Giovedì 12 gennaio alle ore 11,00 presso gli spazi di daZero – Pizza e Territorio a Vallo della Lucania (SA) sarà presentato alla stampa il progetto “Una pizza per l’Africa”, nato da un’idea di Profagri Salerno, dell’organizzazione di produttori TerraOrti e di Slow Food Campania.
Nell’edizione 2017 della Guida “Osterie d’Italia” (Slow Food Editore) sono state inserite per la prima volta anche pizzerie dislocate al di fuori dell’area metropolitana di Napoli. Nella provincia di Salerno risultano segnalate quattro pizzerie: Resilienza (Salerno), Tre Voglie (Battipaglia), Negri(Pontecagnano Faiano), daZero (Vallo della Lucania). Le stesse sono presenti anche nella sezione “Guida alle Pizzerie” del libro “Pizza. Una grande tradizione italiana” (Slow Food Editore, 2016). Per celebrare questo momento, l’organizzazione di produttori TerraOrti e Profagri Salerno hanno realizzato 350 barattoli di passata di pomodori della Valle del Sele, i quali saranno distribuiti a titolo gratuito a persone che si occupano di questioni di agricoltura, gastronomia, istruzione, comunicazione, ambiente, cultura, associazionismo, volontariato e politica. Le persone selezionate si impegnano ad andare a degustare una pizza in una delle quattro pizzerie partner del progetto, chiedendo sia utilizzata la passata di pomodoro che esse stesse conferiranno. A fronte del piccolo risparmio ottenuto con l’uso della passata, le pizzerie sottoscrivono l’adozione di uno dei 10.000 orti in Africa della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus.
«Riteniamo che questa iniziativa – spiega Giuseppe Orefice, Presidente Slow Food Campania – valorizzi fortemente la rete che Slow Food prova a creare nella costruzione di sistemi locali del cibo: l’agire locale e il pensare globale ben si sintetizzano in un progetto in cui artigiani pizzaioli, organizzazioni di produttori, studenti e insegnanti di un Istituto agrario modello si mettono insieme per portare valore in comunità molto distanti da noi, quelle africane, le quali potranno riprendersi parte della propria sovranità alimentare grazie alla creazione di un orto».