“Tutto tace! È un Comune così strano, il nostro!”. È la considerazione iniziale dell’ex segretario comunale Florenzano. Il comune è quello di Albanella, i lavori sono quelli per il rifacimento degli arredi di superfice del centro storico. L’ultimo episodio è relativo alla decisione di abbandonare l’idea di “chiudere” con il vetro il museo – permettendo una spettacolare vista su Paestum, il Cilento e il golfo di Salerno – a favore delle più anonime “tavelle” e quindi alla fine ne uscirà un cubo vietato ai claustrofobici.
Tutta o quasi la colpa è di Mazza
Nell’occhio del ciclone è soprattutto Giovanni Mazza, assessore ai lavori pubblici dell’epoca, ed oggi uomo forte della nuova coalizione tra gli uomini dell’ex sindaco Capezzuto, dell’imprenditore Enzo Bagini e i socialisti del consigliere regionale Enzo Maraio, forze riunitesi per provare a sfidare assieme Renato Josca, sindaco in carica. I lavori, si diceva. Lavori del decennio scorso, oltre un milione e mezzo di euro spesi, tante varianti al progetto iniziale che oggi si fatica a individuare. Lavori controllati e avversati da un comitato popolare. Pietra per pietra tombino per tombino. Ma non è bastato. Negli ultimi mesi nella contesa vi è entrato anche il “segretario Florenzano”. Sì Pietro Eolo, già segretario comunale di professione e consigliere comunale comunista da giovane. “Io e i miei familiari abitiamo lì, mi sono sentito in dovere di portare il mio contributo verso la chiarezza e la chiusura dei lavori”, racconta. Poi ha cercato di tenere un diario che mi mostra e mi fa tenere. Tra qualche giorno una versione completa e più tecnica sarà fatta avere a tutti i consiglieri comunali in carica. Si comincia dai lavori di rifacimento della pavimentazione di via Risorgimento, che sono stati sì ultimati rifacimento integrale a distanza di qualche anno dalla esecuzione dei lavori peraltro mai collaudati!).
Centro antico ucciso demograficamente e nelle sue attività commerciali
È un tratto di strada che immette nella Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, già Piazza Municipio, nel Centro Storico di Albanella, strategico per la sopravvivenza dei pochi servizi e delle attività commerciali che ancora restano, un tempo molteplici e fiorenti oggi ridottisi al servizio delle Poste, al tabacchi Ferruzzi, ai saloni da parrucchieri, Frunzo e Gualbino, ad una macelleria nonché ad una caffetteria (a giorni cesserà l’attività e la piazza non avrà alcun servizio bar). Un tempo, tanto tempo addietro vi era innanzitutto il Palazzo Municipale, (in ristrutturazione da 20 anni!), il caffè storico Vernieri, i negozi di generi alimentari Maiuri e Flagello/Aufiero, la trattoria Costantino, il cinema Ferruzzi, il frantoio oleario Capozzoli, il frantoio Maiuri, l’oreficeria Mazza, e subito a ridosso la gioielleria Guarracino, la merceria Auricchio, il negozio di tendaggi e cornici di Clara e Wolf, la barberia di Orvieto, la sartoria di Emilio Costantino. Quest’ultima nel tempo era diventata punto di riferimento e di incontro per uomini attivi in politica, a livello locale ma anche in ambiti provinciale, regionale e nazionale. La sua “bottega” ospitava, in aggiunta ai clienti, amici, parenti, conoscenti, compari, con i quali ci si confrontava, si commentavano accadimenti e si discuteva di programmi e di politica, sempre però con alla base quel rispetto che nasce dall’intelligenza e dal buon senso che mai sconfinava nel pettegolezzo e nella maldicenza. Il paese vero, quand’era tale, e non “scoppiato” in un satellite, Matinella, e decine di borgate.
Una parte del paese “chiusa” da un muletto
Ci sono poi alcune modalità discutibili. Il tratto di strada ripavimentato di Via Risorgimento, incomprensibilmente, resta chiuso al traffico e con un mezzo meccanico-un muletto- che sbarra l’ingresso all’imbocco di Piazza Marconi.
Florenzano poi racconta di aver avuto un limitato accesso agli atti in sede di accesso alla documentazione conservata presso la sede comunale. A parte il giudizio sulla scelta progettuale del tutto infelice in ordine, ”in primis”, al “Museo”, lontano dal centro storico, isolato e a ridosso del Santuario di Santa Sofia. Anche le prescrizioni della Soprintendenza di Salerno appaiono mai sostanzialmente applicate limitandosi – evidente l’eufemismo – a un formale e molto estensivo ossequio.
Il nuovo Museo dovrà essere vietato ai claustrofobici
“Si è preferito mettere la Soprintendenza di fronte al fatto compiuto!”, è la sua accusa. Per quale ragione? E così la riqualificazione non solo non riguarda il centro storico ma in più viene demolita – ci si riferisce alla vicenda detta del “Casone” una struttura che per molti presentava particolari costruttivi da custodire! È l’area su cui sorge lo SCEMPIO/MUSEO. In conclusione, ai soli fini di contenere il tutto entro limiti di attenzione del lettore, riporto l’estratto dell’elenco prezzi relativo alla pavimentazione della Piazza e delle vie che da essa si dipartono: – fornitura e posa in opera di lastre di pietra “arenaria”, di con caratteristiche fisico meccaniche, poste in opera secondo i disegni di progetto(questi contrastano con l’elenco prezzi prevedendo la pietra locale con uno spessore di 6/8 cm). Dall’esame dello stato d’avanzamento e del certificato di pagamento risulta però che alla ditta lo spessore della pietra di 2/3/4cm. Ad oggi i lavori non sono stati ultimati. Alla fine non si corre il rischio di dover restituire la somma assegnata e per la non regolarità dell’esecuzione… e per il mancato rispetto dei tempi?”. Si chiude qui la nuova tranche delle domande di Florenzano.