Ritengo che con il ballottaggio ricominci una nuova e diversa campagna elettorale: nuova perché comincia da capo e si restringe al confronto diretto tra i due candidati rimasti in gara; diversa perché decisiva ed inappellabile; nuova, diversa, decisiva ed inappellabile… e, proprio per questo, si carica di una maggiore responsabilità sia per i candidati che si sottopongono per la seconda volta al giudizio dei cittadini, sia per gli elettori che dovranno giudicare proposte, programmi, competenze, credibilità dei candidati e decidere con senso di responsabilità nel superiore interesse della propria comunità. Sulla base di queste valutazioni ritengo opportuno riproporre alcuni degli articoli e delle conseguenti riflessioni scritte nella ambizione/speranza che possano essere utili per tutti: candidati ed elettori.
A mio modesto parere il dibattito della campagna elettorale di Capaccio Paestum dovrebbe concentrarsi anche e, forse, innanzitutto sulle due seguenti domande:
1) Come recuperare, valorizzare ed esaltare l’unità della Kora Pestana nella ricca e varia articolazione dei paesi delle colline, che nel corso dei secoli, dalla antichità magno greca ai nostri giorni, hanno fatto riferimento a Capaccio e, soprattutto, alla sua ricca e vasta pianura per uno sviluppo unitario condiviso del territorio?
2) Come interpretare e rappresentare una fetta consistente di territorio dandogli voce e protagonismo ipotizzando un LABORATORIO per nuovi ORGANISMI AMMINISTRATIVI nella direzione dell’accorpamento non più rinviabile dei comuni? È risaputo che tutti o quasi i paesi delle colline circostanti hanno fatto riferimento, da tempo immemorabile, a Capaccio e alla sua pianura e ne sono stati influenzati nelle attività economiche e nel conseguente sviluppo. Non è azzardato affermare, quindi, che dall’uno e dall’altro versante, da Altavilla ad Ogliastro, da Albanella a Cicerale, da Roccadaspide a Giungano e a Trentinara sviluppo ed economia si sono sintonizzati sull’orologio della storia di Capaccio/Paestum. L’esempio più vistoso fu, fuori dubbio, quello della occupazione delle terre incolte con una partecipazione attiva e generosa dei diseredati senza terra e senza lavoro calati da colline e montagne per una battaglia di giustizia sociale. E nella vasta pianura da Gromola a Spinazzo, dal Rettifilo a Scigliati quotisti e poderisti di prima, seconda ed ormai anche terza generazione danno vita ad un meticciato ed hanno faticato non poco a radicarsi in una realtà nuova e a diventarne protagonisti attivi nel lavoro dei campi come nelle piccole attività di microaziende a ramificazione diffusa. Per non parlare delle attività nuove, soprattutto quelle legate al turismo, nelle quali è ampiamente diffusa la convinzione che la promozione dell’offerta si qualifica, si diversifica e si destagionalizza solo se irrompe sui mercati con la ricchezza e la varietà di un pacchetto unitario dal mare alle colline e alle montagne con l’esaltazione delle specificità dell’intero territorio. Questo è, secondo me, un settore chiave dello sviluppo futuro del territorio soprattutto se si prende coscienza che va dilatato nello spazio e nel tempo nel segno della cultura. Questa visione è il futuro. Diversamente c’è il pantano dell’immobilismo ed il crogiolarsi nel campanilismo asfittico, sterile ed improduttivo. Capaccio Paestum, nell’interesse proprio e del vasto territorio di cui è punto di riferimento, ha bisogno di questa visione comprensoriale della sviluppo. Spero tanto che venga fuori una classe dirigente nuova, motivata, aperta al futuro, capace di lanciare la sfida e vincerla.
Anche perché (e vengo alla seconda domanda) l’abolizione delle provincie è all’o.d.g dell’agenda dell’agenda della Politica, nonostante il risultato del referendum del 4 dicembre scorso, ed occorrerà ipotizzare nuovi Organismi Amministrativi, capaci di dare voce a territori piuttosto vasti accomunati,però, da una visione unitaria dello sviluppo sulla base di storia, tradizioni, cultura ed economia condivise. Si tratterà di minicittà, di Unioni dei Comuni, il cui accorpamento è dietro l’angolo, oltretutto necessario e non rinviabile. Una cosa è certa la riforma sarà imposta dalla forza degli eventi. Di qui la necessità di attrezzarsi con una LABORATORIO, che elabori, appunto, con serietà ed impegno idee e politiche in questa visione ampia dello sviluppo. L’importante è non farsi trovare impreparati ed inserire questo “tema cruciale” nell’agenda del dibattito elettorale. Se ne rendono conto i tanti (forse troppi) candidati ad amministrare la città? Sono consapevoli del lavoro duro che li attende che è quello di RIFONDARE LA POLITICA con questo respiro, in una visione nuova e moderna? Si stanno attrezzando per pescare nel territorio di Capaccio Paestum, ma anche di quello più vasto della Kora, intelligenze, competenze e professionalità per mettere in campo una squadra all’altezza del compito gravoso?Vorrei ricordare che non si tratta tanto di attrezzare una squadra qualsiasi capace di VINCERE la competizione elettorale ma mettere insieme persone credibili di assoluta dirittura morale, di acclarate capacità professionali, di riconosciute competenze per GOVERNARE. Non si tratta tanto di mettere insieme un gruppo di amici che hanno giurato fedeltà ad un patto intorno al tavolo di un ristorante o in qualche accogliente villa privata. un gruppo per lo più raccogliticcio scelto con la logica selettiva dei PORTATORI DI VOTI ma non DI PORTATORI DI IDEE E DI PROGETTI Questo è un vecchio modo di fare politica nel segno del clientelismo, del familismo e del comparaggio. Con una squadra così si potrà “vincere”, forse, ma di sicuro non si potrà “governare”. Paestum per la sua storia merita altro. Forse mai come in questo momento sarebbe opportuno eleggere un Consiglio Comunale che abbia il ruolo che gli è proprio, quello politico di elaborazione di progettualità nel confronto dialettico di tutti gruppi politici, con il lavoro fecondo di tutte le Commissioni di lavoro e dare all’Esecutivo (sindaco e giunta) il ruolo di operatività sulla base delle indicazioni fornite dall’Assemblea Elettiva. Anche questo è un tema di dibattito elettorale. Non so se ho l’autorevolezza di dare questi suggerimenti e soprattutto di avere qualche speranza, benché minima, di essere ascoltato. Ma sento di doverlo fare, qualunque ne sia l’esito
Se ne rendano conto e si convincano i candidati sindaci con la consapevolezza profonda di dover amministrare non una città qualsiasi, ma una CITTÀ/MONDO. E sappiano che il mondo ci guarda e che le future generazioni ci giudicheranno severamente Siamo ad una SVOLTA: Non possiamo concederci la leggerezza di commettere altri errori. Ne abbiamo fatti fin troppi che ci pesano sulla coscienza.