Come promesso anche la mia riflessione di oggi è dedicata al turismo, che è, innanzitutto, uno stile di vita a difesa del Decoro e della Bellezza.
Nella pratica del turismo non interessa più l’andare altrove, ma lo stare altrimenti, non dove si va, ma come e con chi si sta e cosa si fa, come sostengono acutamente gli studiosi dei fenomeni sociali. Di qui la necessità di promuovere qualità nell’offerta della vacanza. La qualità la fanno prevalentemente i beni, ma anche e forse soprattutto i servizi. E a Paestum e nell’intero territorio c’è deficit di servizi di eccellenza per qualità e quantità. Cominciamo dall’accoglienza. Il turista arriva a Paestum o via treno o intrappolato in bus da viaggi organizzati o con auto propria. Nel primo caso approda ad una stazione lunare, impresenziata come sottolineano con brutto termine i burocrati di Trenitalia. Non trova un punto ristoro né una edicola e men che meno un info-point. Può usufruire alla bisogna di servizi igienici non curati ed il più delle volte impresentabili. Si avvia, incerto e stralunato senza neppure una segnaletica di riferimento, degna del nome, lungo il viale alberato sconnesso e maltenuto prima di approdare nella gloria del sole alla visione delle colonne doriche dei templi maestosi e della straordinaria area archeologica. I bus da medio e gran turismo scaricano nell’area del parcheggio (!?), un campo sterrato in piena area archeologica dove rovescia veleni da ossido di carbonio anche e soprattutto sugli attigui pubblici servizi (ristoranti e bar), naturalmente abusivi la maggior parte, manco a dirlo. Qui i malcapitati, a comando di guide energiche, vengono irreggimentati per la traversata. Visita fugace all’area archeologica ed al museo e successivo accampamento in ristoranti, trattorie, pizzerie con pasti di discutibile qualità ma alte percentuali sottobanco agli organizzatori dei tour. Chi dispone di auto propria, nei mesi estivi, respira gli stessi veleni di ossido di carbonio lasciati in città, impazzisce per un parcheggio con la reiterazione nervosa delle situazioni da metropoli nelle ore di punta. Ed è fortunato se non è appestato dai miasmi dei contenitori stracolmi di rifiuti non smaltiti. Il mare è la meta preferita per quanti arrivano dalle città o calano dai paesi dell’entroterra. Da Foce Sele al Solofrone le strade sono intasate e le lamiere roventi avanzano a passo d’uomo con la massima concentrazione nella zona Laura. Neppure l’ombra di una postazione a cui fare riferimento per uno straccio di informazione. L’Azienda del Turismo, appartata nella Piazzetta della Basilica Paleocristiana, non si apriva all’esterno, quando c’era, con una rete di Uffici-informazione nei punti strategici (stazione ferroviaria – Laura – Capaccio Scalo, ecc.) ed un esercito di ragazzi/studenti degli istituti turistici motivati ed orgogliosi di maturare professionalità in stage di lavoro a postazione di svincoli ed incroci affollati. I trasporti dovrebbero poter contare su bus-navette (in verità da qualche anno ci sono ma assolutamente insufficienti) a raccordo delle isole-arcipelago della pianura, dove sono disseminati santuari pagani e cristiani, sorgenti ed eccellenze ambientali, dimore gentilizie e borghi rurali, aziende agricole e botteghe artigiane che meritano di essere immesse nel circuito/mercato della fruizione attraverso una rete feconda di interconnessione tra le varie filiere dell’offerta agricola-zootecnica-artigianale nel comune denominatore della cultura nell’accezione prismatica del termine. E l’elenco potrebbe snocciolarsi all’infinito con l’assistenza sanitaria non sempre puntuale, l’igiene pubblica trascurata, lo smaltimento dei rifiuti inadeguato, l’ambiente sfregiato, la cultura sottovalutata o dimenticata. Eppure sono oltre cento milioni in Italia e nel mondo i turisti che i sociologi definiscono consapevoli, vale a dire attenti e motivati nella scelta della vacanza tra numerose opzioni. Cercano una giornata a mare, pulito ed attrezzato, nella buona stagione, o una escursione tra monumenti di pregio e specificità ambientali, nella bassa, un pasto di qualità a base di tipicità territoriali in un ambiente accogliente, un concerto o una serata letteraria in un contenitore di prestigio. Si tratta di un segmento di cultura medio/alta, di spiccata sensibilità e di discrete possibilità economiche. Paestum e l’intero territorio della sua kora potrebbero soddisfare appieno queste esigenze, se solo si attrezzassero al meglio. Ed è per questo che la città ed il territorio circostante nel suo insieme si debbono dare uno stile di vita all’insegna della cortese eleganza, con sobrietà senza ostentazione, con naturalezza e disinvoltura, senza sbavature, con semplicità e spontaneità. Basta eliminare la cialtroneria, l’improvvisazione ed il pressapochismo. È l’unica strada efficace per combattere il DEGRADO ed esaltare al BELLEZZA, perché, a ben pensarci, IL TURISMO VENDE BUONGUSTO E BELLEZZA. Facciamo in modo che i nostri turisti, che dobbiamo augurarci sempre più numerosi lungo tutto l’arco dell’anno, possano e sappiano cogliere e sentire che tutto questo è connaturale ai Pestani. Ricordiamoci che per i nostri Padri Greci l’ospite era considerato “sacro” e lo accoglievano con rispetto, ed, ovviamente, gratis nella loro casa. A maggior ragione dobbiamo trattare con identico rispetto l’ospite turista, che, oltretutto ci paga e, spesso, anche profumatamente. Questa garanzia la può dare, anzi la deve dare, un’Amministrazione Comunale efficiente, che possa contare su di un sindaco motivato e determinato, su di un Assessore al Turismo ed alla Cultura di acclarata competenza e di straordinaria sensibilità per tutelare ed esaltare DECORO e BELLEZZA.