Ho deciso di scrivere quest’articolo subito dopo le elezioni amministrative. Il mio infatti non è solo un pezzo d’informazione, ma vuol essere un invito, un monito ai nuovi e vecchi amministratori locali, perché uno sviluppo diverso è possibile. Una piccola cittadina spagnola appartenente alla provincia di Siviglia, nella comunità autonoma andalusa, Marinaleda, da alcuni anni è diventata il simbolo della resistenza delle piccole comunità locali al capitalismo selvaggio. La cittadina andalusa dal 1979 è governata da Juan Manuel Sanchez Gordillo, sindacalista appartenente al CUT (Collettivo Unitario dei Lavoratori), un movimento di estrema sinistra che ha rivoluzionato la piccola comunità in 38 anni. I sintomi della costante crisi del capitalismo sono tanti e variano in base alle politiche dei vari stati. In Spagna negli ultimi anni questa crisi si è manifestata attraverso la crisi immobiliare residenziale dovuta alla speculazione. È proprio in questo contesto che si inserisce la politica urbanistica socialista del sindaco Gordillo. Infatti il sindaco ha incentivato la pratica dell’autocostruzione. Innanzitutto l’amministrazione comunale ha provveduto a espropriare migliaia di metri quadrati di terreni incolti all’interno del territorio municipale. Ottenuti i fondi dal governo centrale e regionale per la costruzione di case, il sindaco ha fornito gratuitamente a chi volesse costruire la propria casa: il terreno, i materiali da costruzione (Grazie a un Piano regionale per l’occupazione rurale), operai edili e la stesura del progetto redatto da architetti con l’aiuto del richiedente. Il tutto per una spesa complessiva di 20.000 euro ad abitazione. Tutto ciò a due condizioni: il richiedente dovrà costruire la propria casa e dovrà pagare una quota mensile per diventare proprietario dell’abitazione decisa da un’assemblea degli autocostruttori. Le ultime case sono state acquisite per la cifra di 2550 pesetas al mese (circa 15 euro al mese). Inoltre le ore di lavoro dell’autocostruttore vengono scontate dal costo di costruzione totale della casa, creando così salario indotto. Più di 350 case unifamiliari, dotate di 3 camere da letto, bagno, patio o giardino di 100 metri quadri, sono state costruite con questo metodo. Secondo il sindaco la casa è un diritto, non un affare. Negli anni 60 la popolazione di Marinaleda contava più 3300 abitanti, alla fine degli anni 70 la popolazione scese a 2300 unità a causa di disoccupazione e conseguente emigrazione, con alti tassi di semi-analfabetismo. Sembra la storia di molti nostri paesi del Cilento, ma a differenza del nostro territorio oggi Marinaleda ha aumentato la popolazione a più di 2800 abitanti, le abitazioni autocostruite costano 15 euro al mese, tutti i dipendenti guadagnano lo stesso stipendio: 1128 euro al mese per 35 ore lavorative settimanali (47 euro per una giornata lavorativa di 6 ore e mezzo), vengono organizzate giornate di lavoro volontario per pulire strade o per il decoro urbano e la criminalità è praticamente assente. Ciò ha comportato un abbattimento completo dei costi di manutenzione e per la sicurezza, tanto che la Polizia Locale e la Questura non esistono, abolite ormai da anni. Si riescono così a risparmiare fino a 200.000 euro all’anno. Il comune utilizza questi soldi per mantenere la retta scolastica a 12 euro al mese (comprensiva anche di mensa). Inoltre nel corso degli anni sono state costruiti la scuola, il campo di calcio, il centro sportivo, la zona ricreativa per i pensionati, un centro culturale, radio e televisione comunali e la “Scuola Laboratorio”, una scuola che offre formazione in vari campi e la possibilità di imparare un mestiere mettendosi al servizio della comunità, lavorando su opere di pubblica utilità. Gli studenti della scuola ricevono come ricompensa del proprio lavoro una paga simbolica di 65000 pesetas al mese (390 euro).
La carica pubblica è un servizio alla comunità e in quanto tale non è retribuita. La pratica di governo utilizzata è quanto più vicina possibile alla democrazia diretta. Il consiglio comunale organizza Assemblee Generali dove si incontrano dalle 400 alle 600 persone per 25 o 30 volte all’anno per votare su questioni pubbliche e far sentire la propria voce.
In uno Stato europeo dove il 22,7% della popolazione non lavora, Marinaleda è una cittadina a disoccupazione zero. Frutto di anni di lotte sociali, occupazioni terriere e quasi 40 anni di duro lavoro in consiglio comunale del sindacalista Gordillo. Ma a Marinaleda non si lavora solo nel campo edile. Fin dagli inizi degli anni 80 infatti i lavoratori agricoli si sono riuniti nella Cooperativa Humar – Marinaleda SCA, il cui obiettivo non è il profitto, ma dare lavoro vendendo prodotti della terra sani e di qualità praticando un’agricoltura al 100% biologica. La città viene chiamata dai suoi stessi abitanti Utopia verso la Pace, che è diventato negli anni un vero e proprio slogan. Un paese con caratteristiche molto simili al Cilento, basato su agricoltura e allevamento, con un passato legato a crisi demografica e emigrazione, che però ha saputo risollevarsi. Il nostro Cilento non avrebbe neanche il problema delle espropriazioni dei terreni e della costruzione di nuove abitazioni in quanto ci sono strutture antiche e anche di grande pregio architettonico che potrebbero venire ristrutturate e vivere una nuova vita grazie a progetti come quello portato avanti a Marinaleda. In una terra che vive di agricoltura si capisce quanto possa essere importante un progetto di cooperazione sociale degli agricoltori come quello della cooperativa Humar. Un altro mondo è possibile, e il sindaco Gordillo è la prova vivente che anche in un piccolo paese di provincia si può combattere il sistema. Se un nostro amministratore locale conoscesse questa storia capirebbe che con l’impegno si possono cambiare i nostri paesi, creando un modello di sviluppo sostenibile e concreto capace di dare lavoro, muovere l’economia e dare nuova luce al Cilento. Una terra sempre più anziana dove manca il ricambio generazionale. Una parte di provincia salernitana che pian piano scompare con l’emigrazione dei giovani in cerca di lavoro altrove, oggi come anni fa. Un futuro diverso è possibile. Quello che si credeva essere utopia, può essere realtà.