di Veronica Gatta Cosa si prova a passare da vice presidente del Parco ad assessore regionale al turismo? Sono molto felice ed onorato che il Presidente De Luca ha ritenuto di affidarmi un incarico così importante e strategico per lo sviluppo della nostra regione e, naturalmente, l’essere stato vice presidente del Parco mi consente di avere alle spalle un bagaglio di esperienze molto utili per affrontare le tematiche legate al turismo ambientale, slow, balneare, culturale ed enogastronomico. Dopo il necessario rodaggio nel nuovo incarico, cosa pensa di fare per fare della Campania la più “grande piattaforma turistica del mondo” come ha promesso De Luca in campagna elettorale? Stiamo lavorando ad un’offerta turistica ampia dalla quale nasce il nuovo sistema turistico Campania, che si basa sull’integrazione tra le mille risorse turistiche presenti sul territorio, da quelle balneari, naturalistiche, culturali, artistiche, religiose, archeologiche, enogastronomiche, e la messa in rete di Grandi attrattori. Un nuovo brand che identificherà nel suo insieme, nella sua interezza, una Regione, conosciuta per singoli punti di grandissimo interesse come Capri, Ischia, Sorrento, Pompei, Caserta, Napoli, integrati però a pieno titolo alle valenze delle aree interne, dei borghi poco conosciuti, delle zone verdi e delle aree protette che conservano ancora speciali riserve florofaunistiche. Per promuovere il brand “Campania” attiveremo campagne di promozione che faranno parte di un complessivo programma pluriennale, rivolto soprattutto a quei paesi esteri meglio collegati con noi con voli diretti, quindi più accessibili, puntando ad una politica di destagionalizzazione. Stiamo esplorando varie soluzioni per lo sviluppo della digitalizzazione nella promozione turistica della destinazione Campania, utilizzando tutti i canali e gli strumenti di comunicazione più flessibili come i social media per provare a recuperare, in tempi certi e compatibilmente celeri, quel gap con le altre regioni. Recentemente, durante la BMTA, è stata sottoscritta la “Carta di Paestum”. In che consiste? Si tratta di un documento strategico che la Commissione nazionale congiunta degli assessorati regionali al Turismo e ai Beni Culturali presenteranno al Governo in cui si propone un sistema interregionale, un patto tra Regioni per mettere in sinergia Cultura e Turismo. La cultura è l’anello di congiunzione per le politiche di sviluppo turistico. La cultura è il motore stesso del turismo. L’unità di intenti proclamata a Paestum è un risultato straordinario che consentirà di intercettare interessantissimi flussi turistici nazionali ed internazionali. Grande soddisfazione, quindi, per essere riusciti a far decollare una grande idea, che è stata proposta a Paestum e che parte da Paestum e dalla Campania. Dopo la liquidazione degli EPT decretata dalla L. Regionale sul turismo, è urgente definire gli ambiti territoriali turistici. Quanti e quali sono? L’ultima determinazione in merito all’individuazione degli Ambiti Territoriali Turistici Omogenei ne stabiliva 15, ma stiamo provando a ridurne il numero, puntando ad individuare grandi aree omogenee, senza frammentare ulteriormente i territori provinciali, tenendo conto del contesto e delle vocazioni turistiche, per consentire di avviare un processo circolare ed integrato tra comparto turistico e sviluppo territoriale. Tutto ciò servirà effettivamente per prevedere quali opere pubbliche finanziare con fondi comunitari per una effettiva ricaduta positiva su aree ampie ed omogenee. Non sarebbe meglio ritagliare un ambito solo per il territorio circoscritto nel perimetro del Parco? Nella mia visione strategica vado oltre. Immagino un ATTO che ricomprenda anche altre realtà territoriali confinanti per arricchire l’offerta, diversificarla e qualificarla maggiormente. Naturalmente siamo in una fase di elaborazione della proposta complessiva, che dovrà essere concertata e condivisa da tutti gli attori territoriali e di settore. Quale ruolo avranno i consorzi turistici nella determinazione delle politiche di promozione e sviluppo? I consorzi turistici che lo vorranno, parteciperanno, come parte privata, ai futuri Poli Turistici Locali e se ne faranno parte, si assumeranno tutte le competenze e le responsabilità previste dalla legge 18/2014. Quindi certamente concorreranno alla determinazione delle politiche di promozione e sviluppo, perché dovranno investire anche risorse proprie per tali attività. Lei ha governato l’area Parco essendo stato amministratore dell’ente per oltre 10 anni. Quali sono, a suo parere, le priorità da affrontare nel breve termine? Importante è la rivisitazione del Piano del Parco, anche alla luce della nuova normativa. Riprendere immediatamente il lavoro relativamente alla definizione della sentieristica, che negli ultimi anni, attraverso il PIRAP, ha realizzato centinaia di chilometri. Qualcuno l’ha accusata di favorire il suo paese, Teggiano, e la sua area di riferimento, il Vallo di Diano. Cosa risponde? È una sterile polemica. Sfido chiunque a confrontarsi seriamente sulla validità, l’importanza e la valenza culturale del Comune di Teggiano e degli altri comuni del Vallo di Diano. Guardo avanti e non mi soffermo sulle chiacchiere inutili. Il nuovo presidente del PNCDA, Tommaso Pellegrino, ha fatto approvare le linee guida del programma. Si è confrontato anche con lei prima di presentarlo? Ho grande stima di Tommaso, amico dai tempi del liceo. Mi fa molto piacere che ha sposato completamente la mia idea relativa al collegamento dei trasporti, in parte da me avviato con il progetto Cilento Blu. Come ho già detto in precedenza, ci ritroviamo a condividere le valutazioni sulle priorità del Parco, che sono la sentieristica per un reale sviluppo del turismo verde e una revisione del Piano del Parco, attualizzandolo alla più recente normativa.
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