La riforma del terzo settore è stata approvata definitivamente dalla Camera. Di fatto cambia l’impianto, che oltre a dare dignità a tutto il settore favorisce anche le governance. Con l’approvazione conseguiamo l’obiettivo più importante è la “carta d’identità” per il terzo settore. Seguono il servizi civile universale, aperto anche agli stranieri, e la creazione di un ecosistema per le imprese a finalità sociale. Si è riusciti a creare una buona sintesi che permettere di continuare a lavorare con gli interlocutori che ogni giorno operano sul campo, nella vita sociale e per il bene comune. Sono loro gli interpreti di questa bella operazione normativa. Oggi siamo di fronte a un grande cambiamento culturale perché si dà organizzazione e dignità al terzo settore. Come? Chiarendo la sua natura, lasciando spazio alla gratuità e al volontariato e non riducendolo alla sola impresa sociale. Insomma, il terzo settore raccoglie un pezzo di paese capace di mandare avanti l’Italia. Ora inizia una nuova partita. Ovvero quella sui decreti delegati, senza i quali non sarà possibile sbloccare le risorse stanziate per l’anno in corso. Per l’applicazione della legge delega, con la legge di stabilità 2016 sono stati stanziati 140 milioni per il 2016 e 190 milioni annuali per il biennio 2017-2018. Sono stati inoltre istituiti un fondo per il finanziamento delle attività di interesse generale promosse dagli enti del terzo settore (17,3 milioni nel 2016, 20 milioni a partire dal 2017) e un fondo rotativo per sostenere impresa e investimenti in ricerca (200 milioni di euro destinati al finanziamento a tassi agevolati di piani d’investimento a favore di imprese sociali e cooperative sociali). Il governo ha inoltre reso “stabile” il 5 per mille, nell’ottica della trasparenza e per favorire l’autonomia delle associazioni, i controlli di cui il ministero si farà carico porteranno a una stretta di vite sulle realtà destinatarie di queste risorse. Il fondo a disposizione è di 500 milioni, mentre la soglia di detraibilità aumenta da 2.065 a 30 mila euro. Il volontariato ha trovato la sua prima definizione giuridica nella legge 266 del 1991, così il terzo settore è introdotto per la prima volta nel testo fresco di approvazione. Norme, queste, che prevedono tra l’altro misure di semplificazione per il riconoscimento della personalità giuridica, la redazione di un codice del terzo settore (finalizzato al riordino della legislazione esistente) e l’istituzione di un registro unico del terzo settore. La legge prevede inoltre procedure di iscrizione «semplificate e trasparenti». Armonizzare e coordinare. Sono queste le due parole chiave che hanno ispirato il riordino delle diverse discipline in materia di volontariato. Un percorso che si sviluppa su tre fronti: oltre alla promozione della cultura del volontariato tra i giovani, la legge prevede una revisione dei 76 Csv (alla loro costituzione concorrono enti di terzo settore e si provvede con decreto del ministro del lavoro «secondo criteri di efficienza ed economicità») e l’istituzione del Consiglio nazionale del terzo settore (che di fatto sostituisce l’osservatorio nazionali per il volontariato). Per molti il vero cuore della riforma sta proprio qua, nei criteri di definizione dell’impresa sociale come «organizzazione privata» che svolge attività «per finalità di interesse generale e destina i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto sociale». In concreto si individuano i settori di attività in cui può essere svolta attività d’impresa: rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo 155 del 2006 si aggiungono anche i settori del commercio equo e solidale, dei servizi per il lavoro finalizzati all’inserimento dei lavorati svantaggiati, dell’alloggio sociale, del microcredito e dell’agricoltura sociale. Tra le altre novità previste: forme di remunerazione del capitale per le cooperative a mutualità prevalente, accesso a forme di raccolta di capitali di rischio tramite portali telematici e misure agevolative per favorire gli investimenti di capitale (questi ultimi due punti avvicinano l’impresa sociale al trattamento riservato alle start up innovative). Particolare attenzione è riservata ai giovani. Il servizio civile diventa infatti “universale”. Cioè aperto a tutti, ovvero a «italiani, cittadini comunitari e stranieri regolarmente soggiornanti». La norma introduce un meccanismo di programmazione triennale e prevede un tempo variabile per lo svolgimento del servizio (da un minimo di otto mesi a un massimo di dodici). Le competenze acquisite saranno riconosciute e utilizzate nei percorsi di istruzione e in ambito lavorativo. Il nuovo regime tributario terrà conto delle finalità solidaristiche e di utilità sociale dell’ente. La legge, oltre a completare la riforma del 5 per mille, prevede una razionalizzazione e una semplificazione del regime di deducibilità e detraibilità sulle donazioni a favore del non profit, una razionalizzazione dei regimi fiscali e contabili semplificati per il terzo settore e l’istituzione di un fondo da 20 milioni per finanziare iniziative e progetti promossi da organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale. Nasce anche la nuova Fondazione con lo scopo di «sostenere la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi ad alto impatto sociale ed occupazionale» da parte di enti del terzo settore. L’obiettivo è quello di indirizzare le azioni soprattutto verso i territori e i soggetti più svantaggiati. Al governo è affidata la delega affinché venga messo a punto lo statuto |
Scheda
Gli Atti del Censimento( http://www.istat.it/it/files/2016/02/ATTI_CIS_Fascicolo_3.pdf ) rappresentano la documentazione dettagliata della strategia organizzativa della rilevazione in cui vengono presentati, in forma articolata, la tecnica di indagine adottata, la struttura della rete di rilevazione, i contenuti informativi, il piano di controllo di qualità dei dati rilevati nonché il piano e le modalità di diffusione dei risultati. Il 9° Censimento generale dell’industria e dei servizi e Censimento delle istituzioni non profit ha introdotto rilevanti innovazioni in termini di metodi e tecniche utilizzate, tra cui il recapito postale del questionario e la restituzione multicanale; la presenza di rilevatori operanti presso gli Uffici Provinciali di Censimento (UPC) e utilizzati sul campo solamente per acquisire i questionari non restituiti; la gestione e il monitoraggio continuo delle operazioni censuarie tramite l’uso del Sistema di Gestione della Rilevazione. Questo censimento ha innovato anche in termini di contenuto, grazie all’inserimento di nuovi quesiti (assenti nelle rilevazioni passate) che hanno rilevato informazioni approfondite su aspetti peculiari delle istituzioni non profit, in ambiti diversi.