Su una collina di Roccadaspide, che da Nord Ovest domina la Valle del Calore, nel primo tratto sovrastante ora la strada nazionale degli Alburni, in un giardino di carpini, di ontani e di fusti di rovere, fu inaugurata il 15 settembre 1728 una strada carrozzabile, realizzata dagli abitanti tutti, (a loro spese e per decisione unanime della locale Università) al fine di assicurare un più facile collegamento dell’antico Borgo con la pianura del Sele.
Fino a quella data la principale via di accesso alla cittadina era a valle di essa, in località Trinità e consisteva in una ripida viuzza acciottolata all’imbocco della quale confluivano tre sentieri, provenienti uno da Controne per Terraforte, altro da Albanella per Carretiello ed un terzo, infine, da Capaccio per Fonte, Serra e Massano.
Normali mezzi di comunicazione erano a quel tempo il cavallo, il mulo e l’asino; il più usato il mitico cavallo di S. Francesco!
All’inizio del ‘700, però, cessate ormai da tempo le ragioni che nel medioevo avevano indotto gli abitanti ad isolarsi e a trovare riparo tra le colline o i monti, fu avvertita da tutti l’esigenza di creare nuovi e più comodi collegamenti viari per aprirsi al resto del mondo.
A Rocca, perciò, fu convocata un’assemblea popolare nel corso della quale fu deciso di realizzare una nuova strada con inizio da Piazza del Popolo (oggi Piazza XX Settembre), sviluppantesi tra le ispide rocce dello Scanno e della Difesa, solcando a mezza costa il Monte Cutruzzo e attraversando, infine le nostre Contrade Tuoro, Fonte e Seude per sfociare finalmente in località Seude di Capaccio e da qui nell’ampia e sospirata pianura pestana.
Per la sua costruzione fu necessario il concorso di tutti i residenti che si autotassarono “per fuochi” provvedendo a conferire ciascuno la propria quota, rappresentata da prestazioni gratuite di giornate lavorative o da corrispondenti somme di danaro.
Lo scopo dichiarato dell’iniziativa consisteva nel consentire al feudatario del tempo, il benemerito Principe Giovanni Battista Filomarino, di poter raggiungere più comodamente in carrozza, il Castello di Roccadaspide divenuto da tempo ormai residenza abituale della sua famiglia, e di rendergli meno faticosi gli spostamenti. Ma la ragione vera è da ricercarsi nella necessità avvertita da tutti di creare le condizioni per un più ampio sviluppo e il progresso della comunità locale, da troppi secoli isolata e soffocata entro le mura cittadine.
Fu un avvenimento certamente eccezionale per quei tempi, specie per la lunghezza dell’opera e per le obiettive difficoltà incontrate, egregiamente superate con l’impegno tenace ed intelligente profuso concordemente da un esercito di operatori. Intrapresi i lavori fu effettuato in località Scanno un lunghissimo intervento che rese necessario un profondo ed ampio squarcio nel costone roccioso, attraverso il quale fu aperto il tracciato stradale.
A ricordo dell’immane lavoro compiuto fu scolpita nella roccia in quel punto una lapide nella quale sono menzionati lo sforzo compiuto, le finalità dell’intervento e la testimonianza di Attaccamento della cittadinanza al proprio Principe
In essa infatti si legge:
D. O. M.
OB PUBLICAM COMMODITATEM NEC NON UT FELICITER
ECCELL.DNUS. PNPS. BAPTA FILOMARINUS
HOC PERGISSET INTER CU ERGA SUOS FIDELIS SUBDITOS
AD EORU PURUSSIMA SEMPER LAUDABILE GUBERNATIONE
SE FERRE DEBUISSET CIVES ROCCANENSES
EXIMIU OB EIUS AMORE HAUD EXPA VESCENDO
INTREPIDO ANIMO COMMUNIBUS SUPTIBUS
HUNC DEVASTAVERE MONTEM
JDIBUS 7BRIS
MDCCXXVIII
(A Dio Ottimo, Massimo, Per pubblica utilità ed anche perché l’Eccellentissimo Sig. Principe Don Giovambattista Filomarino potesse comodamente percorrere questa strada per recarsi presso i suoi fedeli sudditi al fine di provvedere alla loro giusta e lodevole amministrazione, i cittadini rocchesi, per il grande amore che hanno per lui, spontaneamente, con intrepido animo e a spese comuni, squarciarono questo monte il 15 Settembre 1728)
I Filomarino apprezzarono molto l’iniziativa popolare e trasferirono qui la loro abituale residenza. Qui nacquero due loro pargoletti, come attestano i registri dei relativi battesimi qui celebrati L’apertura di quella strada segnò, intanto, una. svolta nell’economia cittadina. La facilità dei trasporti determinò lo sviluppo delle attività imprenditoriali, produttive e commerciali ed una gara generale nella popolazione per l’abbellimento della cittadina.
Sono di quel tempo gli interventi edilizi di ristrutturazione e di abbellimento delle principali dimore cittadine sorte lungo le antiche vie del borgo, nonché delle Chiese della Natività, dell’Assunta, del Rosario e del Carmelo con i loro preziosi portali Intanto oggi di quella strada non resta che un modesto sentiero con i segni del degrado e dell’abbandono. Eppure tra i frassini, tra gli ontani ed i rovi spicca in tutta la sua Imponenza una pietra scolpita nella roccia, nella lingua di Roma, che ricorda alle giovani generazioni le fatiche dei padri, felice te testimonianza di collettiva partecipazione alla realizzazione d’un sogno comune di vita nuova concreta riaffermazione del concetto virgiliano che “omnia vincil labor improbus”