Michele è stato un uomo semplice, dedito alla famiglia e che svolgeva il suo lavoro con rispetto verso i cittadini e nel rispetto dei ruoli all’interno dell’ufficio del comune di Roccadaspide a cui era applicato.
Siamo stati “colleghi” come genitori perché i nostri figli frequentavano le stesse scuole e al tempo di mezzo della nostra vita ci siamo anche frequentati per confrontarci con le problematiche legate all’educazione dei giovani nel tentativo di far sentire la nostra presenza nel momento delicato della loro crescita.
Ci siamo incontrati, come accade spesso dalle nostre parti, a feste per ricorrenze legate a giovani e meno giovani con i quali abbiamo rapporti di parentela comune.
Insomma, ci conoscevamo e ci seguivamo nelle vicende familiari un po’ da lontani ma quando ci si incontrava e ci si sedeva allo stesso tavolo i discorsi non erano mai banali e il tempo speso insieme non lo sentivo sprecato.
Non so cosa ha indotto un uomo buono, dal sorriso semplice, amante della terra e dei frutti che riusciva a far crescere per la cura con cui la lavorava, a prendere l’estrema decisione di sfregiare il resto della vita che gli restava da vivere con la compagna della sua vita e circondato dall’affetto dei figli e degli amici.
Penso, però, che il peso del gesto fatto sia sproporzionato ad ogni eventuale problema che possa averlo indotto a provocarlo. Lo percepisco anche come uno schiaffo alla comunità in cui viveva e nella quale ha speso la sua vita di uomo onesto, padre e marito.
Non è per cancellare ciò che è accaduto e che ha ferito la cittadinanza rocchese, ma è per rendere omaggio all’umanità che era in lui che voglio ricordarlo con il sorriso sulle labbra di un amico che ti incontra nell’ufficio anagrafe, dove fino a ieri lavorava, e con garbo e disponibilità prende in carico la tua richiesta, si rivolge ai suoi colleghi e, richiamando la loro attenzione, dice: “C’è Bartolo, il direttore del giornale, che deve rinnovare la carta di identità, intanto che aspetta, venite a salutarlo …”
Addio amico mio, spero che dove ti trovi ora tu possa guardare nel cuore di quanti sentono la vita un po’ meno piena perché ci hai lasciato con l’amaro in bocca e un senso di colpa più grande del tuo perché è di un’intera comunità.
A voi figli e a te moglie un abbraccio affettuoso in più di tutti quelli che avete ricevuto con la certezza che saprete essere forti nel sorreggere il peso di un avvenimento incommensurabilmente più grande di tutti noi.