Lipu, Enpa, Lav, si aggiungono a Wwf e Italia Nostra, che hanno già scritto al Presidente del Consiglio Gentiloni, per chiedere di fermare quello che definiscono “ecocidio”.
Questa è stata un’estate torrida (scusate il gioco di parole), con incendi che hanno devastato e colpito soprattutto le aree protette dove gli animali si ripopolano. Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha pagato caro soprattutto gli ultimi 3 mesi. Protezioni Civili e Comunità Montane sono state impegnate praticamente tutti i giorni per arginare gli incendi che piromani e incendiari sono riusciti a propagare, con l’aiuto delle alte temperature e del vento che soffiava quasi in segno di sfida.
“Ci ritroviamo da sempre su fronti opposti ma tutti quanti, oggi, siamo davanti a un’emergenza naturalistica senza precedenti. Appellandoci al vostro senso di responsabilità vi chiediamo, quest’anno, di rinunciare alla caccia. Non sparate, non aggiungete il fuoco dei fucili a quello che ha devastato tanta parte d’Italia. La caccia in queste condizioni sarebbe davvero un ecocidio”. Così una cordata di grandi associazioni protezionistiche, Enpa-Ente nazionale protezione animali, LAV, LIPU-Birdlife Italia, Lndc-Lega nazionale per la difesa del cane, si rivolge tramite una lettera aperta al mondo venatorio, in particolare alle associazioni di categoria, a partire da Arcicaccia e Federcaccia. Il testo segue all’appello (firmato insieme a Italia Nostra, Lac e Mountain Wilderness) inviato nei giorni scorsi al premier Gentiloni per chiedere al Governo di intervenire urgentemente per tutelare gli animali selvatici, gli habitat e l’ambiente in generale, così come disposto dalla nostra Carta Costituzionale. Ovvero impedire lo svolgersi della stagione di caccia e richiamare le regioni all’obbligo, in massima parte disatteso, di aggiornare i piani faunistico-venatori imposti ogni cinque anni dalla legge nazionale 157/92 sulla fauna selvatica.
Nello specifico nella nostra area protetta, dopo un inverno segnato da temperature rigidissime e nevicate anomale, è arrivata una delle estati più roventi e siccitose di sempre. La biodiversità è in ginocchio. Gli incendi che hanno già arso non so quanti ettari di territorio, mancanza di acqua e di cibo, in particolare per gli erbivori, continuano da giugno a distruggere vegetazione e ad uccidere animali.
“Più di un terzo delle aree andate a fuoco nel corso dell’anno è protetto dalle direttive comunitarie che tutelano habitat, fauna selvatica e uccelli migratori. Aree nelle quali la caccia non è vietata e i cui effetti deleteri andranno a sommarsi alla devastazione del fuoco e della siccità” dice Massimo Vitturi, responsabile dell’Area animali selvatici della Lav. “Se la stagione venatoria non sarà sospesa, scriveremo alla Commissione Europea chiedendo che sia aperta una procedura d’infrazione a carico del nostro Paese, per non avere garantito le tutele richieste dalle norme europee. In particolare nei confronti degli animali selvatici superstiti che da Settembre a milioni potrebbero essere vittime dei cacciatori”. Aggiunge Annamaria Procacci, consigliere Enpa: “Oltre ad essere insostenibile da ogni punto di vista, la caccia quest’anno si baserebbe su piani faunistico-venatori più che mai fuorilegge. Alcuni fra quelli utilizzati risalgono addirittura alla fine degli anni 90 e descrivono una realtà ormai inesistente. Terre aride hanno sostituito parecchi boschi e campagne, l’acqua è diventata quasi irraggiungibile per gran parte del nostro massacrato faunistico. In questo drammatico contesto la stessa Ispra, l’organismo scientifico nazionale, dovrebbe svolgere un compito di valutazione particolarmente importante e delicato”.
“Stiamo assistendo alla scomparsa di ambienti essenziali per la vita di molte specie di uccelli e non solo, con effetti gravissimi per la sopravvivenza di tutte le specie animali” dice Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu. “In un simile contesto è normale auspicare la sospensione, almeno per quest’anno, dell’attività venatoria. Bisogna permettere agli animali di superare il particolare periodo di crisi senza subire la pressione delle doppiette, considerato che ben 18 specie di uccelli, oggi presenti nella lista delle specie cacciabili in Italia, sono già considerate in cattivo stato di conservazione. Cinque di esse (Coturnice, Moriglione, Pavoncella, Tordo sassello, Tortora selvatica) sono addirittura classificate come SPEC1 ovvero minacciate a livello globale”.