Agropoli, capitale del Cilento, come ogni paese a sud che si rispetta vanta una forte tradizione religiosa. Sono sette, infatti, le parrocchie sparse per tutta la città e tutte godono di una fortissima tradizione radicata ben oltre lo spirito religioso. Talune usanze e taluni costumi sono in pratica parte integrante del tessuto sociale dell’intera comunità agropolese sfondando il muro della sacro. Fare una classifica d’importanza risulterebbe fuori luogo ma non si può nemmeno ignorare il volere della gente, inevitabilmente più o meno legata a una parrocchia rispetto all’altra. Le più importanti sono quindi Santa Maria delle Grazie, San Pietro e Costantinopoli. Subito a seguire troviamo la parrocchia Sacro Cuore, Sant’Antonio, Cuore Immacolato di Maria e Madonna del Carmine. I parroci invece sono così distribuiti:
Santa Maria delle Grazie: don Bruno Lacumba
Sacro Cuore: don Nicola Griffo
San Pietro (chiesa madre): don Nicola Griffo
Sant’Antonio: don Carlo Pisani
Cuore Immacolato di Maria: don Nicola Griffo
Madonna del Carmine: don Nicola Griffo
Madonna di Costantinopoli: don Bruno Lacumba
Sono tre, inoltre, le feste più sentite dalla cittadinanza: Santa Maria delle Grazie, SS. Pietro e Paolo (patroni della città) e Madonna di Costantinopoli. A seguire impossibile non citare Sant’Antonio e Madonna del Carmine. I festeggiamenti più suggestivi rimangono senza dubbio quelli della Madonna di Costantinopoli, protettrice dei pescatori, ogni anno la statua della Santissima viene accompagnata nella processione per mare che affascina tutto il mondo, non solo quello religioso. Il culto della Madonna di Costantinopoli ad Agropoli si è diffuso durante il periodo Bizantino probabilmente ad opera dei monaci brasiliani in fuga da Costantinopoli e presumibilmente portarono con loro l’immagine sacra, successivamente anche gli abitanti del posto iniziarono a venerare l’icona e costruirono una piccola cappella. Quella della Madonna di Costantinopoli con Agropoli è una storia che pone le sue radici in un tempo ormai lontanissimo. Si racconta, infatti, che quando il mare era burrascoso le madri dei pescatori si recavano in chiesa a chiedere grazia per i propri cari e depositavano ai piedi della vergine dei sacchi di sabbia riempiti dell’arenile sottostante e suonavano le campane per indicare la rotta. La statua attuale, infine, risale alla scuola del 600 napoletano e conserva una caratteristica unica, coerente con l’origine orientale del culto, la Vergine regge il bambino sul braccio sinistro secondo la tradizione bizantina. I festeggiamenti dei patroni Pietro e Paolo invece si svolgono il 29 Giugno, le due statue partendo da Agropoli vecchia vengono accompagnate per tutta la città per quella che forse è la processione più lunga. Il tutto si conclude con il consueto spettacolo pirotecnico. Con la festa religiosa c’è anche quella civile che vanta anch’essa origini radicate nel tempo. Secondo Fonti documentarie tratte dall’Archivio di Stato di Napoli la fiera di SS Pietro e Paolo vide le sue prime edizioni già verso la fine del 1400. In occasione della Fiera, che si svolgeva con cadenza annuale, tra gli altri giungevano ad Agropoli mercanti fiorentini, arabi, ebrei, per contrattare e negoziare l’acquisto della seta e di altre mercanzie di pregio. Assai ricercata era la seta prodotta in zona Campamento di Agropoli e quella proveniente da Ortodonico, Zoppi, Fornelli, Cosentini, Montanari (la cosiddetta Chiova) dove l’abbondanza delle piante di gelso ne permetteva una grossa produzione. Quella “delle Grazie” è di certo la festività con meno storia delle tre: La chiesa, ubicata nel centro cittadino, non ha con esattezza un anno con il quale datare la costruzione, ma probabilmente risale al 1600. In origine era una piccola cappella isolata nell’agro ed era intitolata a “Santa Maria del Pozzo” per la vicinanza ad una cisterna naturale dalla quale si attingeva l’acqua. Nel 1951 furono avviati i lavori di ampliamento e nel 1954 venne riconosciuta la nuova parrocchia dedicata a “Santa Maria delle Grazie”. Ad essa gli agropolesi si rivolsero in momenti di difficoltà, durante le invasioni barbariche, le pestilenze e le carestie. Durante la pestilenza del 1656, quando ad Agropoli si contarono ben 62 famiglie scomparse, secondo un’antica tradizione popolare, l’immagine della Madonna apparve ad un uomo mentre era in procinto di attingere l’acqua dal Pozzo. Da allora in molti si rivolsero alla Madonna per chiedere delle Grazie. Quando la pestilenza cessò, i sopravvissuti diedero incarico ad un pittore napoletano di realizzare nella piccola cappella un affresco della Madonna ed ampliarono ed arricchirono la piccola cappella. Anche qui festeggiamenti canonici e canonico fuoco pirotecnico alla mezzonotte. I festeggiamenti si svolgono tra il 10 e l’11 agosto. Le restanti festività posso essere considerate senza dubbio più rionali in confronto a quanto descritto fino ad oggi. Sant’Antonio, 13 Giugno, viene festeggiato al Moio mentre la Madonna del Carmine, il 15 Luglio, proprio in zona Madonna del Carmine. La chiesa del Sacro Cuore, infine, è legata alla zona di San Marco.