Oltre l’Atlantico vive una numerosa comunità di Cilentani, forse addirittura superiore ai residenti in patria e che popolano rade di mare, creste di colline e cocuzzoli di montagna. Sono l’esercito delle migrazioni bibliche, che, a più riprese, nell’ultimo secolo ha abbandonato, con lancinante nostalgia, il paese sfiorando, a tenera carezza, con gli occhi tremuli di pianto la piazza, la chiesa, il campanile, il camposanto ed ha corso l’avventura verso l’ignoto.
Hanno lavorato sodo nelle periferie malsane delle metropoli o nelle campagne delle fazende, ingoiando mortificazioni e soprusi, che ne ferivano nel profondo la dignità. Molti ce l’hanno fatta e si sono imposti nei paesi d’accoglienza con forza di volontà, intraprendenza e professionalità. Tanti hanno fallito e sono tornati stanchi, demotivati e sconfitti ai paesi d’origine. Alcuni ci hanno rimesso la vita e sono morti tra gli stenti e l’anonimato con occhio acceso alle povere croci arrugginite di lontani cimiteri assolati. Ma perché partirono? Da dove partivano? Dove andavano? E per fare cosa? Sono le domande che ci ponemmo in tanti nell’ultimo decennio del secolo scorso quando il Parco del Cilento fu un Laboratorio di idee e di progettualità e mettemmo in cantiere, tra l’altro, una ricerca sul mondo dell’emigrazione Ne era responsabile e animatore il compianto prof, Caporale, docente alla Columbia University.
Il resoconto interessante e coinvolgente dell’esperienza fatta con la moglie Gina: “un viaggio alla scoperta del Cilento nell’altro mondo: l’Australia “,come recita il primo capitolo/introduzione di questa stimolante avventura. Ed ecco cosa scrive in quella che può essere considerata una dichiarazione di intenti” non sempre si riesce a mantenere una promessa fatta a se stessi. Ed è ancora più raro se l’impegno preso si proietta in un tempo di là da venire senza una data precisa .Si tratta di un intenzione che manifestai nel lontano 2013, quando ripartii dopo un viaggio fatto con mia moglie per realizzare un sogno cullato fin dalla giovinezza .Ed eccomi, dopo 13 anni, alla vigilia della partenza che ci riporterà nell’emisfero australe a ripercorrere una esperienza che sarà completamente diversa dalla prima con aspettative che vanno al di là del viaggio turistico in senso stretto. Certo ci sarà anche questo, ma soprattutto ripartiamo con la speranza di riportare con noi, in Italia, storie di vita vissuta di persone che, invece, la traversata dal Nord a l Sud del pianeta l’hanno fatta per bel altri motivi, quello della sopravvivenza e dell’affrancamento da una condizione di inferiorità culturale ed economica in cui la realtà i cui erano nati e cresciuti da bambini li aveva predestinati” Partono, Gina e Bartolo, l’11 gennaio di quest’anno dall’aeroporto Leonardo Da Vinci di Roma. per raccogliere racconti di vita, di speranze diventate realtà, di molti successi e di qualche immancabile fallimento, di storie di vita che sono diventate “leggende” e per registrare uno spaccato del Cilento trapiantato, in molti casi innestato, in una nazione giovane che è “alla fine del mondo” nel senso più vero del termine: l’Australia appunto. Ne è protagonista un pezzo di Cilento ben noto ai due viaggiatori, perché è il Cilento dove sono nati e dove hanno operato ed operano ancora.:i paesi che fanno riferimento ai monti dell’interno, il Cervati ed il Gelbison: Rofrano, Piaggine, Sanza, Laurino, Felitto. Roccadaspide, quello stesso Cilento da dove provengono parenti ed amici di prima seconda e terza generazione che li aspettano a Melbourne, a Sidney., Brisbane, Peryh, Adelaide … Si tratta di una bella galleria di ritratti di famiglia/e che hanno trovato fortuna in un paese lontano, molto lontano,dove però hanno portato e radicato i loro valori, le loro tradizioni civili e religiose , hanno lenito la nostalgia da lontananza ripristinando i sapori della gastronomia nella feste, nei matrimoni, negli incontri fra parenti ed amici. I primi a raggiungere l’Australia, da emigranti, furono quelli che vi erano stati come prigionieri degli Inglesi nella seconda Guerra Mondiale Quello fu il primo rivolo che si ingrossò e diventò fiume e a guerra finita vi ritornò per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero e. man mano,cominciò ad affermarsi nelle attività artigianali e nell’edilizia. A partire dall’aprile 1950, quando la situazione cominciò ad assestarsi in tanti si sposarono e si trasferirono con tutta la famiglia per costruire una nuova vita fatta di lavoro e di entusiasmo per il futuro nel nuovo mondo. Ed a proposito di matrimoni nel libro diario di vita di un pezzo del Cilento all’estero si fa spesso riferimento al matrimonio per procura, che raramente fu un salto nel buio e spesso invece fu l’inizio di un lungo periodo di felicità, fecondato dal ricordo per le tradizioni, i cui la gastronomia ebbe un ruolo di grande rilievo, ed ancora di più lo ebbe l’attaccamento al culto delle feste religiose. Bartolo Scandizzo parla della grande devozione dei Rofranesi per la Madonna di Grottaferrata che anche per gli emigranti era ed è talmente forte da spingere molti a tornare al paese di origine in occasione della festa di settembre e, successivamente, commissionare la costruzione di una statua nuova, frutto di una raccolta di devozione e di amore, costruita da un’azienda italiana in Alto Adige e costata ben 15.000 dollari ed ora venerata in Australia in occasione di una festa