine, la famiglia Lapenta, profondamente scioccata e addolorata per l’accaduto, si stringe al dolore che ha colpito la famiglia Pascuzzo per l’immane tragedia”. Resta tuttavia l’efferatezza del delitto e la inaudita ferocia con la quale è stato ucciso Antonio, un ragazzo di appena 18 anni che, aveva tutta la vita davanti. Un delitto che scuote le coscienze di una intera nazione che si chiede dove e perché non è riuscita ad evitare la tragedia.
Aggiornamenti: la difesa del reo confesso Lapenta, rappresentata dall’avvocato Michele Di Iesu, ha fatto sapere nelle ultime ore che provvederà a nominare un consulente tecnico “onde compulsare ulteriori indagini eventualmente da compiere. Procederà infine, con indagini difensive sulla vicenda in esame” .