Premettiamo che acquistare il vino al supermercato è, in genere, un’operazione che fa chi non ha molte pretese nel mondo del bere. Però, seguendo delle semplici regole si può evitare di incappare in cattive sorprese come scegliere dei vini scadenti e a volte anche dannosi per la salute. Il mio primo consiglio è di optare sempre per prodotti millesimati, cioè che hanno in etichetta l’anno di produzione. Per i bianchi è preferibile prendere i vini dell’ultima vendemmia, nel caso attuale la 2016, soprattutto se hanno una gradazione pari o inferiore ai 12 gradi alcolici. È vero, ci sono molte tipologie di bianco come il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo, il Verdicchio dei Castelli di Jesi e lo Chardonnay che dopo qualche anno addirittura migliorano, ma sono prodotti che in genere sono reperibili nelle enoteche e non nei supermercati. Più o meno la stessa regola bisogna seguire se si acquista un rosso: sempre un vino con annata e se ha una gradazione bassa (12° o meno) optare per un vino dell’ultima annata. Per un vino rosso che arriva a 14° alcolici, potrebbe andare bene anche se è invecchiato 3-4 anni, non di più. I vini che non portano l’annata in etichetta, nella migliore delle ipotesi, sono frutto di diverse annate. Mi spiego meglio. Ci sono commercianti di vino che acquistano, in grandi cantine o cooperative, prodotti invenduti di varia provenienza e annate diverse, e poi con la collaborazione di specialisti li miscelano e li aggiustano chimicamente, a volte rendendoli freschi e beverini, magari aggiungendo un po’ di anidride carbonica. A bere questi vini francamente … preferisco l’acqua. In pratica sono gli stessi vini che tanti ristoratori propongono sfuso (o alla spina) come vino della casa. Secondo consiglio è quello di scegliere vini che in etichetta riportano una delle seguenti sigle: Doc, Docg o Igt, oppure dagli acronimi della Comunità Europea Dop o Igp, che a breve dovrebbero sostituirle. In questo caso i vini hanno un’identità e una provenienza ben precisa come ad esempio: Sannio, Beneventano, Cilento, Salento, Chianti, Barolo, ecc. Se non ci sono queste sigle, per legge troviamo unicamente riportato vino bianco o vino rosso (sono quelli che una volta venivano chiamati vini da tavola) e veramente in questo caso non sappiamo cosa beviamo. Sicuramente sono vini di diverse provenienze (potrebbero essere anche straniere), annate, uve e quindi, meglio lasciar stare. Altra cosa importante da guardare in etichetta (generalmente sul retro) è leggere chi ha prodotto il vino. Spesso troviamo scritto “imbottigliato da …”. In questo caso, generalmente, il produttore non è lo stesso dell’imbottigliatore e sicuramente abbiamo meno garanzie. Ci si può fidare di più se troviamo le diciture: “imbottigliato all’origine da …”, “prodotto e imbottigliato da …” o frasi che stanno ad indicare la stessa cosa. Molti inesperti acquistano vini di marca, soprattutto se sono a buon mercato. Sono in tante le aziende famose (anche campane) che, sfruttando il loro nome, commercializzano vini al limite della bevibilità. Ultimo consiglio: il prezzo. In tanti supermercati troviamo vini che costano circa 2 euro a bottiglia! Facciamo velocemente due calcoli: bottiglia, etichetta, cartone, tappo, trasporto, guadagno del produttore, del rappresentante e del venditore e a queste spese fisse bisogna aggiungere anche il costo del … vino! Quindi, quando acquistate vino, guardate bene l’etichetta!
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