Una recente legge, la cosiddetta Decaro/Gandolfi, per la prima volta in Italia assegna allo Stato e al MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) il compito di sviluppare la mobilità in bicicletta.
Sono così state stabilite delle misure organizzative e di programmazione della mobilità ciclistica, come ad esempio la definizione di ciclovia, l’adozione di un Piano generale della mobilità ciclistica, o la nascita di una Rete ciclabile nazionale. Questo perché il mezzo ciclistico sta diventando uno dei mezzi più utilizzati per muoversi nelle città italiane.
La bicicletta è uno strumento per fare attività fisica, di trasporto oppure di semplice svago ed hobby. Si privilegia questo veicolo poiché la sua mobilità è generalmente più comoda in quanto non vincolata a problemi di parcheggio o di passaggio in aree chiuse al traffico, più ecologica e decisamente più economica.
In base a questi presupposti molte città hanno promosso politiche di incentivo all’utilizzo della bicicletta,quali la possibilità di “condividere” le bici, rendendole fruibili attraverso una rete di postazioni di deposito/prelievo (il cosiddetto bike sharing).
Che cosa devono attenzionare i ciclisti per la cura del proprio veicolo, affinché solcare con destrezza e tranquillità le proprie strade urbane non sia un pericolo?
Il ciclista deve ovviamente avere massima cura di ogni parte specifica del suo compagno di viaggio: in particolare, tuttavia, sono quattro i punti focali in ogni bicicletta che si rispetti:
- Telaio, importante per la leggerezza e la resistenza;
- Gruppo, vale a dire l’insieme dei componenti di trasmissione e dell’impianto frenante della bicicletta, fondamentale per la sicurezza;
- Manubrio, essenziale per l’aerodinamicità ed il controllo assoluto sul mezzo;
- Ruote e coperture, per ottemperare con correttezza alla stabilità e all’attrito giusto che consente una frenata puntuale sull’asfalto.
Spesso sottovalutato tra i sopra citati componenti, il manubrio è senza dubbio il cardine fondamentale del nostro veicolo a due ruote.
Il manubrio per bicicletta da corsa classico, con una forma tipicamente detta in gergo a “corna di bue” o “corna d’ariete“, permette un’impugnatura bassa, per un maggior controllo e penetrazione aerodinamica; una alta, più comoda; e anche una terza, sulle leve del freno.
Un manubrio migliore è quello che risponde meglio alla caratteristica di ergonomicità, così da risultare più comodo nel sostenere l’avambraccio del pilota.
Importanti sono anche i materiali: mentre un tempo l’acciaio, spesso cromato, era il materiale più classico, dagli anni ’60, si iniziò ad usare l’alluminio, che prese rapidamente il sopravvento.
Nell’ultimo decennio ha conquistato una buona fetta di mercato anche la fibra di carbonio, che ha il vantaggio di assorbire meglio le vibrazioni (e, non secondario, quello dell’estetica accattivante).
E le dimensioni? Quali sono quelle più adatte? Per far sì che il proprio mezzo a pedali raggiunga le migliori prestazioni è necessario che la larghezza del manubrio non superi quella della larghezza delle spalle del ciclista.
Infine, è di massima importanza anche il posizionamento del manubrio: il guidatore deve poterlo agguantare in tutte le sue possibili prese senza difficoltà. Non bisogna tuttavia fossilizzarsi: ad ogni sensazione di scomodità la posizione viene corretta e, di conseguenza, resta un ottimo consiglio quello di operare modifiche graduali in base al proprio equilibrio posturale.
Fonte: Lente Pubblica