di Giuseppe Tarallo Le ricette sono diverse e parziali ma lasciando da parte quello che viene da una polemica interna del PD vallese-salernitano o quella ‘demagogica e populista’, e soprattutto sterile, di Cammarano secondo cui il Parco avrebbe sprecato soldi per farfalle e uccellini mentre la fida pascoli viene aumentata dai Comuni -e non certo dal Parco- da quegli stessi comuni cui si chiede poi di fare un referendum x uscire dal Parco…per andare dove o per fare cosa non si sa. Ma veniamo alle proposte più serie di Iannuzzi e Chirico.. Durante la mia Presidenza del Parco abbiamo richiesto ripetutamente ma senza successo la NO TAX AREA per l’area protetta e così feci all’interno di Federparchi a favore dell’intero sistema dei Parchi e di quelle che oggi chiamiamo “aree interne”. E questo non tanto o solo per compensare le popolazioni locali delle restrizioni e dei vincoli imposti dal Parco solo perché subiti e sopportati senza la capacità di trasformarli da limiti in un’opportunità per uno sviluppo duraturo e di qualità. E insieme alla NO TAX AREA si chiedevano anche maggiori finanziamenti per le aree protette ( non solo a favore dell’Ente Parco ma anche dei comuni che ne fanno parte) da sempre largamente insufficienti a garantire il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e locale cui gli articoli 7 e 14 della legge istitutiva facevano pensare. Il motivo vero era essenzialmente quello che Nino Martino ,uno dei direttori storici dei Parchi italiani espresse ed illustrò in un importante e storico articolo pubblicato proprio su La Repubblica nel periodo in cui come Federparchi si faceva questa proposta . Quale era la ragione principe di questa richiesta più che legittima che si avanzava a favore delle aree naturali del Paese? Era che grazie ai servizi e benefici “ambientali” che ne derivavano all’intero paese lo Stato italiano risparmiava e compensava a fronte del debito di inquinamento (di aria, acqua e suolo) e alterazioni ambientali e climatiche che i paesi c.d. sviluppati e industrializzati producevano e quantificabile in miliardi di euro. Per cui i maggiori finanziamenti e misure quali la fiscalità di vantaggio erano poco più che ‘simboliche’ compensazioni dei crediti ambientali che i Parchi e le aree naturali del paese producevano a favore di tutti come salubrità dell’aria, ossigeno e acqua,‘fabbricati’ dai nostri boschi,sorgenti di fiumi etc. Infatti basterebbe pensare per es. dove ‘nasce’ l’acqua potabile che disseta e approvvigiona città industrie ,opifici e gli stessi campi e le altre attività umane. In quell’articolo Nino Martino faceva esempi ed esercizio di contabilità pubblica per dimostrare il debito che lo Stato e l’intero paese avevano nei confronti dei Parchi come vere ‘fabbriche’ e custodi di natura,di vita e benessere. Io a questo ragionamento,di cui all’interno di Federparchi ero tra i principali propugnatori aggiungevo un altro non trascurabile aspetto e relativa richiesta: grazie ai Parchi cresceva il valore e il ‘prezzo’ di beni immobili servizi e prodotti di cui come utenti pagavamo il maggior onere senza averne come territorio,comunità e come Parco nessun beneficio che invece andavano a favore solo dello Stato e dei privati. Questa credo che sia la solida base che motiva la richiesta di cui si fa parzialmente portavoce il Presidente della Comunità del Parco Iannuzzi. Quanto alla proposta che viene ascritta a Chirico che comunque ha il merito di rilanciarla con proposte anche concrete per il comprensorio dell’Alento, il Parco e tanti anche individualmente e da tempo (io stesso come altri) la propongono e ripropongono:quella della autosufficienza alimentare ed energetica che ogni comune (e in esso ogni famiglia,impresa o ente) potrebbe, come via virtuosa e privilegiata, perseguire, meglio se con una regia unica o comprensoriale assicurata da Parco o consorzi o enti comprensoriali vari. Su questo si farebbe bene a discutere seriamente e soprattutto a cimentarsi nella sua realizzazione pratica sia individualmente (come singole persone o famiglie o aziende) che come comunità e territorio. E su questa base far crescere una sempre maggiore capacità di un turismo di qualità e di saper utilizzare il grande patrimonio naturalistico-ambientale,archeologico e storico-culturale,enogastronomico e in particolare la Dieta Mediterranea di cui siamo comunità emblematica e di riferimento,valorizzando a pieno e saggiamente i grandi e prestigiosi riconoscimenti internazionali che abbiamo (Patrimonio UNESCO dell’Umanità,Riserva di Biosfera,Geo Park,Dieta mediterranea etc.) E su questa via virtuosa che andrebbe riscoperto l’entusiasmo civile e politico di ognuno e di tutti.
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