di Veronica Gatta
Sabato 21 gennaio, presso la sede del Centro della Biodiversità di Vallo della Lucania, si è tenuta una manifestazione sul tema della riforma della legge relativa ai Parchi Nazionali. È stata un’importante occasione e un momento di confronto e riflessione su un tema che interessa da vicino anche il territorio della nostra Area Protetta. Molte le personalità presenti e gli interventi: i saluti e l’introduzione sono stati affidati al Presidente di Federparchi, Gianpiero Sammuri, al Presidente della Comunità del Parco, Salvatore Iannuzzi, e al Sindaco di Vallo della Lucania, Antonio Aloia. A seguire i contributi dei Parlamentari del nostro territorio, Simone Valiane, Sabrina Capozzolo e Angelica Saggese, e quelli dell’on. Tino Iannuzzi – Vice Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati – e dell’on. Enrico Borghi – relatore della legge in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati.
Al centro del dibattito – in una sala gremita di sindaci, amministratori e associazioni dell’Ente Parco – la riforma delle aree protette approvata in prima lettura al Senato e ora in discussione alla Camera. Ma non solo…
La tavola rotonda che si è tenuta al Centro della Biodiversità è stata anche occasione di confronto sulla proposta degli amministratori del Parco, di rendere quest’ultimo, un “paradiso fiscale”, una “zona franca”.
Iannuzzi, sindaco di Valle dell’Angelo e presidente della comunità del Parco, si è fatto portavoce delle istanze dei sindaci e ha precisato: «Il governo nazionale deve compensare le popolazioni del Parco per i limiti e le restrizioni imposte dal regime protezionistico della natura perché vivere nell’area protetta costa di più che vivere fuori. Le grandi città possono continuare a vivere soltanto perché i paesi del Parco garantiscono ossigeno e contribuiscono a rispettare le normative nazionali e in particolare gli impegni del protocollo di Kyoto. Lo Stato pertanto deve garantire incentivi speciali a coloro che patiscono i vincoli di un’area protetta». Il primo cittadino di Valle dell’Angelo ha fatto l’esempio dell’accise sui carburanti spiegando che eliminarlo comporterebbe importanti agevolazioni per la nostra comunità. Altre agevolazioni fiscali potrebbero essere previste per chi decide di realizzare la propria abitazione nell’area protetta o avviare un’attività imprenditoriale.
Cilento, paradiso fiscale, quindi, significherebbe vivere una vita meno cara, dove il carburante costerebbe la metà, non si pagherebbe l’iva sui materiali utilizzati per la realizzazione di nuove abitazioni e per la produzione dei prodotti tipici locali. Un Cilento dal quale i giovani non sarebbero più costretti a fuggire per andare alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore. Utopia? Forse no! L’onorevole Borghi, però, ha precisato: «Sicuramente nella riforma prevediamo agevolazioni fiscali per le aree protette ma saranno applicate solo ai comuni dei Parchi che realmente hanno una sofferenza economica e sociale».
Tutti i dettagli della riforma sono stati illustrati dalla delegazione parlamentare del Pd (Sabrina Capozzolo, Salvatore Iannuzzi, Angelica Saggese e Simone Valiante) che sta lavorando sulla legge. «L’obiettivo – ha tenuto a precisare la Capozzolo – è quello di far divenire i Parchi reali strumenti di sviluppo locale. Puntiamo sulla semplificazione normativa e riteniamo rivoluzionario il riconoscimento del ruolo degli agricoltori che entrano a far parte del direttivo e dunque nella governance del parco».
Intanto, però, scoppia la polemica tra Forza Italia e Pd. Il Vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, avendo notato che gli interventi del convegno erano affidati esclusivamente ad esponenti del PD, ha reagito duramente ed ha annunciato di aver presentato – insieme ai Senatori Fasano e Cardiello – un’interrogazione al Ministro Galletti, per sapere “se non ritenga che questo atteggiamento da parte del Presidente del Parco, anche in considerazione dell’argomento trattato che interessa tutti gli abitanti della zona, sia una assoluta mancanza di rispetto nei confronti delle popolazioni che hanno scelto di essere rappresentate da esponenti politici non appartenenti al Pd» (come si legge nell’interrogazione). Gasparri ha continuato affermando che si sarebbe rivolto alla Corte dei Conti e all’Autorità Anti corruzione per denunciare la «trasformazione del Parco in una cellula di partito”, e ha concluso: «il Presidente del Parco ha di che preoccuparsi».
