Il Cilento è sempre più costellato da borghi fantasma che in questo numero, attraverso la cronaca dei colleghi, si avrà il piacere di scoprire nel dettaglio. Un paese abbandonato lascia al visitatore l’incanto d’immergersi in una memoria tutta da immaginare, nella ricerca di tradizioni che oramai nessuno ossequia e nella salvaguardia di quelpo’ di terra e di pietra che ne rimane. Ma l’abbandono di un paese è diretta conseguenza di un avvenimento nefasto, un terremoto, una frana o semplicemente del disfacimento economico di una data realtà. Quando un paese diventa museo esanime è incantevole e triste, come una statua da cui ci si aspetta un sorriso. Tuttavia, è bello e singolare constatare che a Capaccio Paestum, lì dove sorgeva il primo gruppo abitativo da ricondurre alla vecchia Caputaquis, ancora vi abitino nuclei familiari. Parliamo di Monticello, un angolo di Capaccio capoluogo che, nonostante le tante difficoltà, resta una frazione ancora viva. Caputaquis era il borgo abitativo che si raccoglieva sul monte Calpazio, nucleo che venne abbandonato di seguito alle vicende legate alla Congiura di Capaccio, ordita ai danni dell’imperatore Federico II. Da lì gli abitanti si spostarono a Monticello che costituisce parte del centro storico di Capaccio capoluogo. La zona è interessata da numerosi palazzi costruiti a cavallo tra il ‘600 e il ‘700, segno di un passato ricco dal punto di vista sociale e culturale. C’è da dire che molte strutture attualmente versano in uno stato di abbandono e che i meravigliosi segni della vita che fu, sono stati lasciati in balìa dell’usura e anche del vandalismo. Negli anni, preziosi sono stati gli studi e le ricostruzioni storiche del Prof. Gaetano Puca che a più battute ha segnalato le criticità persistenti e la necessità di un recupero atto a favorire il turismo dei borghi, promosso nell’anno 2017 dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Mentre gli enti preposti attendono “trepidanti” fondi e agevolazioni, va sottolineata la volontà privata di cittadini, che hanno aperto piccole strutture ricettive. Un esempio è il “Castello dei Principi” ubicato nel c.d. Palazzo De Marco oppure il B&B Monticello, nonché le tante attività culturali promosse dalle associazioni del capoluogo che danno la possibilità di far conoscere il meraviglioso e sgangherato angolo antico di Capaccio. Nell’era delle ricerche on-line, poter trovare un piccolo albergo “in un centro storico” e a “pochi km dal mare” significa aprire le porte a tutti coloro preferiscono una vacanza tranquilla, in collina, non molto distante da attrazioni di importanza mondiale, quale il Parco Archeologico di Paestum o le meraviglie del Cilento interno e costiero. Paradossalmente porta turismo molto di più la possibilità di far figurare su Google Maps e Booking.com una struttura ricettiva, che un centro storico a portata di visitatore. Ma il turista che trova una casa diroccata e pericolante oppure stese di cemento sulla pavimentazione antica in pietra locale, una volta arrivato a Capaccio, difficilmente ci ritornerà. L’espressione “borgo fantasma” è spiacevole perché ricollega alla morte. Monticello è ancora vivo e potrebbe esserlo di più, è in questa fase delicatissima che un borgo andrebbe salvaguardato e tutelato dalla dimensione museale dei nuclei abbandonati.
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