Un vero e proprio shock. Una notizia che di solito si legge sui giornali o si ascolta al tg. Agropoli è piegata in due, china per il dolore di un omicidio brutale che le ha portato via un ragazzo di soli vent’anni e con tutta la vita ancora da vivere. Marco Borrelli è stato ritrovato venerdì pomeriggio vicino l’ingresso del “Parco le Ginestre”, alle spalle della stazione ferroviaria. Dalla sera prima si erano perse le sue tracce ma nessuno, forse, era arrivato a pensare una fine così brutale. A sgozzarlo è stato l’italo-tunisino Mrabet Nezar, un omicidio a fondo passionale, i due erano in competizione per la stessa ragazza (ex moglie e madre di due figli dell’omicida). Ma procediamo con ordine. Come detto si perdono le tracce di Marco Borrelli già giovedì sera quando i familiari fanno scattare l’allarme, le ricerche si attivano subito ma il ritrovamento avviene solo venerdì intorno alle 15. Dopo poche ore arriva subito il fermo di Mrabet Nezar, l’allora presunto omicida viene subito portato in centrale ad Agropoli dove viene interrogato. Qui, anche grazie alle prove schiaccianti raccolte dagli inquirenti, arriva il crollo con Nezar che confessa quasi subito il brutale gesto. Caso chiuso. Eccellente quindi il lavoro del nucleo operativo di Agropoli, bravo a risolvere il caso in meno di quarantotto ore, sotto la guida del capitano Francesco Manna. Ricostruite inoltre anche le ultime ore del povero ventenne. Il tutto sarebbe accaduto intorno alle venti quando Nezar si sarebbero dati appuntamento proprio sul luogo del delitto dove inoltre i Carabinieri hanno rinvenuto numerose macchie di sangue che si trascinano dalla strada fino al luogo del ritrovamento del corpo. Da valutare però se prima del colpo alla gola ci sia stata una colluttazione e se il Borrelli al momento dell’omicidio si trovasse da solo o in compagnia dell’ex compagna di Nezar. Al vaglio degli inquirenti c’è anche l’ipotesi che Nezar non abbia agito da solo ma questo e altro sarà chiarito dalle indagini che proseguono comunque senza sosta. Interrogati infatti anche i famigliari della vittima e altre persone vicine alla stessa. La confessione di Nezar, inoltre, secondo indiscrezioni sarebbe stata scioccante fin da subito: “Volevo un chiarimento – avrebbe detto l’omicida – poi l’ho accoltellato. Non volevo ammazzarlo, ho anche tamponato la ferita ma una volta accortomi di non poter più fare nulla ho nascosto il corpo”. Una volta individuato il colpevole ora le indagini si soffermeranno senza dubbio in vista del processo quando il giudice dovrà decidere se si è trattato di omicidio premeditato o preterintenzionale. A difendere l’italo-tunisino ci sarà l’avvocato Antonio Mondelli che già si è espresso pubblicamente sull’accaduto: “E’ Un delitto che nasce da un movente passionale e da una situazione di degrado. Un matrimonio fallito con separazione dai figli che ha fatto nascere nel mio assistito una rabbia verso il ragazzo assassinato ritenuto colpevole della distruzione del nucleo familiare”. Questo dice il legale dell’italo-tunisino. Sull’intenzionalità del gesto invece lo stesso commenta invece così: “Noi riteniamo abbia agito di impeto, con la vittima c’è stato un incontro ma nulla faceva presagire a qualcosa di particolare. Dobbiamo anche considerare che abbiamo difronte una persona italo-tunisina con un credo e delle usanze particolarmente diverse dalle nostre. Per loro c’è ancora un concetto della famiglia particolare. Il mio assistito ha visto nella vittima un tradimento, insieme con la moglie, che ha portato allo scatafascio il suo nucleo famigliare. Noi la definiamo una reazione di impeto di accumulo, come del resto la si definisce anche in giurisprudenza”. Inutile dire che in città è nato un forte sgomento e una seria preoccupazione. L’omicidio Borrelli è infatti il terzo episodio grave dell’ultimo anno. I precedenti fortunatamente non avevano causato nessuna vittima ma si era trattato a tutti gli effetti di altri due tentati omicidi. All’episodio non sono mancati i commenti politici, anche con qualche strascico polemico. Diverse, infatti, le reazioni dei tre candidati a sindaco. Adamo Coppola ha lasciato un messaggio su facebook unendosi al cordoglio della famiglia. L’Ing. Abate ha invece deciso di sospendere ogni tipo di iniziativa pubblica. E a far discutere è invece un post del candidato Cinque Stelle Consolato Caccamo. “Sembra quasi inutile dire: l’avevamo detto. Ma l’avevamo detto. E fummo accusati di allarmismo. Ci eravamo andati vicino, molto vicino. E solo il caso ci aveva salvato. – scrive Caccamo – Da allora nessun intervento, nessun sussulto, nulla. Anzi. Si è giocati allo struzzo, al negazionismo, al cosa di nulla. Roghi, accoltellamenti, furti, in gergo tecnico sono definiti dei “reati spia o sentinella” contigui e collegabili alla criminalità organizzata. Ma ad Agropoli lo spettacolo dell’arte illusoria deve andare avanti. Sagre, manifestazione, eventi. Nulla si ferma davanti manco la morte. E andrà avanti, anche oltre. Finché saremo noi a decidere una svolta. Decisiva. Qualcuno potrà pure dire oggi non è il momento di parlare. Io invece lo faccio oggi come ho fatto sempre. La mia vicinanza alla famiglia di questa ennesima vittima non può che essere anche l’impegno a credere fermamente che sia proprio il momento di metterci un punto e dire Mai Più”. Insomma parole che hanno il sapore della speculazione, e non sembrava affatto il caso. Inoltre parlare di criminalità organizzata, quando è chiaro che né vittima né carnefice possono essere associati a tale mondo, è sembrato eccessivamente fuori luogo. Infine c’è da registrare la reazione della cittadinanza, per niente uniforme perché se da un lato gli abitanti della frazione Moio, dove abitava Marco, hanno deciso di chiudersi nel silenzio, mostrando solo con un palloncino bianco fuori dalle proprie case l’immenso dolore, dall’altro molte persone sui social network hanno puntato il dito sull’impossibilità di integrazione per culture così diverse. Alimento così le già numerose discussioni sul tema dell’immigrazione.
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