di Alberto Di Muria
La sterilità maschile può dipendere da varie condizioni patologiche e non. Scoprirle, con l’aiuto di un andrologo, è fondamentale per intraprendere un percorso terapeutico valido ed efficace. Una prima distinzione può essere fatta tra cause ostruttive, nel caso il paziente sia incapace di far uscire gli spermatozoi durante l’eiaculazione, e non ostruttive, nel caso si registri l’effettiva incapacità di produrre un numero sufficiente di spermatozoi od una qualità spermatica idonea alla fecondazione.
In accordo con i risultati di numerosi studi, il numero di spermatozoi nell’eiaculato maschile è andato progressivamente riducendosi negli ultimi decenni, fino ad oltre il 50%, a testimoniare l’incidenza negativa dell’inquinamento, delle malattie infettive a trasmissione sessuale e di altri fattori tipici delle società industrializzate, quali un’alimentazione scorretta, lo stress, l’inattività fisica e l’obesità. La diffusione del problema è talmente elevata, tanto che più di un italiano su dieci è sterile, da essere considerata una vera e propria malattia sociale.
Un ridotto numero di spermatozoi nell’eiaculato, inferiore ai 40 milioni per ml, viene indicato con il termine medico oligospermia. In questo caso le probabilità di fecondazione sono tanto minori quanto più basso è il numero di spermatozoi prodotto. Tra le cause di oligospermia ricordiamo l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, l’assunzione di alcuni farmaci, le infezioni delle vie genitali, alcune malattie sistemiche, diverse disfunzioni ormonali e l’esposizione a condizioni ambientali sfavorevoli, quali radiazioni, inquinanti industriali, eccessiva esposizione dei testicoli al calore. La terapia farmacologica si basa pertanto sulla somministrazione di ormoni capaci di stimolare la spermatogenesi.