Di Oreste Mottola Il corteo dei braccialetti gialli e il selfie di alcuni dei sindaci in giacca e cravatta. E nuovo strappo nella già debilitata sinistra di Calore – Alburni. Nella stessa mattinata c’era chi sfilava e chi era a Salerno nelle stanze che contavano e ha tenuto a farlo sapere con un selfie. Ospedale di Roccadaspide, la confusione è ancora maggiore, e a dispetto del noto detto maoista, la situazione non è affatto eccellente. Non a causa del corteo. La manifestazione è riuscita nella partecipazione. Tremila cinquecento secondo gli organizzatori, vicino ai duemila e passa, secondo i carabinieri. Molto più dell’analoga manifestazione del 2004 che non vedeva defezioni di vertice. La gente della Valle ci tiene al suo ospedale, è visibilmente arrabbiata. I “fotografati” con De Luca – umanissima debolezza la loro – hanno permesso al segretario provinciale del Pd di denigrare in blocco oltre 3mila persone e 15 amministrazioni non presenti all’incontro. Alcuni, semplicemente perché non invitate e non informati, e per l’impegno collettivamente preso di essere qui a Roccadaspide e non altrove. Il risultato parla di “spiragli” e “‘impegno” . Ineffabile la “chiusa” finale ricorda: “Nel corso dell’incontro con sindaci e amministratori il Presidente De Luca ha comunicato di aver già chiesto al Direttore Generale dell’Asl di Salerno di individuare le possibili soluzioni tecniche, volte a garantire [e ci mancherebbe altro, ndr] l’assistenza sanitaria a tutto il territorio di riferimento, in una logica di miglioramento dei livelli essenziali di assistenza”. Il botto finale è tutto da leggere: “I Sindaci di Roccadaspide, di Sant’Angelo a Fasanella, di Trentinara, di Felitto, di Piaggine, di Bellosguardo, di Sacco, l’ex Sindaco di Castel San Lorenzo, Enzo Luciano e Luigi Salerno, di Corleto incontravano il Presidente De Luca, per risolvere concretamente, e senza “fumo”, i problemi. Gli Alburni e il Calore si difendono con il lavoro, con la concretezza, inserendosi in un sistema di relazioni normali”. Facile chiedersi ora quali saranno le reazioni dei sindaci che hanno deliberato nei loro consigli comunali contro la chiusura, si sono costituiti al Tar e partecipato al corteo di protesta senza la fascia per rispetto nei confronti di Iuliano. L’iniziativa, da parte di Landolfi e De Luca giustificata dalle necessità di “compulsare” verso un impegno al voto per il sì al referendum, è stata giocata in chiave “anti corteo” dagli altri. I locali. Un pateracchio, che non porterà bene a nessuno, se non al fronte del no che trova per strada un insperato argomento di facile presa. I politici protagonosti si sono dimostrati quantomeno “leggeri” e disconnessi dalla realtà in campo. E così aumentano i malumori e s’indebolisce il fronte di lotta, popolare o istituzionale che sia. “Il magone al cuore” ha confessato di averlo anche Antonio Giordano, direttore dell’Asl Salerno, mentre scriveva l’atto aziendale che ha praticamente cancellato l’ospedale di Roccadaspide dalla rete ospedaliera regionale per porlo in un limbo che ha oggi non si quanto durerà e come si andrà a evolvere. “Il magone” l’avevano anche i ragazzi della maggioranza della manifestazione del 19 novembre contro il depotenziamento e la chiusura dell’ospedale che è punto di riferimento per circa cinquantaquattromila cittadini residenti nei 24 comuni della Valle del Calore salernitano. Avevano il braccialetto giallo al polso, “simbolo di luce e speranza” come racconto colei che lo ha ideato, l’artista Nera D’Auto. “Il magone nel cuore” era degli anziani che, pensierosi, si sono uniti ai loro più festanti nipoti. La tristezza era anche nel cuore dei sindaci e rappresentanti dei comuni venuti a manifestare senza fascia per rispettare l’orientamento diverso del primo cittadino ospitante hanno poi appreso che lo stesso avallava una nota che li irrideva. VERSO QUALE EPILOGO. Il depotenziamento riguarderebbe la soppressione dei reparti di cardiologia, ortopedia e chirurgia e il taglio dei posti letto da 70 a 20, come previsto dal piano approvato dal commissario per la sanità in Campania, Joseph Polimeni. I tagli all’ospedale cilentano sono in linea con le politiche di austerity e spending review, nel rispetto del patto di stabilità, portate avanti a livello regionale, nazionale ed europeo. Sicuramente è eccessivamente catatastrofista chi vede nel depotenziamento dell’ospedale la fine dell’unica speranza di sopravvivenza per la popolazione – perlopiù anziana – e, con essa, la