Nel descrivere le esperienze a Scampia in “Gesù è più forte della camorra” don Aniello Manganiello riflette sui limiti del giornalismo d’inchiesta che non aiutano a comprendere la gravità dei problemi che angustiano la realtà che ci circonda. Ho la sensazione che un rilievo di questo tipo debba essere fatto anche per le testate giornalistiche e i media che operano nel nostro territorio. Ben venga perciò la sollecitazione della redazione di “Unico” a riflettere sul problema delle dipendenze considerando in particolare come colpiscono il mondo giovanile nei nostri paesi.
I ragazzi delle mie due parrocchie sono svelti, intelligenti, dotati di tanti talenti, però quando escono dal loro paese per iniziare l’esperienza nella scuola media sono condizionati da immeritati stereotipi. Intanto, le ristrettezze economiche familiari incidono sulle scelte future di tanti e così sono tendenzialmente assillati da un marcato senso d’inferiorità. Per difendere i loro sentimenti più intimi pongono attenzione solo ad esteriorità aspirando alle stesse cose dei figli di un ceto medio cittadino trasformando, ad esempio, il cellulare di ultima generazione in una sorta di status symbol, compagno e confidente nella loro condizione di naufraghi del virtuale nell’asfissiante società liquida.
Ragazzi e giovani di tanti piccoli paesi del Cilento non hanno la possibilità di sperimentare un proficuo incontro per maturare il loro processo di socializzazione. Zattera ad un’opprimente solitudine diventano spesso i ritrovi ludici. Bar o balera sono il luogo dove scaricare i disagi del malessere esistenziale che tanti adolescenti si portano dentro. Però, non corrisponde a verità la propensione ad identificare questa periferia della società italiana come più violenta e litigiosa rispetto all’ipocrita perbenismo di una borghesia cittadina apparentemente appagata perché i miti nei quali crede soddisfano i suoi desideri esteriori e non fanno percepire la banalità di una esistenza vissuta senza senso.
Dopo quattro decenni trascorsi a contatto con tanti giovani universitari che hanno attraversato l’esperienza del ’68, si sono tuffati in quella della pantera nera per poi precipitare nelle delusione dei millennium, l’unica denuncia da fare è contro l’assordante e colpevole silenzio degli adulti, i quali per pigrizia, interessi, propensione a nascondere la testa sotto la sabbia non si curano di proporsi come attendibile e positivo esempio di senso civico.
Esso può sgorgare soltanto da una cittadinanza attiva e motivata. Intanto una scuola sempre più burocratizzata, condizionata da un nominalismo di facciata, impegnato in continue riforme a volte senza costrutto, una famiglia che boccheggia, vittima del capovolgimento dei valori in una confusa globalizzazione, distratta ed insensibile al bene comune, una chiesa chiusa nel recinto del sacro certamente non aiutano a prendere coscienza del problema giovanile, che si sta aggravando e che condiziona l’esperienza quotidiana di tanti ragazzi e di troppi giovani.
Questa situazione trova il suo riflesso nella diffusione a macchia d’olio delle dipendenze. I dati sul gioco confermano il trend. Un’analisi anche solo superficiale consente di comprendere dove il fenomeno si annida e presenta le situazioni più allarmanti.
Lo sconfortante isolamento di tanti paesi, l’evidente mancanza di alternative di socializzazione in centri anche grandi, dove al mattino arrivano centinaia e centinaia di ragazzi, dovrebbero indurre ad affrontare il problema che, a giudicare dai risultati di un recente studio sulle dipendenze in 37 scuole del Cilento, risulta veramente allarmante e coinvolge soggetti sempre più giovani. Eppure già il rispetto delle disposizioni di legge esistenti potrebbe arginare un fenomeno in continua crescita se si considera che a Vallo nel 2016 ogni abitante avrebbe in media giocato 1885 euro per un totale di quasi 16 milioni. Il fenomeno è di proporzioni ancora più grandi perché i dati non contemplano l’incidenza del gioco fatto via computer personale. Si tratta di una pingue e generosa torta per ognuna delle 108 macchinette operative nel territorio comunale e che rende mediamente 148 mila euro! Quante di queste slot si trovano a meno di 500 metri da un edificio scolastico? Una costante verifica del rispetto di questa legge potrebbe avviare il dibattito e stimolare la presa di coscienza per coinvolgere famiglie ed opinione pubblica.