Questa settimana abbiamo deciso di trattare il tema dei piccoli Comuni, in particolare quelli al di sotto dei 500 abitanti, ed io ho pensato di raccontarvi ciò che ho scoperto di (e su) Romagnano al Monte.
Per indagare in maniera più scrupolosa, la prima cosa che mi è venuta in mente, è fare una chiacchierata con la Sindaca di Romagnano al Monte Giuliana Colucci. La conversazione è stata molto utile, la Sindaca mi ha delucidato su alcuni aspetti del Comune che rappresenta, che stuzzicavano la mia curiosità e la mia fantasia.
Ho scoperto che a Romagnano ci sono circa 200 case abitate. Le case non abitate, invece, sono circa 30. Attenzione, non abitate non vuol dire abbandonate. “Case abbandonate non ce ne sono a Romagnano” – ha tenuto a precisare la Sindaca Colucci, che continua “Nel 2017 le nascite sono 2 per ora. Il Piano Sociale di Zona – di cui ci siamo occupati nel corso dello scorso numero di UNICO -, funziona ed offre servizi di assistenza agli anziani, servizio civile, misure di inclusione sociale ed altro”.
COMUNE DI ROMAGNANO AL MONTE Provincia di SALERNO
STATISTICA POPOLAZIONE PER FASCE DI ETA’
Data di riferimento: 16.10.2017
FASCE DI ETA’ MASCHI FEMMINE
Da 0 a 6 5 7
Da 7 a 14 9 15
Da 15 a 44 64 66
Da 45 a 64 61 57
Da 65 a 74 14 24
Da 75 a 100 12 38
TOTALI 165 207
“Inoltre, come si evince dalla tabella, gli anziani non sono tanti rispetto all’intera popolazione che è composta maggiormente da popolazione giovane ancora attiva. Chi lavora è impegnato per le seguenti mansioni: operai edili – lsu – operai forestali – impiegati – insegnanti – braccianti agricoli – autotrasportatori”.
Altre cose le ho scoperte per conto mio visitando il piccolo borgo ed ora ve le racconto man mano che mi vengono in mente…
Il borgo
Romagnano al Monte è un piccolo borgo di 370 abitanti della provincia di Salerno. Il piccolo centro è dislocato su una rupe a circa 650 m.s.l. ai confini con la Basilicata. A seguito del terremoto del 23 novembre del 1980, per motivi di sicurezza, gli abitanti si sono trasferiti a tre chilometri di distanza verso Buccino. Il borgo da allora è rimasto, per il resto degli anni, abbandonato. Tale destino ha fatto sì che molti predatori di manufatti antichi avessero la meglio. Sono stati trafugati materiali di ogni genere: dai portoni in legno massiccio e portali scolpiti in pietra delle abitazioni, ai dischi in ghisa e alle armature in ferro tipiche delle cucine in muratura di una volta, per non menzionare il trafugamento di due enormi anfore in terracotta interrate nella dispensa dislocata alle spalle della chiesa sotto ai locali che ospitava la scuola elementare. Tutto questo fino a quando il Comune non ha preso le giuste precauzioni decidendo di chiudere con dei cancelli il centro disabitato.
L’affascinante borgo, dal punto di vista edilizio, pare che non abbia subito significativi cambiamenti strutturali nel tempo, soprattutto nella parte est che è la più antica. In questo luogo, la pioggia era considerata una delle pochissime ricchezze che la natura offriva. Dove manca l’acqua c’è aridità, e dove c’è aridità vive la povertà. La fonte di sostentamento principale degli abitanti era soprattutto la pastorizia, ovina e caprina, mentre la coltura agricola era improntata a quella dell’ulivo. In questo borgo, dove le difficoltà erano infinite, gli abitanti vivevano con gran senso di adattamento, spirito di sacrificio e rispetto per il prossimo. Difficoltà e valori che chi vive in città neanche riesce ad immaginare.