pietra tombale di tutta l’area, che, se fino ad ora ha vissuto in un’emarginazione di tipo sociale e culturale, verrebbe privata, da questo momento, anche del diritto alla salute. E’ sicuramente innegabile la visione di chi nella perdita di questo servizio ci vede il degrado anche delle ipotesi di sviluppo economico, culturale, ambientale ed anche immobiliare. Montagne e un fiume delimiteranno una vera e propria énclave tra Vallo della Lucania, il Diano e la Piana del Sele che – stante anche la situazione della viabilità esistente – potrà solo offrirsi al libero allevamento dei cinghiali e al popolamento economicamente sovvenzionato dei migranti. I presidi di civiltà come scuole, ospedale e uffici postali vanno difesi con i denti. L’ascarismo politico, che ben si comincia a intravvedere oltre il fumo, non fa bene neanche ai già o ai prossimi beneficiati. Qualche vecchio protagonista di ingloriose stagioni passate ha già rialzato la testa. ROBERTO MARCHESE, è laureato in conservazione dei beni culturali e musicista. Con “Voce Alta” nel 2004 organizzò la prima manifestazione popolare pro Ospedale. Il suo pensiero è chiaro: “Non mi rappresenta un uomo che sceglie il partito alla propria gente….non mi rappresenta chi vuole strumentalizzare e politicizzare una popolazione che difende i propri diritti. Fuori gli sciacalli e i Volponi…fuori”. E’ a disagio FRANCO LATEMPA, maestro elementare di Sacco, ex presidente della comunità montana, uomo saldamente di sinistra che è letteralmente indignato con l’atteggiamento del Pd che senza diplomazia “scarica” la manifestazione popolare. “La tradizione del PD, di una parte almeno, riconosce da sempre ai cittadini la libertà, direi la dignità di difendere i propri diritti. Il nostro partito, poi, quello in cui ho militato per anni, ha nel suo DNA il raccogliersi nelle piazze, l’unirsi su problemi comuni, per dare voce a tutti i cittadini, soprattutto a quelli più deboli e indifesi. Non voglio poi colpevolizzare, chi ha scelto il “percorso della concretezza”. Bene hanno fatto e, se hanno raggiunto dei risultati, se qualcuno ha preso degli impegni, se sono state trovate delle soluzioni, rendetecene edotti. E’ un vostro dovere informarci ed un nostro diritto conoscere. Complimenti per il selfie anche se non riesce ad inquadrarvi tutti e non tutti voi ci siete noti come beneficiari di investitura popolare”. Rappresenta o no un risultato l’inizio del lancio Ansa che racconta, ma senza virgolette e quindi senza attribuirlo, come: “Per l’ospedale di Roccadaspide, che con il decreto 49 del 2010 era stato definitivamente chiuso, il presidente della Regione Campania, De Luca ha ribadito la particolare attenzione dell’amministrazione regionale, proprio per la specificità del territorio dove è collocato. Ne dà notizia il sindaco di Roccadaspide Gabriele Iuliano che questa mattina ha partecipato, insieme a numerosi sindaci della Valle del Calore, ad un incontro con il governatore”. Le virgolette di inizio e fine sono mie. E poi: “Rassicurazioni in merito alla vicenda relativa all’ospedale di Roccadaspide, condannato ad un inesorabile declassamento dall’atto aziendale dell’Asl di Salerno, sono arrivate oggi direttamente dal Governatore della Campania, Vincenzo De Luca”. La cronaca politica poi è rapidamente deviata verso altri impegni presi dalla regione magari di tipo enogastronomico (la frittura di pesce) e nautico (una gita in yacht) e di una scontististica da accordare verso i sindaci delle zone interne che, in mancanza dell’ambiente marino, si sono impegnati a portare alle urne solo il 25% degli aventi diritto. Questa però è un’altra storia e ognuno se la vedrà a modo suo. Intanto l’atto aziendale dell’Asl Salerno ora è definitivo. La scorsa settimana il direttore generale dell’azienda sanitaria Antonio Giordano ha provveduto a riapprovarlo, correggendo gli errori segnalati dalla Regione Campania. Spetterà a quest’ultima ratificarlo e renderlo ufficiale pubblicandolo sul Burc. Le novità maggiori riguarderanno Buccino, Sant’Arsenio, Agropoli e Roccadaspide. Qui è infatti previsto un ospedale di comunità, con a disposizione un pronto soccorso e un numero “tecnicamente congruo” di posti letto. Rischiano i reparti di ortopedia, cardiologia e chirurgia. I sindacati hanno impugnato l’atto aziendale ritenendolo nullo. Il resto lo dirà il Tar, a partire dal 25 gennaio 2017. Non ci resta che metterci i braccialetti gialli al polso e sperare.
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