Partito Democratico: 56,4 miliardi di euro
di cui: maggiori spese 39,7
Sostegno alle famiglie con figli 9
Piano nazionale asili nido 0,1
Carta servizi per l’infanzia 1
150 ore di formazione permanente 2
Sicurezza 0,2*
Reddito di inclusione 2,75*
Piccoli comuni0,015*
Contatori digitali 0,4
Periferie 0,8
Edilizia scolastica 2
Indennit
di accompagnamento 0,4
Investimenti in Africa 2,2*
10mila ricercatori universitari 0,27*
Sostegno alle madri che tornano subito al lavoro 0,6
Eurobond 18*
Ritorno a Maastricht 18*
di cui: minori entrate 16,7
Riduzione cuneo contributivo 12*
Riduzione aliquota IRES2,8*
Estensione bonus 80 euro 1,9
*Stima a cura di Roberto Perotti (Repubblica.it)
La somma dei costi è di almeno 56,4 miliardi (oltre il 3 per cento del pil), di cui 39,7 miliardi di maggiori spese e 16,7 miliardi di minori tasse. A questa cifra bisogna però aggiungere svariati ma imprecisati miliardi da ben trenta voci di maggiori spese e cinque voci di minori entrate, la cui quantificazione è impossibile in assenza didettagli. Inoltre, il programma del Pd non indica coperture.
Movimento 5 Stelle: 78,5 miliardi di euro
COSTI (78,5 mld di euro)
di cui: maggiori spese
Smart nation 5
Reddito di cittadinanza 15
Riforma dei centri per l’Impiego 2
Investimenti in settori strategici 10
Sicurezza e legalità 1
Superamento della legge Fornero 11
Giustizia e difesa 1.5
Aiuti alle famiglie 14.5
Sanità pubblica 2.5
di cui: minori entrate
Riforma dell’ Irpef 4
Riduzione del cuneo fiscale e dell’Irap 12
2. COPERTURE
Totale coperture: 79 mld di euro
di cui: minori spese
Spending review Cottarelli 30
Taglio grandi opere inutile 7
Distribuzione diretta dei farmaci ospedalieri 1
Missioni internazionali0,5
Superamento pensione ausiliaria 0,4
di cui: maggiori tasse
Eliminazione tax expenditures 40
Queste sono le spese secondo programma ma sempre dall’analisi di Repubblica a cura di Roberto Perotti dovrebbe invece ammontare a 63 milioni di euro il disavanzo e non a 0,5 miliardi (costi meno coperture). Alla base di questo di questo ci sarebbe dai costi sottostimati, ad esempio solo 15 miliardi per il MoV ma almeno 29 per Perotti, oppure la riforma dell’IRPEF dal costo di 4 miliardi per i pentastellati e di 16 per Repubblica. Divergenze anche tra le coperture, 10 miliardi in meno dallo spending review e 5 dal taglio di grandi opere inutili.
Centrodestra: minimo 171 miliardi di euro, massimo 310
1. COSTI Totale costi: min 171, max 310
di cui maggiori spese: min 80max 111
Reddito di dignità: min 26max 45
Aumento pensioni minime: min 12max 20
Azzeramento legge Fornero: min 11max 15
Stanziamenti difesa: min 13max 13
18 proposte non cifrate: min 18max 36
di cui: minori entrate: min 91max 199
Flat tax: min 50 max 72
Eliminazione Irap: min 22max 22
Minibot: min 14max 100
Abolizione imposte successioni e donazioni: min 1,6max 1,6
Abolizione imposte sulla prima casa: min 1,4max 1,4
Abolizione bollo su prima auto:min 0,3 max 0,3
2 proposte non cifrate: min 2max 4
2. COPERTURE Totale coperture: min 10max 10
di cui maggiori entrate: min 10max 10
Eliminazione tax expenditures:min 101 max 0
3. DISAVANZO
(3) Disavanzo: min 161max 300
La somma dei costi oscilla tra un minimo di 171 miliardi (quasi il 10 percento del Pil, quasi equamente suddivisi tra maggiori spese e minori entrate) e un massimo di almeno 310 miliardi (quasi il 16 percento del Pil). La stima di Repubblica (seconda colonna) aumenta decisamente i costi e porta il disavanzo a ben 300 miliardi di euro tant’è che in un secondo articolo lo stesso quotidiano definisce “promesse impossibili” quelle della coalizione del centrodestra.
Liberi e Uguali: nessuna stima
Non ci sono cifre nel programma di liberi e uguali che viene definito da Perotti “un elenco smisurato di proposte senza cifre”. Oppure “Spese e meno deficit: il libro dei sogni di Liberi e uguali”. E si legge sempre: “Leu propone: abolizione delle tasse universitarie; borse di studio e residenze; investimenti pubblici in sicurezza del territorio, delle scuole, degli ospedali, degli edifici pubblici e delle abitazioni, in energie alternative, in risorse idriche, istruzione, sanità, trasporto pubblico, cultura, ricerca; sblocco del turnover; estensione del Reddito di Inclusione; piano sociosanitario per la non autosufficienza; acquisizione del patrimonio immobiliare abbandonato; forte rilancio della spesa sanitaria; abolizione del ticket, etc. etc. Di fronte a questo elenco smisurato, che assomma potenzialmente a decine e decine di miliardi, i cittadini a cui Leu chiede il voto hanno il diritto di sapere come e quanto Leu investirebbe se andasse al governo. Ma Leu non si degna di fornire il benché minimo dettaglio, né una sola cifra”. “Invece, Leu vorrebbe farci credere che nonostante questo gigantesco piano di spesa sotto un suo governo la pressione fiscale scenderà di cinque punti percentuali in una legislatura (cosa mai avvenuta in passato in Italia, e neanche sotto Reagan o Thatcher), e al tempo stesso il debito pubblico scenderà di quindici punti (altra cosa mai avvenuta). Ma veramente pensano che qualcuno li possa prendere sul serio? Basta fare due calcoli per rendersi conto che sono conclusioni insensate”.
Fonte: Repubblica.it