Le scuole dell’entroterra, dal Vallo di Diano e Alburni fino al golfo di Policastro, vantano, alcune, una grande tradizione alle spalle. Basti pensare al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania, ed è quasi rivoluzionario affermarlo in un periodo in cui si interroga e si dibatte circa la spendibilità lavorativa e la fruibilità di un titolo come quello di un diploma di maturità classica. Sono ancora in pochi a scegliere tale indirizzo, forse per via del luogo comune che le humanae litterae non garantiscano pane e sostentamento, ma è risaputo che il liceo classico dia le basi maggiori per districarsi meglio in qualsiasi scelta universitaria si scelga di intraprendere. Dalla Medicina fino a Lettere Classiche, il liceo classico è un vero proprio gimnasium, palestra per la mente, che allena, oltre alla capacità di tradurre dal latino e dal greco, anche la capacità di adattamento, la plasticità e flessibilità mentale. Ma in quanti, lo scelgono ancora qui nelle nostre zone? Solo i coraggiosi scelgono questa via, i veri rivoluzionari, coloro che già a quattordici anni sono disposti ad andare contro il volere dei genitori (spesso contrari), contro le infrastrutture e le strade pietose, contro i collegamenti spesso assenti. Se un ragazzo o una ragazza dell’entroterra sceglie di andare, per esempio a Vallo della Lucania a studiare, è quasi certo che debbano provvedere le famiglie ad accompagnarlo in auto a orari che sfiorano l’alba, per poi lasciarli ad aspettare sotto la pioggia, la neve, il gelo e il solenne un pullman che passerà in una zona di inoltrata campagna dove il telefono non prende neppure. Stesso discorso si ripropone (anche se con toni meno bucolici) anche per chi decide di frequentare il classico a Sala Consilina, Eboli o Agropoli. C’è chi vede una correlazione tra sacrificio adolescenziale e successo lavorativo, e non avrebbe tutti i torti. Un ragazzo abituato, fin dai tredici anni a viaggiare più di due ore al giorno giorno, svegliarsi all’alba, tornare a casa e studiare mattoni e tradurre fino a sera, affronterà meglio le difficoltà e gli e ostacoli che la vita gli porrà davanti post lauream, perché il successo è sacrificio, il successo è solo la punta di un iceberg fatto di dedizione e abnegazione. È un procedere ostinati, andare avanti, sviluppando una fiducia in se stessi che si può allenare come un muscolo. Ma non serve “solo” aver frequentato una buona scuola, serve anche la capacità di fare propri gli spunti e gli input che da essa provengono, condurre ricerche personali, non smettere di studiare solo quando si chiude il libro, ma informarsi e dubitare sempre di tutto. Coltivare una personale cultura del dubbio permette di aprire una finestra nella propria mente, che possa sempre conservare uno spiraglio capace di contraddire qualsiasi nozione libresca e confermarla o confutarla mediante il proprio pensiero critico. E anche questa è una delle chiavi di volta del successo nella vita lavorativa, giacché chi pensa meglio agisce meglio e raccoglie frutti più succosi. Tutti i licei, classico, scientifico, linguistico, sono alleati preziosi per lo scibile e la formazione dei ragazzi, ma occorre anche avere una forte predisposizione al sacrificio e anche la voglia di distinguersi, così come anche chi mira a una carriera più “pratica” e meno teorica, troverà negli istituti di vario tipo una palestra adeguata per i propri sogni. Il successo del futuro scaturisce dalle basi che si gettano: applicarsi in modo costante e deciso su ciò che si studia è fondamentale, ma lo è anche avere il coraggio di andare oltre, alzare gli occhi e avere il rivoluzionario coraggio di costruire un proprio, personale pensiero critico.
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