Racconti di un visitatore per caso…
Più volte ho visitato questo luogo ed ogni volta l’esperienza vissuta è sempre la stessa. La magia del tempo si manifesta in modo “profondamente emozionante”. Avventurandomi tra i vicoli del borgo in un’atmosfera d’altri tempi, ma comunque accompagnato da un filo di angoscia, il mio respiro si inebria di un’aria “sana” dal deciso profumo di finocchietto selvatico. Mi guardo intorno, scorgo qualcosa che mi catapulta indietro nel tempo, nella mia infanzia ed inizio a scattare qualche foto. Ciò che vedo suscita in me qualche ricordo che rimane indelebile nella mia mente. Vedo qualcosa che allo stesso momento testimonia il passato degli abitanti di quel tempo, passato fatto di stenti e grandi sacrifici.
La Passeggiata fotografica
A Romagnano al Monte già da qualche anno si tiene il concorso “Passeggiata fotografica”. Romagnano al Monte, piccolo borgo di epoca antichissima, (diventato “fantasma” nel 1980), apre le “porte” al concorso fotografico e mostra le proprie ferite del terremoto.
Anche quest’anno il 25 agosto c’è stata grande festa nel centro della Romagnano al Monte “nuova”. L’ospite di grande prestigio, nonché madrina della serata, è stata Giuliana De Sio. Durante la serata vi è stata l’esibizione della Melos Orchestra e sono stati premiati i vincitori del concorso fotografico. Un’iniziativa di grande rispetto dal punto di vista storico-culturale, atta a far vivere da vicino “le ruine” del devastante terremoto dell’80, ma soprattutto per attirare visitatori nella piccola cittadina. Tale iniziativa nasce da un progetto del Comune di Romagnano al Monte ed è stata realizzata con l’aiuto della BookSpring Edizioni.
Origini del nome
Il termine è di chiara origine latina. In epoca classica infatti era un fundus appartenente alla famiglia patrizia dei Romanius. «Quest’usanza di considerare come un toponimo il nome di un grande fondo rustico e della famiglia a cui il fondo apparteneva – scrive infatti Mario Attilio Levi – rimase nelle abitudini dell’Italia antica ancora in avanzata età imperiale; cosicché tuttora conserviamo nella nostra toponomastica i nomi di località che non sono altro che indicazioni di tenute familiari». Fino all’unità d’Italia si chiamava semplicemente “Romagnano”. Con la fine del Regno delle Due Sicilie gli venne aggiunto “al Monte” per distinguerlo da Romagnano Sesia.
Storia
Il centro storico si presenta arroccato su un crinale a picco sulle gole del fiume Platano che in quel tratto segna il confine tra la Campania e la Basilicata. Il suo toponimo indica evidenti origini latine. In epoca classica il suo territorio ricadeva sotto la giurisdizione dell’antica Volcei, cioè dell’attuale Buccino. Di tale periodo non restano che le affioranti tracce di un pavimento in opus signinum, nei pressi di una villa, in località San Pietro, e altri resti sparsi.
In epoca longobarda, un nucleo più consistente di abitanti venne ad insediarsi laddove oggi sorge il centro storico del vecchio insediamento, distrutto dal sisma del 23 novembre 1980. Sul volgere del primo millennio fu costruito in quel posto un castello e, poco distante, verso est, la prima Chiesa Parrocchiale intitolata alla Madonna del Parto e poi all’Assunta. I ruderi di questi due monumenti sono ancora visibili. Agli inizi della seconda metà del XVII sec., la Parrocchia fu trasferita nella nuova chiesa dedicata alla Madonna del Rosario e ricostruita dalle fondamenta nella seconda metà del secolo successivo. Abbandonata in seguito al sisma del 23 novembre 1980, fu di nuovo riedificata ab imis fundamentis sotto lo stesso titolo nel nuovo insediamento in località Ariola. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Buccino, appartenente al Distretto di Campagna del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia, ha fatto parte del mandamento di Buccino, appartenente al Circondario di Campagna. Il borgo venne danneggiato ripetutamente da eventi sismici fino al terremoto del 1980 quando il paese venne completamente abbandonato e ricostruito a pochi km di distanza.