di Oreste Mottola
“I soldi non ci sono”, è il ritornello di questo momento economico del comprensorio del Cilento. Eppure… eppure siamo sempre gli stessi, i movimenti in discesa demografica sono percepibili sulla distanza degli anni. Anziani e pensioni falcidiate dalle tasse comunali, forestali e salari che arrivano quando arrivano con il contagocce, gli appalti dei lavori pubblici che vanno sempre più all’esterno e al netto di ribassi d’asta o miglioramenti progettuali che limano la “provvista” che imprenditori e maestranze riescono a far rientrare nel circuito monetario locali. Il commercio è vampirizzato dai centri commerciali… “I soldi non ci sono. I soldi non girano” è il leit motive generale. La liquidità è sparita. Più della Cilentana che non riapre o del Parco del Cilento che non si rimette in moto l’emergenza vera si chiama economia locale.
LA POLITICA
Nessuno sa cosa fare se non inventarsi un capro espiatorio, magari il più vicino. E’ così in politica a Vallo della Lucania con l’ex segretario Riccardo Ruocco che non lesina le stoccate a Nicola Landolfi, il segretario provinciale del Pd. “Il caso Vallo in questo momento – spiega – rappresenta la fotografia reale del livello di distanza tra la segreteria provinciale e i territori sempre più abbandonati al loro destino, sempre meno coinvolti nel necessario processo di rinnovamento che invece solo dall’alto si tenta di imporre. La gestione militare del partito continuerà a fare danni. Si scommette su sentinelle allineate e telecomandate ed invece ci sarebbe bisogno di persone competenti e vere che si impegnano sui territori e lo fanno senza calcoli e senza un tornaconto personale”. Secondo Ruocco, quindi, occorre “fermarsi e fare una analisi vera e seria sulla gestione del partito a livello provinciale”. “I cittadini vogliono i fatti – prosegue – e quando il Pd sul piano dei fatti e delle scelte viene percepito come sistema e non come anti sistema perde credibilità e voti”.
La risposta di Bruno non è tardata ad arrivare: “Se a Vallo non ci sediamo intorno ad un tavolo per capire in che modo possiamo stare insieme e per fare cosa, continueremo ad essere marginali”. “Temi importanti per la nostra comunità – evidenzia – vengono percepiti come strumentali a guerre di potere tra i ras locali e questa percezione determina la perdita di credibilità di un circolo”. Per Antonio Bruno, quindi, “fino a quando non si capirà l’importanza dell’autonomia, non conteremo mai un tubo nella nostra comunità: Qui non si tratta di segreteria provinciale o meno, qui si tratta di essere credibili”. “Se si vuole fare il Partito, davvero, praticando il cambiamento – conclude – bisogna essere consequenziali con quello che si dice”. Prima di tutto, occorre essere credibili dice Bruno. E come dargli torto?
IANNUZZI PROPONE LA ZONA FRANCA
Sulle colonne di Reubblica, per la firma di Vincenzo Rubano ci arriva Salvatore Iannuzzi, sindaco di quella Valle dell’Angelo, portatrice di un voto in controtendenza al referendum costituzionale. “Vita più cara per chi vive nel Parco, il governo istituisca una “zona franca” nell’area protetta”. E’ la proposta che il presidente della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Salvatore Iannuzzi, ha inviato al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Il governo nazionale deve compensare le popolazioni del Parco per i limiti e le restrizioni imposte dal regime protezionistico della natura – ha spiegato Iannuzzi – perchè vivere nell’ area protetta costa di più che vivere fuori”. La costruzione di un’ abitazione nel Parco richiede materiali particolari e costosi, il trasporto richiede ore di automobile e il rischio di “imbattersi” nelle fauna del Parco, coltivare significa condividere il raccolto con cervi e cinghiali, allevare bestiame significa condividere mucche e pecore con i lupi. “Disagi e costi a carico delle comunità locali – ha aggiunto Iannuzzi – che vanno compensati con incentivi speciali dello Stato”. Come? “Con una zona franca, un’isola fiscale, chiamatela come vi pare – ironizza Iannuzzi – purchè si faccia. E’ urgente e necessario – ha continuano il presidente – abbandonare l’antica logica dei trasferimenti a pioggia da parte dello Stato e sperimentare modelli di fiscalità di vantaggio nelle aree protette, riconoscendo finalmente dei benefici economici direttamente ai cittadini e alle imprese, mediante risparmi d’imposte e d’accise”. Naturalmente la “zona franca” andrebbe circoscritta ad un’area del Parco e per un determinato periodo di tempo. “ Proprio come avvenuto già in Liguria e Lombardia – conclude Iannuzzi – dove zone economicamente spente sono state rivitalizzate in poco tempo in questo modo”. Inappuntabile il discorso di Salvatore Iannuzzi sulle autorevoli colonne di Repubblica mediate dal bravo Vincenzo Rubano.
