La liturgia della Parola invita a riflettere sul dono che Dio è pronto a fare ad ogni creatura mostrando il suo splendore. Sono le grandi cose che Egli continua ad operare perché non disdegna di entrare nella nostra storia e camminare al nostro fianco. In questo pellegrinaggio ci accompagna Giovanni, il quale durante il periodo di avvento è impegnato a ricordare le promesse di cui siamo partecipi. Egli opera in un ambiente strano per chi si dedica alla predicazione: il deserto; ma, riflettendo, si comprende che il riferimento a questo luogo è un modo per evocare plasticamente la nostra condizione interiore. Per paura o per egoismo costruiamo deserti alla ricerca di un rifugio, ma i risultati non sono incoraggianti. L’assenza di una solida compagnia fa sentire il vuoto della gioia e rende ancora più difficile preparare la strada che dovrebbe condurci all’incontro col Signore.
Da soli è impossibile, ma se accettiamo l’invito della Voce che grida nel deserto della nostra vita, allora crescono, e di molto, le probabilità d’imbatterci nel Verbo. Ecco il messaggio che possiamo trarre dal passo del Vangelo sottoposto alla nostra meditazione. L’inizio è solenne: a cerchi concentrici Marco ci guida fino al deserto per sottolineare che a contare veramente nella storia sono i “piccoli”. Dio sceglie sempre loro per le grandi missioni. Egli ricerca chi è disposto a diventare sillaba del Verbo.
Il Vangelo annunzia che la storia è gravida di un futuro di felicità per il mondo perché Dio è più vicino. Per Marco é “Inizio della buona notizia”; l’evangelista intende narrarne le caratteristiche: il rapporto con Dio non è fatto di mera osservanza della legge, ma di accoglimento dello Spirito. Infatti, Gesù é battezzato in Spirito; Egli è Cristo, non il Messia della tradizione, ma un liberatore diverso che l’evangelista vuole far scoprire. E’ il Figlio di Dio venuto adinaugurare il Regno; con Lui é necessario collaborare, come sollecita Giovanni. Raddrizzare il sentiero della vita per esserne partecipi con gioia è la premessa. Così, se qualcosa di cattivo o doloroso è accaduto, il perdono leva le ombre dal cuore perché Gesù è più forte, pronto a dare la vita parlando al nostro cuore. Egli invita a essere più forti, come i profeti, a dare voce alla scelta per Cristo e per l’uomo.
Giovanni, che ne è certo, annunzia: viene giorno per giorno, Dio viene adesso anche se non ti accorgi di lui. Il Battista vede il cammino di Dio e ci scuote, per non rischiare di perderlo, col suo battesimo, morte del passato e inizio di una vita nuova, una conversione che ci fa aprire agli altri. Il perdono dei peccati presuppone il cambiamento di condotta per ottenere il condono delle colpe. All’invito di Giovanni – riferisce Marco – il popolo, desideroso della liberazione compiuta da Dio, risponde in massa; vengono perfino da Gerusalemme – sede del tempio. luogo preposto al perdono dei peccati – hanno compreso che lo si ottiene non tramite un rito, ma grazie alla conversione del cuore.
Ecco la Buona Notizia: essa si concretizza nella celebrazione del Natale, non imitazione ipocrita che vede i consumatori, adoratori del dio danaro, indaffarati a praticare riti vuoti e senza senso, ma quello vero. S’identifica nel Bambino, inerme e bisognoso di tutto, ma modello dell’impegno di carità che deve illuminare un intero anno per fare veramente felice il 2018.