C’è il rischio, serio, di essere ripetitivi, ma Franco Alfieri, paradossalmente sta letteralmente dominando anche questa campagna elettorale. L’ultimo successo è arrivato sabato sera quando in Piazza Vittorio Veneto il sindaco uscente ha aperto il primo comizio di Adamo Coppola. In realtà più che un’ufficiale presentazione del nuovo candidato a sindaco nel salotto della città si è assistito a una celebrazione dei dieci anni alfieriani. Un video, di ben quaranta minuti, ha introdotto il suo intervento. Un docu-film che in pratica ha sottolineato, per l’ennesima volta, tutte le conquiste dell’amministrazione.
Al termine della proiezione ha preso subito la parola Adamo Coppola: “Dopo quanto visto fermarsi sarebbe un delitto”, ha esordito il candidato a sindaco. “Dieci anni fa avevamo una città in ginocchio e Franco fu l’unico a dirci ‘ce la faremo’. Il mio messaggio è lo stesso di allora: abbiate speranza perché la nostra città continuerà a migliorare”. Per il resto non ha lasciato molti messaggi, se non qualche stoccata ai suoi antagonisti (soprattutto del Movimento Cinque Stelle): “Basta con le compagne elettorali basate sull’odio, noi vogliamo confrontarci sulle idee”. Chiuso il discorso di Coppola, c’è da ripetere senza grandi passaggi, è stata la volta di Alfieri. La vera star della serata, la dimostrazione arriva stesso dal pubblico presente che riserva al primo cittadino un grande applauso (e non sarà l’unico). “Cari amici, era difficile parlare in questa piazza nel 2007 – ha subito detto Alfieri – Dinanzi a una grande attesa e soprattutto dinanzi a una piazza triste. Davanti a essa ho preso degli impegni che sembravano quasi dei sogni. Oggi, non vi nascondo, è altrettanto difficile parlare però sono sereno perché le immagini appena viste sono la testimonianza del lavoro fatto. Potrei anche non dire nulla, le immagini hanno parlato al mio posto. Quanto visto però, e quanto fatto, è grazie a voi che avete avuto il coraggio di cambiare accettando la sfida che lanciammo dieci anni fa. Questo è il mio congedo, Agropoli mi ha regalato un grande privilegio quello di essere il timoniere di questa grande città. Ma proprio nel momento del concedo è giusto fare i ringraziamenti, dopo il popolo gli amici della prima e della seconda giunta. In dieci anni siamo stati una grande famiglia con tutti i suoi pregi e difetti”. Archiviati i convenevoli di rito Alfieri gonfia il petto, alza il tono della voce e suona la carica: “In tutta Italia, in questi dieci anni, nessun paese ha fatto quanto Agropoli. Un tale sviluppo non si è visto da nessuna parte. La nostra politica, programmata e competente, ha posato le sue basi sui simboli della città. La fornace e il castello su tutti, ma non dimentichiamo le strutture per la fruizione dei cittadini come la stazione degli autobus. Abbiamo anche fronteggiato gli ostacoli che lo Stato ci ha posto davanti, abbiamo difeso infatti il giudice di pace, che oggi è nel pieno centro cittadino, l’agenzia delle entrate e faremo lo stesso in qualunque occasione si presenti”. Non solo conquiste però. E allora Alfieri ricorda con grande pathos anche il momento della chiusura dell’ospedale di Agropoli: “Il 30 settembre 2013 ci hanno chiuso l’ospedale per rappresaglia politica, e oggi gli amici pentastellati portano Luigino Di Maio – che ha fatto una bella carriera, da steward San Paolo a vicepresidente della Camera, altro che Franco Alfieri – a fare le passeggiate durante le campagne elettorali. Ma io chiedo dov’era quando ad Agropoli ci chiudevano l’ospedale. Purtroppo ai detrattori è andata male, perché Agropoli si sta muovendo per riavere tutti i suoi diritti, soprattutto quello alla salute”. Chiuso il “capitolo ospedale” è la volta della concorrenza alla quale il sindaco uscente non le manda certo a dire: “Ma in questi giorni ci troviamo spesso di fronte ai paradossi. Sento dire che non va bene un sindaco eletto con il 90% dei voti mentre è di valore un candidato sindaco che era candidato proprio con il sottoscritto. Prese 18 voti, oggi ce lo ritroviamo candidato a sindaco della città”. Chiuso il capitolo Cinque Stelle, si torna a parlare di Agropoli e di quanto fatto nel settore turistico: “Oggi abbiamo una città viva per tutto l’anno. Abbiamo dati che parlano da soli: nel 2007 avevamo 40 bar, oggi ce ne sono 133; c’erano 38 ristoranti, oggi 91; i posti letto erano 600, oggi più di 2000. Abbiamo creato i presupposti per superare anche i problemi che ancora ci sono come la disoccupazione. Avremo la FrecciaRossa, il Metrò del Mare con il quale c’è già un contratto per i prossimi 4 anni. Agropoli è una città che si sta imponendo”.
Il grosso è fatto, le strutture più impensabili le abbia donate alla città. Ma non vi nego che faremo altro, renderemo questa città un punto di riferimento per tutta la Regione. Sento parlare però ancora di comitati, ad esempio ‘Difendiamo Trentova’. Ma da cosa mi chiedo? Trentova è del Comune, l’abbiamo comprata e resa inedificabile!”. La chiusura, infine, è di pieno stampo alfieriano: “Sono sicuro che la gente sa scegliere, andremo ancora avanti insieme grazie al lavoro di Adamo. A me non resta che ringraziare per questa esperienza, soprattutto sotto l’aspetto umano prima che politico. Sento di aver fatto il sindaco con tanta umanità e spero di rimanere nel ricordo delle persone. Ma il mio lavoro per Agropoli, comunque, non finisce qua. Questa è una città che mi ha dato tanto e lavorerò ancora per lei”.