religiosa appositamente istituita con l”accordo delle autorità religiose. Doveroso il ricordo di Biagio Mazzeo e di Tony Lettieri, soprannominato ‘u milord , a dimostrazione di come anche all’estero i Cilentani hanno conservato la simpatica abitudine dei soprannomi ereditata dai paesi. E naturalmente in occasione della festa, ma non solo allora, le donne di casa davano e danno prova di scrupoloso attaccamento alla tradizione riproponendo anche all’estero piatti e pasticceria della tradizione paesana .Bella e commovente la pagina dei ricordi scritta da Gina, rievocando i primi anni trascorsi in Australia con il papà impegnato con serietà nel mondo del lavoro e la mamma alle prese con i sapori ed i profumi della tradizioni in cucina. Notevole e lodevole anche l’impegno di Biagio Mazzzeo per i Rofranesi in Australia per la costituzione di un circolo Nox Italian, dove si incontrano Rofranesi , Sanzesi, Piagginesi (che continuano a chiamarsi simpaticamente “chiainari), Cannalonghesi: un posto in cui ci si riunisce tutti insieme una volta al mese per le attività sportive ( soprattutto calcio) e per i giovani e per tutte le altre attività sociali e ludiche (bocce, carte, ballo) per i meno giovani .E sì, perché i Cilentani a Melbourne, e a Sidney, come nelle altre città australiane si cercano, si ritrovano, fanno rete legati dall’amore per il Cilento e l’Italia certamente, ma anche per spirito di solidarietà. Nascono nuove e solide amicizie e sbocciano nuovi amori ed un pezzo di Cilento cresce, si sviluppa e si ramifica sempre più in una terra lontana, dove, particolare non indifferente, c’è chi ha portato con sé piante di ginestre che nella stagione giusta, inanellano di oro effimero i giardini e le campagne e aromatizzano di profumi forti e sensuali anche l’Australia a memoria di quelle che a primavera “ncannaccano le tempe” di Laurino, Gioi, Piaggine, Roccadaspide, Albanella e Cannalonga nel CIlento degli avi. Ma ci sono tante altre storie che questo rèportage d’amore di Bartolo e Gina ci tramettono a ricordo del loro viaggio “nella terra dei canguri”- A Sidney, per esempio, ritrovano Antonio e Claudio Bamonte di Roccadaspide che si sono affermati nel mondo del commercio e del turismo. Hanno creato un’azienda casearia per la lavorazione della mozzarella importando latte di bufala opportunamente congelato dalla Piana del Sele ed anche interscambi nel settore del turismo con l’Italia. Sono due fratelli che amano l’Italia ed il Cilento e si completano a vicenda: Atonio pacato, diplomatico che riflette sempre prima di agire e Claudio esuberante, disinvolto, creativo, impulsivo- Entrambi hanno raggiunto ottimi risultati nella oro professione e continuano ad operare con impegno e tenacia. Stare con loro qui è anche come stare a Roccadasoide. anche perché i fratelli Bamonte sono nati ai “Casalotti”, una contrada posta tra gli otto tornanti che collegano Fonte alla
Orgoglioso e soddisfatto è soprattutto Bartolo, che ha conosciuto l’Australia,visitando ben sei delle città più importanti e, tra l’altro, ne ha conosciuto anche il mare, quello che va dall’Oceano Indiano a quello Pacifico: il mare di Adelaide,di Perth, di Darwin, di Brisbane, di Sidney e di Melbourne. Vi ha fatto il bagno e, tenuto conto dei tanti amici cilentani che vi ha conosciuto e che gli hanno fatto da guida in questo straordinario viaggio, gli è sembrato che fare un bagno nel mare d’oltreoceano, è stato come bagnarsi bagnarsi nel “Mare Nostrum”
Anche per questo mi sembra di poter condividere appieno la riflessione conclusiva sul viaggio,scritta in forma di una lettera a se stesso.
“Caro io, le mete sono sempre frutto di un lungo cammino. A volte fatto solo da solo, altre insieme ad amici, altre ancora con sconosciuti. Quando si arriva in qualche luogo o si raggiunge un obiettivo, si ha la sensazione di essere tornati al punto di partenza, ma solo un “acconciarsi” per balzare più avanti ed intraprendere un altro viaggio ancora più interessante.. In realtà la strada sembra stringersi, il cammino farsi più duro: si ha paura di perdersi. Ma quando il sentimento si apre e si intravede la cima da scalare per poter ammirare un altro orizzonte, ci si sente storditi. Non importa se tutto appare difficile, se non addirittura impossibile andare oltre, Non fermarti, vai avanti. Scegli la strada, l’ennesima;percorrendola troverai, prima ancora che un altro pezzo del tuo futuro, un altro spicchio di te: ciò che sei diventato, più la vita che ti rimane davanti”. “Anche perché, aggiungo io, spesso le immagini, le sensazioni si sono fatte emozioni e le emozioni “canto di poesia”, a futura memoria. Ricordi nell’oceano di pensieri/immagini nell’album della vita, amori incollati a francobolli/dimore isolate eppur vicine,/ occhi fissati sulle stelle/riflessi nel mare sconosciuto/socchiusi a cercare un’esistenza/sorpresi dal sorger della luna” Prendo a prestito i tuoi versi come sigillo a questo tuo straordinario emozionante resoconto di viaggio dove hai visto città diverse, ma ti sei bagnato in un mare che è lo stesso a qualsiasi latitudine e ti sei incantato alla luna che è uguale a Melbourne o a Sidney come a Piaggine, a Rofrano o a Cannalonga, dove a primavera le ginestre, “‘ncannaccano r’oro le tempe” scaricano profumi forti, intensi e sensuali-. Ed i nostri paesi, tutti i nostri paesi, nei nostri sono poveri di risorse economiche ma ricchi di valori da esportate in tutto il mondo.