SCHEDA – COSA PREVEDE LA RIFORMA DELLA LEGGE SULLE AREE PROTETTE
Dopo il via libera al Senato, il disegno di legge sulla riforma dei Parchi approda in commissione Ambiente alla Camera. Un ddl che apporta alcune importanti modifiche alla legge quadro 394, che nel 1991 ha istituito in Italia le aree protette. Si tratta di 23 parchi nazionali che coprono 1,5 milioni di ettari, riguardano 18 regioni e includono 530 comuni, per la gran parte piccoli o piccolissimi comuni.
La legge di riforma ha avuto un iter complesso e travagliato. Rimasta lettera morta in commissione al Senato per ben sette anni, lo scorso novembre ha avuto l’ok di Palazzo Madama con 154 sì, 47 no e 6 astenuti.
Sostenuta dal Pd e dalla maggioranza, la riforma viene presentata come una necessaria semplificazione utile ad accelerare le procedure e conferire ai parchi più sovranità sui beni demaniali e più competenza sulla gestione della fauna. Ma per gli ambientalisti la nuova legge mira ad abbassare la tutela nazionale a livello localistico e dà più spazio ai partiti nel governo dell’ambiente.
Ma quali sono le misure più importanti della nuova legge?
- Innanzitutto una riforma della governance che viene snellita nei numeri ma allargata negli interessi rappresentati.
- Il parco assorbe le funzioni del piano di sviluppo economico e sociale, che viene abrogato e assume anche il ruolo di strumento con cui il parco può disciplinare iniziative economiche di valorizzazione del territorio del patrimonio edilizio e delle attività tradizionali e agro-silvo-pastorali, nonché di turismo sostenibile.
- Il controllo della fauna selvatica prova a rispondere con maggiore efficacia ai problemi legati alla presenza di specie alloctone e invasive come il cinghiale e gli altri ungulati e viene introdotto il parere preventivo e obbligatorio dell’Ispra per qualsiasi intervento faunistico nei parchi. Per le attività già esistenti nei parchi e che creano un impatto sull’ambiente naturale si prevede il pagamento di un contributo economico finalizzato a salvaguardare la biodiversità.
- Infine si aggiorna la gestione delle aree marine protette, risalente in parte al 1982, e la si rende più conforme a quella delle aree terrestri.
Ma le novità introdotte hanno sollevato molte obiezioni da parte delle associazioni ambientaliste. Per Rossella Muroni, presidente di Legambiente, “la riforma, nonostante la parti positive e le innovazioni introdotte, non soddisfa completamente perché non fornisce ai parchi gli strumenti per affrontare le sfide che il cambiamento climatico impone a chi deve tutelare e frenare la perdita di biodiversità, non dà indicazioni sul consumo di suolo e non dà una spinta alla crescita dell’agricoltura biologica nelle aree protette”. Agli agricoltori, invece, la legge piace: “Si riconosce finalmente il ruolo dell’agricoltura di qualità nell’economia dei Parchi – sostiene la Cia-Agricoltori Italiani – che è stata in questi 20 anni il principale alleato degli enti di gestione per garantire la tutela delle produzioni tipiche locali e un presidio di legalità”.
Ma secondo Legambiente le modifiche apportate sono ancora insufficienti per rilanciare i parchi e proiettarli nello scenario almeno dei prossimi venti anni, “perché la legge – continua Muroni – non affronta con decisione i temi del rapporto con le comunità locali e con chi nei parchi lavora e produce nel rispetto dell’ambiente”. L’associazione fa anche delle richieste precise, come abolire l’albo dei direttori dei parchi, definito “anacronistico”, e reclutarli attraverso un bando pubblico come avviene negli altri comparti della PA. Chiede inoltre che si apra la governance ai giovani e alle donne e si intervenga sulla deriva localistica, frutto della cattiva politica che usa le nomine dei parchi per finalità di partito: “Gli esperti – conclude la presidente dell’associazione – troppe volte vengono scelti tra le seconde file delle amministrazioni locali”.