Daniele Mocio, Tenente Colonnello dell’aeronautica militare e “previsore” del tempo sulle reti Rai. Da anni sceglie di trascorrere un periodo di vacanza a Paestum alloggiando presso l’hotel Village Marina dei fratelli Pasquale e Rino Carrino.
Colonnello Mocio, perché a Paestum?
Sono 17 anni che vengo a Paestum che è un posto incantevole. Solo a nominare la Città dei Templi dà l’idea del perché mi sono subito innamorato di questa terra e ci torno anche più di una volta all’anno. Qui ho trovato delle persone speciali, Rino e Pasquale, che, fin da subito, mi hanno trattato con familiarità, dirò di più: amicizia.
Viviamo un periodo di siccità prolungata in tutta l’Italia. È un fatto eccezionale o si andrà verso un consolidamento di questa situazione anche nei prossimi anni?
Non possiamo parlare di fatto eccezionale. Dobbiamo definirlo un evento particolare come si è già verificato nel 2003 con le stesse proporzioni. Anche nel ’98 e nell’82, l’anno dei mondiali, abbiamo registrato situazioni paragonabili alle temperature di quest’anno. La rarità è dovuta più alle scarse precipitazioni: da dicembre ad oggi c’è stato un calo, rispetto al 2016, del 40%.
La situazione è più grave in Italia settentrionale a causa dell’alto tasso di umidità presente in pianura Padana.
Oltre alla riduzione di acqua nei fiumi e nei bacini naturali ed artificiali, stiamo vivendo un’ondata di caldo con medie e tempistica che pochi ricordano. Come nasce e come si sviluppa una situazione del genere?
Ho già ricordato le date in cui abbiamo avuto situazioni simili. L’anticiclone delle Azzorre, che determina l’estate e da noi, che di solito penetra da Ovest, direttamente dall’Oceano Atlantico nell’area del Mediterraneo, ogni tanto si muove prima verso l’Africa e poi risale verso Nord.
Ogni giorno sentiamo allarmi relativamente ai cambiamenti climatici in atto provocati da atteggiamenti irresponsabili del genere umano. È veramente così importante ridurre le emissioni dell’atmosfera?
Né io né la struttura in cui lavoro si occupa di cambiamenti climatici. A queste problematiche sono preposte strutture nazionali e internazionali. Vale la pena ricordare che dalla rivoluzione industriale in poi un “po’” di emissioni nell’atmosfera sono state immesse. Il compito del “previsore” del tempo è quello di prevedere gli eventi con lo scopo di ridurre al minimo gli effetti delle precipitazioni (piogge, alluvioni, neve, grandine, burrasche, venti …) sulle persone e sulle cose. Mettiamo in preallarme tutti i soggetti preposti ai soccorsi e tutti i cittadini per metterli in condizione di essere preparati al “peggio”.
Anche nel Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni, considerata una “regione verde” perché da sempre è ricca d’acqua con centinaia di sorgenti, comincia a farsi sentire la scarsità della risorsa idrica destinata al consumo umano e quello necessario agli allevamenti animali e alle coltivazioni intensive. Quali sono i rischi che si corrono nel medio periodo?
Già il fatto che è una terra ricca verde denota una presenza di acqua in abbondanza. Però bisogna prendere atto che può succedere, come sta avvenendo un questa annata, un fatto “raro” può causare sofferenze all’intero paese la penuria di un elemento vitale come l’acqua. C’è da ricordare che anche una grande abbondanza di precipitazioni, improvvise e molto intense, possono causare altrettanti danni e problemi che la siccità. Per cui, tutte le risorse che sono limitate, necessitano di una gestione oculata al fine di renderle disponibili, soprattutto, quando ce n’è più bisogno. Come sta accadendo ora.
In altre nazioni ci si sta muovendo nella direzione di aumentare la capacità di raccolta e accumulo della risorsa acqua sia a livello individuale si a livello di comunità. In alcune realtà, anche italiane come il Trentino e l’Alto Adige, in agricoltura sono stati trasformati gli impianti a pioggia a quelli a goccia per l’irrigazione. Cosa ne pensa?
Questo può portare ad avere più disponibilità nei momenti di crisi. Come la raccolta in invasi naturali e artificiali può garantire riserve strategiche sia per l’agricoltura sia per tutte le altre attività economiche legate all’uso dell’acqua.
Ovviamente sto parlando con il buon senso del semplice “contadino” che è in me: anch’io ho un piccolo orto! Non ho la pretesa, però, di dare indicazioni di carattere strategico. Per saperne di più bisogna rivolgersi ai tecnici e agli studiosi del problema che sapranno essere più precisi sia nelle scelte sia relativamente ai risultati attesi.