di Adriana Coralluzzo
Oggi incontriamo un giovane calciatore cilentano, classe 1995. Partito dall’Herajon, nel 2006/07 arriva la chiamata dell’Empoli e con la casacca degli Esordienti toscani realizza 77 reti in due stagioni. Dopo 7 anni dall’esplosione calcistica lo intervistiamo per scoprire se il talento ha un orologio, se in questa rubrica possono far parte solo baby campioni oppure la serie D è già un arrivo. Dal 2007 sono passati molti goal e il baby campione è diventato un uomo con obiettivi ben precisi, in campo come nella vita. Signori e signore vi presento Paolo Marciano:
A quanti anni hai iniziato a giocare a calcio e in quale società?
Ho iniziato a giocare a calcio all’età di sei anni, nella squadra del paese in cui vivevo Paestum. Ma già all’età di undici anni mi sono trasferito ad Empoli, dove ho cominciato il mio percorso professionistico; dopo di che sono stato tre anni a Firenze, uno a Taranto e uno a Catania. Molti infortuni hanno rallentato il mio cammino per questo motivo sono sceso in serie D dove ho vestito le maglie di Poggibonsi, Aversa Normanna.
Che ricordi hai del primo mister, quali insegnamenti morali, oltre che tecnici, ti ha lasciato?
In questo percorso ho avuto tanti allenatori e ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa.
In quale squadra giochi ora e che obiettivi personali hai?
Ad oggi gioco nella Madrepietra Daunia, squadra del paese di Apricena in provincia di Foggia, squadra militante in serie D. Abbiamo un obiettivo: quello di mantenere la categoria.
Per un atleta al tuo livello è difficile conciliare sport e scuola?
Non è difficile conciliare scuola e sport, con molta dedizione si posso portare avanti entrambe le attività, ad oggi sono iscritto all’università di Perugia alla facoltà di scienze motorie, il mio obbiettivo oltre che giocare a calcio è quello di laurearmi.
Cosa ti manca della tua terra?
Della mia terra mi mancano le cose quotidiane,i miei amici,la mia famiglia,però ho intrapreso questa strada da tanto tempo e mi sono molto abituato,ma Paestum è sempre dentro di me!
Quanto è vicino il sogno nazionale, hai partecipato a qualche raduno?
A livello nazionale ho vestito la maglia azzurra all’età di 16 anni, nel torneo 4 nazioni, disputatosi in Portogallo, esperienza che porterò dentro di me per sempre.
Come vedi il tuo futuro di calciatore e di uomo?
Il mio futuro lo vedo ancora tra i campi di calcio, oltre ad essere un lavoro è la mia più grande passione e farò di tutto per proteggerla. A livello umano vorrei realizzarmi anche nell’ambito scolastico, laureandomi. E ovviamente un altro mio obbiettivo è quello di creare una famiglia, ma per quello è presto ci penserò più avanti (ride).