L’incontro inizia con una serie di domande sui parenti che ancora vivono a Piaggine, il mio paese, purtroppo non riesco a dare risposte certe se non sulle persone che mi hanno indirizzato verso di loro come Carmelo Arcaro e Franco Di Perna.
Donato cresce come pastore nelle montagne di Piaggine. Nel 1950, all’età di 20 anni, decide di seguire le orme di tanti altri. È Sabato Cinnadaio, un suo zio arrivato a Lobos nel 1928, a fare l’atto di chiamata. Dopo 7 mesi la partenza per un mondo che conosce solo per sentito dire. Donato predispone i certificati necessari da quelli medici a quello penale e uno in particolare di non essere un accattone …
Riesce ad evitare anche il servizio militare grazie all’aiuto di Giuseppe Palmieri allora amministratore in comune che certifica le cattive condizioni di salute le padre, Carmelo.
L’ultima visita medica la fa a Genova e poi, s’imbarca sulla Francesco Morosini, una nave con una stazza di 17 mila tonnellate. Dopo 24 giorni sbarca a Buenos Aires il 30 settembre.
Lo zio lo indirizza al lavoro sulle ferrovie e dopo pochi giorni può già cominciare il lavoro che consiste nel lavoro manuale con pala e picco per la posa dei binari della ferrovia per 250 Pesos al mese. Lo stipendio gli consente di vivere dignitosamente, di mandare qualcosa a casa a Piaggine e a versare la caparra per il terreno dove poi costruirà la casa e dove tutt’ora abita e ci accoglie. Rimane alle ferrovie 4 anni, poi comincia a lavorare come artigiano: muratore, imbianchino, falegname …
Giovanna, che all’epoca della partenza di Donato, è ancora una bambina. Quando si fa donna nel 1959, la mamma di Donato, Maria Rosaria Petrone, le mette gli occhi addosso e la immagina compagna del figlio. Quando Donato le fa presente la volontà di sposarsi perché non può vivere oltre come un luto solitario in terra straniera, lei lo propone proprio a lei.
Giovanna chiede una foto di Donato e invia una sua foto al “richiedente” sposa. Il fidanzamento dura 3 anni e quando ne compie 20, la richiama a Lobos. La futura sposa pretende che il biglietto sia di andata e ritorno per cautelarsi contro il fatto di potersi trovare di fronte ad un posto che non le piace, in questo caso è pronta ad invertire la rotta e tornare a Piaggine.
Sulla nave, la Corrente, che parte da Napoli ci sono altre 19 ragazze nelle stesse condizioni di Giovanna: partono per raggiungere i promessi sposi in Argentina. Ad accompagnarle c’é un dottore e un responsabile che le assiste per ogni evenienza.
Al porto di Buenos Aires c’è Donato e tutti i parenti ad accoglierla. Giovanna si sistema da una zia e dopo 10 giorni si sposano dopo aver superato un problema burocratico con un impiegato comunale che ritiene la sposa ancora minorenne non avendo Giovanna compiuto il 21° anno di età.
Gli sposi si sistemano nelle porzione di casa che Donato costruisce sul terreno acquistato precedentemente. Dal matrimonio nascono Claudio e Patricia che riempiono la casa 7 e 4 pronipoti. Il maschio fa il giornalista e la femmina manda avanti una merceria situata all’incrocio della strada in cui vive Donato e Giovanna.
Donato, intanto, cambia ancora lavoro e diventa falegname un mestiere che eserciterà per 40 anni fino a quando non si mette a riposo.
Tornano in Italia nel 1981 e trovano l’Italia completamente cambiata. Soprattutto Donato, che nella piana di Paestum aveva fatto la transumanza con le pecore quando faceva il pastore, rimane sbalordito per i cambiamenti intervenuti nei trenta anni precedenti.
Per Donato e Giovanna Piaggine è un bel posto per vivere avendone la possibilità. Anche i luoghi in montagna non sono usciti dalla memoria: Cervatello, il Fosso, la Lepposa, la Festola, Motola, il Vivo, Cervati …
L’incontro si conclude con un invito ai parenti ad venirli a trovare perché loro rinunciano a fare un altro viaggio in Italia perché Donato, l’ultima volta, è stato troppo male nel dover abbandonare Piaggine … ancora una volta!