L’emigrazione, il femminicidio, la violenza di genere, la legalità e la storia attraverso il teatro e il cinema sono alcuni dei temi sociali affrontati da Domenico Colangelo salese giovane attore e autore di teatro e cinema. Dopo “John Martin il soldato blu”, “Storia di un uomo quasi normale”, “Con la valigia in mano”, “Aquiloni”, il cortometraggio “Quasi normale” sul femminicidio e la violenza di genere, ha scritto, diretto e interpretato lo spot video “Joe” su Joe Petrosino, il poliziotto italo americano ucciso dallo Mano Nera. “Questo progetto nasce dalla collaborazione- spiega Colangelo- con Alessandro Ferricelli (Scenografia, grafica ed editing), Luigi D’Auria (Aiuto regia, operatore di ripresa) e Giovanni Silverio (Fotografia), organizzatori e promotori del “Toko film festival”. Ho voluto raccontare la figura di Joe Petrosino e ho deciso di realizzare uno spot video breve di mezzo minuto, il cui scopo principale fosse quello di utilizzare il linguaggio dell’audiovisivo e la sua immediatezza per avvicinare i giovani a quest’uomo straordinario”. Dopo sopralluoghi nella casa museo di Petrosino a Padula, dopo aver conversato con il pronipote Nino Melito, le letture di alcuni libri, testi documenti sulla biografia e le riunioni con la troupe, Colangelo ha deciso di basare lo spot sul rapporto fra Petrosino e Padula attraverso il racconto della partenza e del ritorno. La prima parte è dedicata alla partenza avvenuta nel 1873 quando il tredicenne Giuseppe Petrosino con la sua famiglia lascia Padula per trasferirsi in America. “Per interpretarlo, ho scelto l’innocenza del giovane Piermichele Di Biase – dice- la seconda parte, invece, è dedicata al suo ritorno, nel 1909 quando decise di tornare a Padula prima di partire alla volta di Palermo”. Domenico Colangelo si sofferma molto sui particolari come il suo cappello da poliziotto, la sua divisa, il suo distintivo numero 285, l’amore per Caruso e poi la candela che si è consumata durante quella notte insonne e l’orologio sul comodino della sua stanza fermo alle ore 4:30.
“Voglio avvicinare i giovani a quest’uomo straordinario”
