In un mondo fatto di sacchetti biodegradabili a due centesimi e di insalate imbustate c’è chi invece lotta con passione per portare nelle case, ma anche nei ristoranti, i prodotti di una volta, coltivati solo con letame e antiparassitari biologici. Parliamo di Antonio Sabia e Donato Guida, soci in “affari”, dove affari è scritto doverosamente con le virgolette perché più che affari parliamo di passione. Infatti non parliamo di grandi distribuzioni o di catene di montaggio industriali. Nell’”Orto Facile”, così come l’hanno chiamato, ci sono i cassettini di frutta e verdura, come si usava una volta. Il sistema è facile, più facile non si può. Lì c’è la terra, di solito divisa in appezzamenti di cinquanta o cento metri, e lì si può scegliere cosa piantare in base alla stagione, e successivamente si può venire direttamente a procedere al raccolto oppure saranno stesso i ragazzi dell’Orto Facile a consegnare a domicilio. “Onestamente – ci dice uno degli ideatori, Antonio Sabia – abbiamo avuto l’idea quando abbiamo scoperto che in altre parti d’Italia qualcuno stava già usando la propria terra in questo modo. Ma comunque era già da tempo che io e Donato cercavamo qualcosa per poter sfruttare diversamente il terreno. Qui prima c’erano le bufale poi nel 2011 abbiamo capito che il nostro percorso non era quello e abbiamo puntato ad altro. In pratica la terra che ospita gli orti è come se fosse vergine e per questo è particolarmente produttiva”. L’avventura è iniziata alle porte dell’estate del 2017 quando sono partiti con otto orti: “Il primo raccolto estivo ci ha lasciato a bocca aperta – ci dice sempre Antonio – e soprattutto ha lasciato a bocca aperta i clienti. Certo c’è anche l’aspetto più duro, ovvero il lavoro. Abbiamo praticamente trascorso un’estate intera su è giù per questa terra, il mare non l’abbiamo mai visto (dice ridendo, ndr) ma ne è valsa la pena. È stato tempo ben speso e la soddisfazione dei nostri clienti ha ripagato tutta la fatica”. La fase successiva è stata certo più gratificante ma anche più faticosa perché gli orti sono diventati venticinque e in più si sono moltiplicate le attività commerciali e i ristoranti che hanno scelto di rifornirsi qui. “Non ti nascondo che quando sento qualcuno dire “in quel ristorante si mangia bene”, e so che ci sono i nostri prodotti, la soddisfazione è tanta. È la passione che viene ripagata. Non è retorica, stiamo spendendo veramente tante energie in tutto questo e chiunque si sentirebbe come ci sentiamo noi”. In sostanza il gioco è semplice, cinquanta metri di orto sono sufficienti per una famiglia, il doppio per un’attività (ovviamente sempre per stagione). Quando arriviamo per la nostra visita il terreno è incolto e dove c’erano gli orti l’erba è diventata altissima: “Adesso ci aspetta il lavoro più duro – ci dicono – tra poche settimane dovremmo arare tutti i campi e iniziare a fare i solchi per la semina. Poi, successivamente, ci sarà da seguire passo passo ogni fase e solo alla fine raccogliere i frutti. L’anno scorso gli orti estivi hanno prodotto fino alla fine di settembre, davvero incredibile”. “E’ bello anche vedere quando i clienti decidono di venire loro stessi per procedere al raccolto, c’è anche chi non sa cosa sia un orto e ci chiede una mano. Dopo tutto siamo all’aria aperta, tutto questo fa bene al corpo e alla mente e c’è chi viene nell’orto anche solo per passare del tempo fuori dal mondo, se così possiamo dire”. Il futuro, come è giusto che sia, guarda avanti e sono già diversi i progetti in cantiere ovviamente senza però snaturare la nobiltà dell’idea di base: “Ovviamente – ci dice in conclusione Antonio – dovremmo metterci al passo con i tempi. Abbiamo quasi vergogna a dirlo, visto che alla fine siamo due trentenni, ma non abbiamo nemmeno un sito internet, solo una pagina facebook dove ogni tanto postiamo delle foto delle foto dei raccolti. Questo sarà il prossimo passo e inoltre abbiamo anche pensato di lasciare un po’ di terra per noi e successivamente procedere alla vendita al dettaglio, o magari trovare qualcuno che può fare delle conserve con quelle che coltiviamo”. Insomma tradotto in parole povere c’è ancora tanto lavoro da fare e di sicuro questi due ragazzi non hanno paura di sporcarsi le mani, tantomeno del duro lavoro.
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