Il Borgo di “Pietracupa” in località Pedaline di Roccadaspide è messo a bando dal Parco per il suo utilizzo da parte di privati che hanno voglia di impegnarsi nel settore turistico (http://www.cilentoediano.it/sito/attachments/article/574/Capitolato%20d’oneri.pdf).
Dopo anni di abbandono, dopo il recupero effettuato nel 2009, e di inerzia dovuta più che altro alla determinazione con cui Girolamo Auricchio, sindaco di Roccadaspide e, ai tempi, anche componente del direttivo dell’ente parco per 5 anni, che ha voluto la realizzazione del parcheggio nel vallone sottostante l’infrastruttura.
Vale la pena ricordare che il comune di Roccadaspide aveva accertato l’agibilità delle strutture il 3 giugno del 2013.
Il bando prevede un fitto annuale di € 1.000 al mese per un periodo di 5, anni rinnovabili per altri 5, ed indica tutto ciò che l’aggiudicatario può sviluppare in ambito turistico. Gli immobili vengono concessi allo stato di fatto in cui si trovano in quanto ci sono state infrazioni e danneggiamenti sia nei mobili sia sugli infissi. Per cui chi si aggiudicherà il bando dovrà farsi carico delle riparazioni necessarie, oltre a corrispondere l’affitto previsto.
Questa “mezza” buona notizia lascia comunque l’amaro in bocca a quanti, da tempo, hanno sollecitato la messa a reddito dei beni del parco (sono oltre 100.000.000 di Euro) il valore che è andato stratificandosi nel corso degli ultimi 15 anni.
Infatti si è provveduto più ad acquisire e a ristrutturare e molto poco a valorizzare e a farne una leva di sviluppo soprattutto per le aree interne dove sono situati oltre il 50% dei siti o degli immobili interessati alla problematica.
A questo punto potrebbe essere presa in considerazione anche l’ipotesi della cessione degli immobili che, pur avendo un valore “affettivo” per la comunità in cui sono allocati possono essere meglio gestiti e resi disponibili all’utilizzo pubblico.
Si recupererebbero risorse da investire in altre operazioni (per esempio attivare la rete museale del parco) che necessitano di una start up per essere messe a regime.
Così facendo chi entra in possesso degli immobili avrebbe un interesse precipuo a mantenerlo efficiente e a ripristinare al meglio tutto quello che l’incuria e i vandali hanno deteriorato.
In ogni caso, varrà la pena d’ora in avanti, valutare bene se è il caso di investire risorse per acquisire immobili, anche di pregio storico, ristrutturarli per poi tenerli bloccati per anni prima di trovare chi li possa gestire. Difatti, l’impressione che resta è quella di aver movimentato risorse ingenti per acquisire e ristrutturare ma ben poco è stato destinato alla valorizzazione e all’avvio del processo di messa a reddito. Siamo di fronte a un “vezzo” atavico di molti amministratoti: richiedere e investire risorse pubbliche per realizzare lavori senza curarsi della loro effettiva possibilità di utilizzare le infrastrutture.
Ci sono decine di scuole ristrutturare (anche più di una volta) ma vuote, altrettante chiese riedificate che rimangono chiuse, musei della civiltà contadina che sono abbandonati, sentieri aperti e richiusi dalla natura per mancanza di escursionisti, vie (istmica, silente) di cui rimangono solo le tabelle …
Sono tutte medaglie appuntate sui petti dei sindaci nelle giornate dell’inaugurazione e poi riposte nei cassetti a futura memoria …