Da alcuni decenni le Università italiane e straniere hanno attivato corsi di Turismo, promuovendo ricerche rigorose per studiare il fenomeno nella prismaticità delle sue implicazioni. Nascono, così, le nuove professioni impegnate nel marketing, nella promozione, nella offerta e qualificazione dei servizi come nel recupero e nella esaltazione dei beni. È la sociologia del turismo che si dilata nella vasta gamma delle analisi di un settore innovativo e rivoluzionario della cultura e della economia della società contemporanea.
Il concetto di promozione e vendita dei beni immateriali, che trovano nella risorsa cultura il loro punto di forza, prende forma e sostanza ogni giorno di più e si ramifica e germoglia nella coscienza di amministratori locali ed operatori del settore. Si parla, così, sempre più insistentemente di psicologia del turismo con l’obiettivo di affinare la sensibilità di quanti lavorano, a vario titolo, nel vasto ricco e variegato mondo del tempo libero. Il segreto del successo è quello di intuire, a primo acchito, personalità, stato d’animo, sensibilità, grado di cultura e conseguenti interessi del soggetto “cliente” per capirne esigenze, desideri, bisogni e soddisfarli tacitamente, anticipandone le richieste. Ma se sociologia e psicologia del turismo sono scienze interiorizzate e metabolizzate, con convinzione, da buona parte degli operatori pubblici e privati, così non è per l’etica. Sì, perché esiste e reclama ogni giorno di più l’applicazione dei suoi principi l’etica del turismo. Si impone, cioè, un codice di comportamento, che ubbidisce ad una carta decalogo di valori nel rispetto scrupoloso di diritti e doveri.
L’operatore ha il dovere di rispettare i patti su prezzi, efficienza di servizi a tutela della dignità, della salute e della privacy degli ospiti. Deve attrezzarsi al meglio per predisporre un ambiente caldo ed accogliente, simpatico e coinvolgente ma senza invadenza, e/o alla esaltazione di storia e tradizioni dei luoghi con naturale disinvoltura senza supponenza. Il turista ha il diritto di pretendere con fermezza garbata, ma senza arroganza. Ma, a sua volta, ha il dovere di rispettare i luoghi, non violentarne e stravolgerne le tradizioni. L’albergo deve esser la sua casa, anche se momentanea, a cui dedicare attenzione per l’arredo e le attrezzature di servizio, rispetto per il personale, garbo e gentilezza per gli altri ospiti, cura per giardini e spazi comuni. C’è bisogno, cioè, di una naturale e tacita complicità tra operatore ed ospite nella esaltazione della vivibilità di una comunità che, anche se per il breve lasso di una vacanza, è patrimonio di tutti.
Questo vale per l’albergo, per le strutture della ristorazione e della balneazione, come per la più vasta offerta del territorio nella diversità dei sevizi (contenitori culturali, teatri, spazi museali, ecc,) con una cura puntuale alla cornice di ospitalità che l’Ente Pubblico deve attrezzare e garantire. C’è, cioè, un codice di comportamento, una carta –decalogo di valori per tutti: operatori, turisti, amministratori pubblici, nella consapevolezza che il turismo non è solo fenomeno economico, ma volano che innesca meccanismi di sviluppo implicando tutti o quasi i settori della vita produttiva, ma anche e, forse, soprattutto incontro di popoli e di civiltà e, quindi, strumento di crescita culturale e civile di una intera collettività.
Per quel che riguarda specificamente il territorio pestano e la sua kora c’è da sottolineare una considerazione finale. I greci, di cui siamo eredi, consideravano sacro l’ospite che non pagava. A maggior ragione dobbiamo consideralo tale noi, che ne ricaviamo un compenso. In ogni turista c’è sempre una scheggia di Ulisse, un demone della “curiositas”, che lo esalta e guida nell’avventura della scoperta. Facciamo in modo che a Paestum trovi la sconvolgente bellezza e i dolci turbamenti dell’amore di Nausica, le stupefacenti meraviglie del giardino di Alcinoo e la calda ospitalità della sua reggia, prima del ritorno nella casa di Penelope con gli occhi accesi nostalgia di viaggio avventuroso all’insegna dei valori tipicamente greci, del xalòs xai agatòs, vale a dire dell’etica e dell’estetica, come è logico che sia in una delle più belle e meglio conservate città della Magna Grecia.