Di Nicola Nicoletti
C’ero anch’io. È il life motive di questi giorni per vantare se, all’incontro deluchiano a Vallo della Lucania, si era andati oppure no. Narcisismo alla cilentana. Un incontro indetto dal Governatore con i sindaci del Cilento e i vertici del parco nazionale per fare un fatidico “punto della situazione”, e trasformato in un “evento” a cui partecipare. Oggigiorno un oratore facondo come De Luca non si trova così facilmente. Eloquente, dotato di enfasi e simpatia innata. Anche chi gli è avverso viene risucchiato dalla parlata deluchiana. Assertore egli stesso della sua innata capacità a risolvere problemi, ha snocciolato viabilità, turismo e sviluppo come rimedi irrimediabili per salvare il futuro di questa marginale fetta della provincia. Importante per un incontro con i rappresentanti delle comunità, ma poi declassata a intervento da proporre col tempo, poiché qui vige sempre l’elogio della lentezza. Chi sa se per assurdo fosse stato di un’altra Regione cosa avrebbe proposto a soluzione per il territorio.
L’attendismo è disciplina ben nota da queste parti e il Governatore si è prontamente tuffato a stringere mani, abbracciare vecchi compagni e nuovi alleati e a regalare sorrisi e sicurezze copiose a chi da anni vive su strade dissestate, interrotte, cadute o bloccate. Alla faccia della fibra e del metano che per assurdo potrebbero avere un successo più rapido e costruttivo in confronto alle strade per gomma. La dialettica ha fatto confluire nel Centro per la Biodiversità – che non ha mai ospitato la Biodiversità – un bel po’ di amministratori per ascoltare parole di speranza per i soldi che dovrebbero arrivare ma anche sorridere ascoltando come De Luca stigmatizza i suoi detrattori con divertenti perifrasi.
Il parco aspetta anche lui. Certo, il presidente del parco è nuovo, armato di buona volontà e la squadra è stata appena allestita. Tutto dovrebbe iniziare presto a funzionare, anche se manca una pedina importante: il nuovo direttore, in pratica il motore della macchina, per partire. Anche qui, come prassi, si dovrà aspettare una nomina.
Intanto l’esodo continua, quello di chi va via e lascia paesi, in particolare dell’interno, vacanti. Aleggia lo spauracchio di quello che diceva l’ex vescovo di Vallo, Giuseppe Favale, minacciando che più che un parco in questi borghi si rischia di creare un museo. Quel vescovo non c’è più per raggiunti limiti di età. Resta il tormento di quella frase, spesso ripetuta dal presule e ancora troppo attuale, soprattutto per chi cerca strade per muoversi, poiché queste sono cadute o franate.