“Il processo, ogni processo dall’età più antica alla prospettiva di un ulteriore futuro è e rimane un tragitto fra… una ferita e una sanzione. Ecco perché in questa prospettiva si rende più che mai necessario nell’irrorare la sanzione, una valutazione da parte del giudicante, dei fatti e della condotte… serena, affinchè la sua giustizia non diventi un discutibile approdo a spiaggia desertica”, questo lo diceva Alfredo De Marsico e in quest’ottica si inserisce Il processo penale… un immutato approdo? l’incontro moderato da Camillo Celebrano già Presidente Camera Penale Alfredo De Marsico che si è tenuto a Sala Consilina sabato 8 luglio. Dopo i saluti del Presidente Lions Club Sala Consilina Walter Nicodemo, del Presidente Camera Penale Alfredo De Marsico Vincenzo Bonafine e del sindaco di Sala Consilina Francesco Cavallone, è intervenuta Rosy Pepe Responsabile di circoscrizione del service. “Processi troppo lunghi sono un problema per il corretto funzionamento della giustizia che deve essere invece celere – dice – ma non sempre questo corrisponde a una garanzia per il cittadino e i processi pertanto devono avere una ragionevole durata. Allora si tenta di porre dei rimedi a tutto questo”. Sui tempi (la ragionevole o irragionevole durata del processo) è intervenuto il Procuratore della Repubblica di Lagonegro Vittorio Russo che afferma: “La durata del processo è funzione delle leggi e la responsabilità maggiore è proprio del legislatore. Le riforme a cascata che continuamente vengono a modificare senza spesso un criterio univoco poi le modalità di esecuzione del processo sia in civile che in penale certamente non aiutano e non vanno nella direzione di rendere il processo più celere. Credo che l’obiettivo per una giustizia accettabile per i cittadini sia quello di contenere i tempi della stessa giustizia”. Sul modo (verità processuale o sostanziale) è intervenuto il Presidente del tribunale di Lagonegro Matteo Claudio Zarrella. Il travagliato tragitto fra una ferita e una sanzione è l’argomento di Armando Veneto Presidente del Consiglio Unione Camere Penali Italiane, “Il processo era nato come un qualcosa a compartimenti stagni. La fase delle indagini preliminari nelle quali il pubblico ministero assumeva le prove dovevano restare fuori dal processo vero e proprio che era il dibattimento – spiega – è accaduto però che si sono rotti gli argini e c’è l’invasione degli atti del pubblico ministero nel processo penale e il risultato è drammatico. C’è una prevalenza dell’accusa e la difesa è messa in un angolo. Questo pregiudica i diritti fondamentali dell’uomo e pregiudica il senso da dare alla nostra comunità. Siamo in un momento di crisi, abbiamo raccolto le firme per la separazione delle carriere e scioperiamo per un processo autenticamente giusto”.
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