FILADELFO CAMMARANO: COMUNI NON AUMENTINO IL PREZZO DELLA FIDA PASCOLO AGLI ALLEVATORI
Ma a stretto giro di posta arriva la risposta dell’imprenditore Filadelfio Cammarano. “Basta demagogie della politica! Occorre che le popolazioni si organizzino a livello comunale e dove possibile fare referendum popolare per uscire dal Parco. Questa una istituzione che con o suoi vincoli e le sue inettitudini ha messo al lastrico l’economia del ceto medio basso. Portando però grandi affari a chi ha le mani in pasta per consulenze progetti inutili su uccellini e farfalline. Altro che incentivi, di cui parla Iannuzzi, hanno addirittura aumentato e di molto la fida pascolo a carico dei poveri pastori….. che vergogna!”.
CASTANICOLTURA: BASTA SOLDI PER COMBATTERE IL CINIPIDE DATELI AGLI IMPRENDITORI DICE NISI
Sul lato della castanicoltura cilentana il lamento continua. Da una parte mentre la Regione fa sapere di avere aumentato i fondi per combattere le infezioni del cinipide, dall’altro un imprenditore di riferimento, il rocchese Pasquale Nisi, arriva a chiedere di destinare tutti i soldi a disposizione al sostegno delle imprese del settore. Dalla Regione Campania arrivano i fondi per fronteggiare la crisi che ha colpito il comparto della castanicoltura sul territorio. La responsabile del dipartimento della salute e delle risorse naturali, Bruno Danise, con decreto dirigenziale 162 dello scorso 30 novembre, ha approvato l’elenco definitivo dei progetti ammissibili a finanziamento, nell’ambito dell’emergenza territoriale causata dal cinipide galligeno che ha colpito moltissimi castagneti. Destinatari di fondi sono associazioni e Comunità Montane del territorio.
In particolare nel Cilento fondi vanno al Comune di Cuccaro Vetere (ambito comunità Montana Bussento – Lambro e Mingardo e comuni limitrofi) beneficiario di circa 28mila euro, corrispondenti a 101 lanci nell’ambiente dell’insetto conosciuto con il nome di torymus sinensis, il parassita antagonista del cinipide. All’associazione Castanicoltori campani (comunità montana Calore Salernitano, Alento Monte Stella) 27.440 euro, anche in questo caso i lanci previsti ammontano a 140; comunità montana Vallo di Diano-Gelbison-Cerviati, Tanagro, Alto e Medio Sele-Alburni, 27.440 euro pari a 140 lanci. “Intanto noi imprenditori stiamo morendo – denuncia Nisi – la Regione incrementi i finanziamenti e ci permetta di fare i trattamenti colturali e confezionare produzione per restare sui mercati”.
CHIRICO: IL CILENTO PRODUCA DA SOLO CIO’ CHE MANGIA UNICA VIA PER LO SVILUPPO
Sullo sfondo resta ancora la scommessa infrastrutturale indicata dall’avvocato Franco Chirico e relativa alla possibilità di produrre in loco almeno i due terzi di quantitativi di prodotti agricoli ed energetici necessari per l’autoconsumo. Si stima in almeno 150 milioni di euro che remunerando l’imprenditoria locale o andando fuori possono fare la differenza tra il vero sviluppo o il sottosviluppo del Cilento. Una questione non da poco, ma ancora poco chiara ai protagonisti dell’eterna discussione sulla “ricetta” più opportuna da mettere in campo 365 giorni all’anno e non solo durante le campagne elettorali e i convegni.