Da tempo mi occupo della diaspora Cilentana che ha disseminato anime vive in ogni parte dell’Italia e del mondo. Io stesso, nel 1976, presi la via del Nord dell’Italia e a Varese ho costruito la mia famiglia. Poi, col tempo, dopo essere tornato nella terra dei padri, ho imparato a guardare con occhi più attenti al fenomeno migratorio che ha svuotato interi paesi. Ho fatto due viaggi all’altro capo del mondo, Australia e Argentina, per indagare l’evoluzione della “specie” cilentana in altre condizioni di vita in nazioni ricche di opportunità.
Ho modificato in modo sostanziale il mio approccio al problema che ha desertificato l’area interna del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Fin piccolo ho assistito alla transumanza definitiva di un popolo di pastori verso Salerno, Battipaglia, Eboli, Capaccio Scalo … in cerca di un impiego comodo e occasioni di studio per i figli per avviarli ad una vita migliore.
Ricordo miei compagni di scuola alle elementari che improvvisamente partivano per la città lasciando vuoti i banchi dove ero abituato a trovarli al mattino: Carmelo, Peppino, Mario …
Li ho ritrovati poi all’università o dietro al bancone di un’attività commerciale nel capoluogo dove obbligatoriamente bisogna andare.
Recentemente sono stato contattato da Franco Catino che mi ha fatto partecipe del progetto di costituire un’associazione di Cilentani a Salerno. Ho dato subito la disponibilità mia e del Settimanale Unico ad essere parte attiva del processo costituente e, poi, nel seguire l’evoluzione dell’idea che tende a riannodare un filo di collegamento tra chi vive fuori dal territorio e le realtà che hanno lasciato.
Lo scopo è quello di continuare a sentirsi parte della terra da cui si è partiti o da cui si sono allontanati di genitori in tempi lontani.
Tutto ciò fa parte nel nostro essere “voce” del territorio sia in entrata sia in uscita in quanto raccontarci e raccontare la quotidianità di un’area è utile sia a chi vi continua a vivere e ad operare sia a chi vuole restare agganciato al mondo che lo ha generato.
Ho constatato nel corso dei miei viaggi che basta una scintilla per resettare un interesse per il paese d’origine. Semplicemente ricordare un nome o una via fa scattare la molla della nostalgia. Implementare le occasioni di interesse veicolando ciò che succede nel piccolo mondo antico aiuta a riconoscersi anche in un mondo che è altro da quello a cui si era destinati …
Ma anche raccogliere e raccontare le storie di vita vissuta con successo fuori dai confini cilentani, come sta facendo UNICO da tempo, da un senso appartenenza e di ricolleganza che accorcia le distanze e porta aria fresca nell’album dei ricordi.
Ecco perché crediamo di poter essere utile al progetto messo in campo da Catino al fine di renderlo dinamico facendolo vivere settimanalmente anche sul nostro settimanale.