Come avevo anticipato ieri pubblico qui di seguito la seconda parte della mia riflessione sul PREZZO DELLA BELLEZZA, che è un tema di grande e scottante attualità e che credo il Sindaco di Capaccio Paestum abbia titolo ed autorità per porre all’attenzione dell’Italia, dell’Europa e del mondo.
… E, sorvolando a ronda d’amore il Cilento sull’altra costa, ha un prezzo lo spettacolo dei templi dorici di Paestum, che, di notte, irradiano luce soffusa sulle scanalature d’ocra delle colonne all’incanto di stelle stupefatte; e quanto costa il promontorio di Agropoli che minaccia voli da abissi sull’onda con il prezioso carico di chiesa e castello fioriti per stupore sulla roccia arabescata di sciabole d’agavi, bacche di lentischi e, nel tempo giusto, ingioiellate dall’oro effimero delle ginestre? E qual è la stima commerciale della seduzione di Licosa che canta nenie d’amore e morte su lamine di scogli lavici, con lampi di luce a intermittenza del faro dell’isolotto, regno di ricci e patelle? E quanto costa il tozzo braccio di terra di Palinuro, che occhieggia a distanza tra il bigio degli ulivi e piange sul mare l’amore negato dalla Ninfa Camerota impietrita dalla vendetta di Venere sugli scogli dilavati dai flutti? Ed hanno un prezzo e quale i santuari mariani che vegliano paesi e campagne dalle postazioni dei cocuzzoli delle montagne e cosa costa l’Antece, dio guerriero, che da secoli narra all’acqua e al vento sugli Alburni la bella storia dei nostri Padri Lucani? E potrei continuare con le testimonianze di conventi e abbazie, eremi e certose (unica quella bellissima nella sua monumentaltà di Padula!!!), con i capricci della natura nei fenomeni carsici delle grotte, delle grave e delle risorgive, con i covi dei briganti e con gli stazzi dei pastori, con il roteare sulle alture inaccessibili di aquile reali e corvi imperiali e falchi pellegrini, con le falcate soffici di neve dei lupi ardimentosi per fame sulle vette del Cervati, del Gelbison e dell’Antilia nella lunga stagione invernale, del sorriso timido della lontra che si affaccia dalle tane ripariali dei fiumi? Ma mi fermo qui, perché l’elenco sarebbe interminabile.
Se mai è il caso di chiedersi ed io mi chiedo a quanto ammonta IL COSTO DELLA BELLEZZA da registrare sulla colonna in rosso dei bilanci e, quindi, in negativo. Quanto costa sui bilanci dello Stato Centrale, della Regione e di quel che resta della Provincia, delle Comunità Montane, dei Consorzi, dei Gal, delle Fondazioni, e via elencando, nello sperpero delle risorse pubbliche, e nella latitanza e/o complicità colpevole degli sfregi vistosi al nostro patrimonio ambientale, nella debole tutela del patrimonio artistico e monumentale, nella incapacità conclamata di tutelare il patrimonio librario, e nel ridicolo balbettio della promozione del turismo culturale, che è e dovrebbe essere sempre più fonte di occupazione e di sviluppo, se solo la Politica, a tutti i livelli, improntasse scelte e programmi alla meritocrazia e non al clientelismo, al familismo o, peggio ancora, alle imposizioni di clan malavitosi che, spesso, orientano la politica succube o, addirittura, rimuovono quella che non soggiace, sostituendola con propri rappresentanti nelle istituzioni. E il male non è solo la politica, perché spesso la metastasi contagia tutto il corpo sociale: i rappresentanti delle associazioni di categorie, spesso in palesi conflitti di interessi, gli intellettuali che hanno paura di reagire ed alzare la voce indicando con forza la strada della moralità dei singoli e della collettività, la stampa prezzolata e collusa e, per finire, la più vasta società civile che vede e chiude gli occhi, ascolta e si tura le orecchie, qualche volta vorrebbe gridare ma le tappano la bocca, all’occorrenza anche in modi spicci e non sempre indolori. È tutta qui la causa prima delle FERITE A MORTE ALLA BELLEZZA e della Bancarotta dei costi del nostro Patrimonio dei Beni Culturali e di quelli Immateriali. COSA FARE? COME REAGIRE? Sono le domande che impongono risposte e progettualità concrete non più rinviabili. È un impegno di tutti: classe dirigente nella sua ricca prismaticità, ma anche società civile prima che scompaia e muoia del tutto quel poco di eticità collettiva che ancora serpeggia latente nelle coscienze. E la strada è una sola: CULTURA, CULTURA, CULTURA e ancora CULTURA!!! Ma non solo come slogan da agitare nel “bla bla bla” delle dichiarazioni di facciata, tanto per mettersi in pace con la coscienza, ma con proposte articolate, credibili e realizzabili e, soprattutto motivate nella individuazione dei destinatari. È quello che mi riprometto di fare nelle prossime settimane, con gli unici mezzi a mia disposizione, le parole e le idee, per dare il mio contributo di modesto intellettuale che ama il proprio territorio e crede fermamente nel suo sviluppo. È la missione coraggiosa di impegno civile che consiglio al Cav. Francesco Palumbo, Sindaco di Capaccio Paestum, fresco di elezione, la cui etica della responsabilità non è in discussione, come non lo sono d’altronde la sua determinazione ed il suo impegno civile, che si rafforza ancor di più con il ruolo istituzionale che ricopre. Buon Lavoro, sindaco Palumbo, e tante battaglie coraggiose e vittoriose!!!