di Veronica Gatta
Cosimo De Giorgi, studioso pugliese che amava definirsi “povero operaio della scienza”, nella primavera del 1881 fu incaricato dal “Reale Corpo delle Miniere” di Roma di compiere un’esplorazione geologica nel Cilento per realizzare la prima carta geologica del comprensorio. Per adempiere ai suoi compiti, De Giorgi percorse, osservò e studiò attentamente i paesi del nostro territorio.
Dal suo studio è nato il libro “VIAGGIO NEL CILENTO – Gli uomini, le donne, la terra, i paesi, i monti e i fiumi” (Galzerano editore), oggi arrivato alla terza edizione.
Nonostante fosse stato incaricato di svolgere essenzialmente un lavoro tecnico – la carta geologica del Cilento, appunto – fu fortemente colpito dalle misere ed infelici condizioni di vita e di lavoro del popolo cilentano e denunciò a tutto il Paese questa inaccettabile situazione sociale.
Cosimo De Giorgi testimoniò che il contadino cilentano era un gran lavoratore: lavorava moltissimo, era svelto, sobrio, onesto, morigerato, ma sfruttato oltre ogni dire: la misera paga bastava appena a sfamarlo e gli abusi dei proprietari e dei cosiddetti “galantuomini” erano all’origine dell’inarrestabile emorragia causata dall’emigrazione transoceanica, che ammiseriva e spopolava ancor di più i paesi del Cilento, paesi isolati tra di loro e dove addirittura le frazioni non erano collegate al capoluogo da alcuna “strada carrozzabile”.
De Giorgi denunciò con coraggioso sdegno lo squilibrio sociale che trovò nel Cilento rispetto ad altre zone d’Italia. Fu però colpito dalla bellezza delle donne, dall’ospitalità cilentana, dai superbi panorami e dalla bellezza del paesaggio.
Il riscatto del Cilento De Giorgi lo intravide nel suo futuro sviluppo turistico e industriale: «Sarei ben lieto se colle mie parole potessi spronare gli italiani del Nord e del centro a visitare queste contrade, a promuovervi e magari crearvi le industrie, ed a frenare l’emigrazione dei contadini che qui avviene tutti gli anni e su larghissima scala. Sarebbe un’opera patriottica e molto remuneratrice».
De Giorgi ritenne che il riscatto e la rinascita civile del Cilento può avvenire grazie alle scuole, soprattutto quelle agrarie, che dovrebbero promuovere e migliorare l’agricoltura ma che, invece, non sono per nulla diffuse sul territorio.
È un libro scritto più di centotrenta anni fa ma sarebbe interessante confrontare le situazioni descritte da De Giorgi con quelle attuali per verificare cosa è cambiato… a che punto è il dramma delle strade cilentane … quanto è migliorata la viabilità? Quanto si è sviluppato il turismo? I datori di lavoro (una volta coloni/gentiluomini) sfruttano ancora i propri dipendenti, specialmente se giovani e senza esperienza? Quanto è ancora forte l’emigrazione della giovane (e meno giovane) forza lavoro?
Dal 1881 ad oggi si può dire che nel Cilento ci sia stato un progresso reale? O solo apparente? A voi l’ardua sentenza …