In campo medico, l’orzaiolo è un’infezione che si presenta come un rigonfiamento a livello palpebrale, espressione di un processo flogistico acuto a carico delle ghiandole sebacee delle ciglia. L’orzaiolo si presenta come una sorta di brufolo o foruncolo tondeggiante, paragonabile a un ascesso di consistenza piuttosto solida, che compare sulla parete esterna della palpebra o, meno frequentemente, sulla parete interna. Oltre a costituire un disagio estetico, anche se, fortunatamente, temporaneo, l’orzaiolo è spesso accompagnato da dolore, gonfiore e rossore circoscritto alla palpebra.
La scarsa igiene personale è uno dei più frequenti fattori predisponenti l’orzaiolo: infatti, una pelle poco detersa è più soggetta alle infezioni batteriche, in particolare a quelle sostenute da stafilococchi.
Nella maggior parte dei casi, l’orzaiolo tende ad autorisolversi in pochi giorni. Si possono accorciare i tempi di guarigione applicando più volte al giorno impacchi caldi direttamente sull’occhio infetto. Il calore diretto, infatti, oltre ad alleviare il dolore, favorisce l’eliminazione spontanea del pus. Si consiglia di ripetere gli impacchi tre o quattro volte al giorno, avendo cura di trattenere sull’occhio un panno umido per 5-10 minuti per ogni applicazione.
Inoltre i pazienti possono essere curati con farmaci specifici, mirati a debellare gli agenti che causano l’infezione. Gli antibiotici di prima scelta nella terapia dell’orzaiolo sono la tobramicina, sotto forma di collirio o gel oculare, e l’eritromicina, antibiotico capostipite della classe dei macrolidi. In alcuni casi vengono utilizzati anche altri antibiotici, come la moxifloxacina o la clindamicina. Spesso viene associato il paracetamolo, che può essere prescritto dal medico per attenuare il dolore causato dell’infezione.