Inaugurato nel 2011 il Museo Civico delle Arti fa parte di un progetto di recupero dell’ex palazzo della Pretura, situato al piano terra è simbolo della storia di Agropoli. Diviso in tre aree rispettivamente dedicate al mare, alla terra e alla necropoli ritrovata nel 1981 tra San Marco e la foce del Testene dal Professor Cantalupo. Simbolo del mare le ancore rinvenute all’allora approdo naturale di Punta Tresino, sia di epoca arcaica che romana che documentano la grande rete di traffici fin dalla Protostoria. Simbolo della terra, grazie a un accordo con la Soprintendenza, troviamo i corredi provenienti dal piccolo sepolcro rinvenuto nella Valle del Muoio da cui provengono numerose ceramiche figurate riferibili all’officina Assteas. Reperti di inestimabile valore simbolo delle dieci tombe lucane di cui sei si connotano come tipicamente maschili per la presenza di cinturoni di bronzo e di lame di pugnali di ferro. Non meno importante la sala dedicata alla storia di Agropoli dove troviamo uno splendido sarcofago dionisiaco e l’epigrafe cristiana che rappresenta uno straordinario ed antichissimo documento del culto di queste terre. Con loro delle anfore per la sepoltura dei neonati restituiti così, secondo la tradizione, al grembo materno. A curare la mostra e tutto il museo è la Cooperativa di Agropoli “Le Muse”. Con noi, nella visita, Silvana Liguori: “Curiamo il museo dell’apertura e lo faremo fino ad Aprile del 2018, poi credo ci sarà un nuovo appalto. È chiaro che d’estate c’è un traffico maggiore ma restiamo soddisfatti dei numeri. Quasi cento persone al giorno in alta stagione mentre d’inverno e in primavera sono tanti gli stranieri e le visite guidate come le gite delle scuole”. In tutto, tradotto in numeri significa quasi diecimila visitatori all’anno. Settantamila da quando il museo ha aperto i battenti senza considerare le mostre temporanee che vengono allestite abitualmente al secondo piano. Non saranno i numeri di Paestum ma Agropoli sta facendo capire di poter recitare un ruolo importante nella cultura del territorio. “L’amministrazione con l’Istituzione del Palazzo delle Arti – disse l’allora sindaco Franco Alfieri – ha affrontato un impegno di grande responsabilità. La struttura espositiva e alla cultura in generale è stata riportata ai suoi antichi splendori con risorse attinte al bilancio ordinario. Concepita in modo razionale con l’intento principale di offrire alla comunità cittadina uno spazio espositivo degno della città”. Le parole di Alfieri, in realtà, non stonano perché il museo è stato da traino per quanto poi arrivato in seguito. Simbolo anche di un cammino culturale che probabilmente la città aveva smarrito ma che oggi, anche grazie a questa struttura, sta ritrovando con fermezza e decisione.
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